Rapporto Lottomatica-Censis: “La lotta alla ludopatia deve staccarsi dall’essere sola una spinta proibizionista del gioco”

“Esiste un pericoloso balletto sulle cifre delle persone che hanno un rapporto
patologico con il gioco d’azzardo, che rientrano nella definizione di
ludopatici, vale a dire persone con problemi di dipendenza dal gioco
d’azzardo.
Nel tempo indagini di fonte diversa hanno espresso risultati anche molto
distanti sul numero di persone definibili come ludopatici. Ed anche questo è
un tema importante, perché indica un’urgenza: mettersi nelle condizioni di
poter esprimere i numeri reali del fenomeno a partire da una definizione
scientificamente condivisa.
In troppi lanciano dati allarmanti, senza avere una base solida di rilevazione,
elaborazione e analisi dei dati stessi.
Il rischio maggiore resta, a questo stadio, la generalizzazione di uno stato
patologico, che avrebbe quale effetto la banalizzazione dello stesso,
attenuando la capacità di affrontarlo efficacemente.
La ludopatia, cosa purtroppo non così scontata, è cosa diversa dall’ordinario
giocare per soldi, perché esprime una condizione patologica precisa: la
dipendenza dal gioco d’azzardo, intesa come comportamento problematico
persistente o ricorrente. Ed è una condizione che rinvia a specifiche
modalità di manifestazione come:
– lo stimolo a giocare risorse crescenti per trovare la soddisfazione
ricercata;
– reazioni irritate o stato di irrequietezza nelle situazioni in cui la
voglia di giocare incontra ostacoli;
– incapacità verificata, magari più volte, di ridurre, controllare,
smettere di giocare che rimanda ad una sorta di ossessione mentale
sul gioco;
– coazione a giocare, anche se in presenza di perdite economiche
rilevanti;
– ricorso a bugie per nascondere l’effettivo coinvolgimento nel gioco,
con via via l’insorgere di problematiche nelle reti relazionali, nel
lavoro o nello studio, fino alla necessità di chiedere denaro per far
fronte ai danni economici dell’eccessivo ricorso al gioco. Una condizione clinica precisa, che rinvia a una deriva patologica sociale,
relazionale e finanziaria: infatti, la ludopatia provoca difficoltà crescenti per
chi ne soffre e, anche per questo, è una problematica sociale su cui giocare
una partita precisa di interventi e scelte.
Di solito ha un carattere di cronicità, rinviando alla relazione con altri
disturbi e dipendenze: inoltre, la ludopatia rimanda a un’estrema
complessità di relazioni che riguarda la psicopatologia della dipendenza
comportamentale e altri eventuali disturbi mentali.
Nel concreto, le persone affette da ludopatia subiscono impulsi
incontrollabili per il gioco d’azzardo, in linea con quanto accade anche per
altri oggetti del desiderio. È evidente che non basta descrivere i
comportamenti di una persona in difficoltà, ma occorre che la stessa persona
ne prenda coscienza, soprattutto per attrezzarsi a fronteggiare impulsi
altrimenti incontrollabili.
I percorsi che portano alla ludopatia e le modalità con cui essa è vissuta
sono molto soggettivi ed elaborare risposte standardizzate rischia di essere
inefficace”. E’ quanto riporta il rapporto Lottomatica-Censis presentato oggi a Roma. “Nel fronteggiare le forme patologiche di rapporto con il gioco d’azzardo,
poco aiuta il clamore mediatico che stigmatizza ulteriormente le persone
coinvolte, che invece avrebbero bisogno di sostegni reali e accessibili per
affrontare gli aspetti psicologici e sanitari e, al contempo, emanciparsi dai
costi della patologia ludopatica che, socialmente, di solito porta ad essere
sotto la presa di criminali ed usurai.
Campagne di sensibilizzazione efficaci devono promuovere una percezione
realistica del fenomeno, senza eccessi enfatizzanti e drammatizzazioni,
evitando al contempo un martellamento mediatico, a volte di stampo
eccessivamente moralistico, il cui esito sarebbe la desensibilizzazione della
pubblica opinione.
In realtà, anche la comunicazione diretta a sensibilizzare dovrebbe uscire dal
generico e puntare sull’individuazione di target di riferimento precisi,
rompendo con logiche di condanna generalizzata del rapporto con il gioco.
Sempre sul piano dell’efficacia dell’azione di sensibilizzazione, è
indispensabile uscire dalla contrapposizione senza soluzione tra giocare e non giocare che, oltre che ideologica e distante dalla realtà, rischia di
attribuire al gioco un sapore trasgressivo pericolosamente fascinoso.
Si è già sottolineato più volte che è centrale la creazione di contesti in cui il
gioco possa esprimersi in modo contenuto, in cui siano possibili interventi
in presenza di pulsioni verso l’eccesso incontrollato, ossia veri e propri
sintomi del disturbo da gioco d’azzardo, come patologia codificata dalla
medicina.
Pertanto, due strumenti sono essenziali per affrontare efficacemente i
disturbi del gioco d’azzardo:
– creare un contesto regolato, controllato, trasparente in cui le persone
possano tranquillamente giocare e sia facile effettuare verifiche ed
eventuali interventi;
– individuare comportamenti sentinella che consentano di cogliere in
fase precoce segnali dei disturbi.
In generale, la ludopatia richiede strategie ad hoc, modulate sullo specifico
di tale condizione e orientate a prevenire con indicatori sentinella per una
individuazione precoce, e una rete di soggetti che dal Servizio sanitario al
socioassistenziale, fino agli organismi di territorio, modulino interventi.
Di certo la cultura della lotta alla ludopatia deve emanciparsi dalla sola
spinta proibizionista del gioco, che rischia di diventare una sorta di
abdicazione sociale e di lasciare sempre più sole le persone alle prese con le
sue cause ed effetti”, conclude. cdn/AGIMEG