“Negli ultimi anni, anche a seguito della grave crisi economica provocata dalla diffusione del Covid, le famiglie hanno sperimentato condizioni di povertà estrema che va ben oltre il mero aspetto economico. Da queste situazioni è risultata intaccata la stessa dimensione psico-sociale delle famiglie, con padri protesi più a realizzare il proprio ruolo nel lavoro, provvedendo al fabbisogno economico della famiglia, piuttosto che quello educativo. L’esito più comune, alla luce di tale scenario, è stato, nella maggior parte dei casi, uno scivolamento in situazioni depressive che hanno dato origine all’abuso di alcol, aggressività familiare, dipendenza dal gioco e conflitti nella coppia genitoriale”. E’ quanto si legge nell’Indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza approvata dalla Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza al Senato.
“Un piano a breve e medio termine riguarda l’educazione ai corretti stili di vita dei giovani che può dare risultati dopo 5 o 10 anni. Tutti i dati contenuti nelle relazioni al Parlamento, delle istituzioni scientifiche o dell’ISTAT evidenziano che sia il consumo alcolico, sia quello di sostanze stupefacenti, sia l’uso improprio dei social sono in costante peggioramento. Le motivazioni di questo fallimento, sono probabilmente da ricercarsi nel fatto che l’attenzione degli operatori è stata rivolta ad una fascia di età sbagliata. L’evidenza scientifica mostra infatti che occorre rivolgersi ai ragazzi, agli adolescenti, ma, soprattutto, ai bambini al di sotto dei 12 anni di età. La seconda problematica è la frammentazione dell’informazione a livello centrale e, soprattutto, riguarda gli istituti comprensivi scolastici, dove le varie attività di divulgazione vengono svolte raramente o solo in occasioni specifiche e può accadere che alcune scuole non siano mai coinvolte in alcuno di questi temi: la corretta alimentazione, lo sport, il consumo di alcolici e di sostanze stupefacenti, il consumo di psicofarmaci, il gioco d’azzardo e l’uso improprio dei social. Tali comportamenti si correlano quasi sempre ad atti di violenza, criminalità, aggressività, bullismo e cyberbullismo. Il social, ad esempio, può essere un mezzo per commettere atti violenti o per istigare alla violenza perché in questo modo i ragazzi pensano di essere più apprezzati dai loro pari e di avere maggiore successo, anche indipendentemente dal ritorno economico”, aggiunge.
“Aggressività e violenza, dovute all’uso di alcol e sostanze, appaiono in costante aumento nella popolazione giovanile, con crescente ed elevato impatto sociale. C’è grande allarme sui reati dei minori e delle bande giovanili, sul consumo di alcol e di stupefacenti e sulle altre dipendenze patologiche non meno gravi come ad esempio quelle dal web, tra cui il gioco on line ma anche le dipendenze di natura psicologica da altre persone, ossia le forme immature di relazione, che spesso si instaurano anch’esse per via telematica”, aggiunge.
“Altro fenomeno in costante aumento nella popolazione giovanile è quello dell’addiction. Dalle ricerche condotte da alcuni istituti specializzati sui trend evolutivi di condotte e atteggiamenti adolescenziali, emerge un costante incremento dei comportamenti a rischio. Si sta espandendo la cultura dell’addiction, ovvero quell’orientamento alla sostanza che dà qualcosa in più, ma sono altresì in crescita altre tipologie di dipendenze comportamentali, come il gioco d’azzardo, la pratica di sport estremi, la guida spericolata su strada35. Come evidenziato dal Sottosegretario alla Salute, Gemmato, tra le nuove forme di dipendenza meritano particolare attenzione quelle di tipo tecnologico, come la dipendenza da internet: “overdose davanti agli schermi”. Tra i fenomeni di addiction legati all’uso della rete, il gaming è stato incluso nell’International Classification of Disease, 11th revision, come Gaming disorder. Altre forme di dipendenza dal web attenzionate dalla comunità scientifica sono, per esempio, quelle da relazioni virtuali, da eccessive informazioni, dai social network e dal cybersesso. L’Internet Addiction Disorder (IAD) è studiato con una certa attenzione dalla comunità scientifica, considerato l’aumento esponenziale della tecnologia nella vita quotidiana anche dei più piccoli. Il rischio è quello di affrontare le relazioni interpersonali in modo surreale e che il sovra-utilizzo della rete per la gestione delle relazioni e delle proprie emozioni si tramuti in una vera e propria dipendenza. Nonostante il gioco d’azzardo sia vietato ai minori degli anni 18, dai dati della sorveglianza HBSC del 2022, realizzata dall’ISS in collaborazione con le Regioni, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Istruzione e le Università di Torino, Padova e Siena, su un campione di oltre 89mila studenti intervistati tra gli 11 e i 17 anni, risulta che la percentuale di quindicenni che ha dichiarato di aver scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita è pari al 34,7% del totale (47,2% ragazzi, 21,5% ragazze). Il Lazio è al quinto posto tra le Regioni in cui gli adolescenti giocano di più d’azzardo. Tra le misure messe in campo dal Centro Nazionale Dipendenze e doping dell’ISS, vi è la piattaforma “Uscire dal gioco”, nonché il Telefono Verde Nazionale dedicato a tali problematiche”, continua.
“Il Ministero della Salute è altresì molto attento a monitorare il fenomeno delle dipendenze, sia quelle da sostanze e alcol, sia quelle da gioco d’azzardo e da internet. Il macro obiettivo n. 2 del PNP delinea gli obiettivi specifici e le linee strategiche che le regioni sono chiamate ad attuare attraverso la realizzazione di specifici interventi. Inoltre, è stato istituito presso la ex Direzione della prevenzione sanitaria un tavolo tecnico, per l’elaborazione di linee di indirizzo sull’intercettazione ed emersione precoce delle situazioni problematiche (early detection)”, aggiunge.
“Dal decreto Caivano si può partire anche per una riflessione più ampia, su dipendenze di tipo diverso: l’utilizzo problematico di internet, videogame, social e piattaforme è frequente e in aumento. Il provvedimento affronta il tema della sicurezza dei minori in rete, introducendo l’obbligo di applicazioni di controllo parentale nei dispositivi, la verifica della maggiore età (con modalità da definire) per i siti pornografici, campagne di alfabetizzazione digitale. Vi è oggettivamente la necessità, senza demonizzare la tecnologia digitale, di contrastare l’influenza negativa di videogiochi e social media sui più giovani”, prosegue. cdn/AGIMEG