Si è svolta oggi a Roma la prima giornata dell’European Conference for the Study of Gambling (EASG).
La prima giornata ha ospitato un seminario dedicato alla cura e alla prevenzione del gioco patologico in Italia. Al termine, si è tenuta la riunione a porte chiuse del Comitato Esecutivo dell’EASG.
Ecco tutti gli interventi di oggi:
Il primo a prendere la parola è stato Paolo Jarre (ex direttore Asl Torino) che ha affermato: “L’emergenza principale che ci trova sguarniti al momento è quella del gioco online. Gli ultimi numeri ufficiali che abbiamo sono quelli del Libro Blu del 2022. In questo anno la somma complessiva giocata è stata di 136 miliardi di euro, di questo circa il 54% nell’online. Le perdite sono di 20 miliardi di euro, ovvero l’1% del Pil e i ricavi dell’Erario ammontano a più di 10 miliardi di euro. Il gioco online, a partire dal 2016, ha cominciato a crescere in modo esponenziale. Grazie al COVID c’è stato un vero e proprio boom per il gioco online. Con la riapertura delle sale fisiche la crescita del gioco online ha rallentato. Il gioco fisico è fatto di tre principali oggetti: gli apparecchi automatici, i Gratta e Vinci e il Lotto. Il gioco online è un fenomeno prevalentemente giovanile, a dimostrarlo ci sono i numeri riguardanti i conti di gioco online in cui la maggioranza è detenuta da persone dai 18 ai 24 anni. La Regione con la spesa pro capite più alta sul gioco fisico è l’Abruzzo, suleguita da Campania e Lombardia. Invece nell’online guida questa classifica la Campania, seguita dalla Sicilia e dalla Calabria. Il gioco online è cresciuto in particolare con i casinò games come slot e vlt. Le stime evidenziano che i giocatori online giocano cifre molto più alte rispetto a quanto fanno i giocatori retail”.
“Circa 20 milioni di persone – prosegue Jarre – hanno giocato almeno una volta nel 2022. Fra gli studenti dai 15 ai 19 anni il 59% sostiene di aver giocato almeno una volta. Uno studio del CNR fa notare che nel 2023 270.000 studenti hanno giocato almeno una volta e 150.000 di essi erano minori. Tre emergenze stanno venendo fuori: scarsa conoscenza nelle differenze tra i vari giochi; i servizi sanitari ricevono una minima parte delle persone con problemi; infine, la crescita del gioco online a cui non siamo preparati. Sappiamo tutti che è uscito un decreto sul gioco online, ma purtroppo è tutta fuffa. Sugli interventi di sicurezza descritti nell’articolo 15 non ho nulla da aggiungere, l’unica pecca è che siano vaghi e che debbano essere implementati dagli operatori di gioco”.
Successivamente ha preso la parola Fulvia Prever (Responsabile scientifico ProgettoAzzardo&Donne) che ha detto: “Il problema del gioco d’azzardo si interseca con il problema del digitale che ha praticamente invaso ogni campo della vita. Apparentemente il gioco online ha più regole, ma ha una serie di possibilità infinite anche grazie alla facile accessibilità. Mi sono occupata nel corso della mia carriera di dipendenze relativamente alle donne. Lavorando nei servizi ci siamo accorti che le donne non venivano e infatti c’era un rapporto di 1 a 10 con gli uomini. I numeri non tornavano, poiché era piuttosto evidente che anche le donne creassero quasi lo stesso volume di gioco degli uomini. I primi studi che hanno dato origini alle problematiche di gioco sono nati dal punto di vista maschile, senza considerare quello femminile. Per comprendere questo fenomeno è necessario cambiare l’approccio diagnostico per riuscire a rintracciare anche loro”.
Elena Caciagli, coordinatrice di Velia, programma di prevenzione della Regione Toscana, ha dichiarato: “Il progetto è stato finanziato dal piano regionale per contrastare il gioco d’azzardo patologico. Mi occupo di questa problematica dal 2012 e le donne sono la grande minoranza di coloro che si rivolgono ai servizi. L’azzardo è un fenomeno sociale per cui per fare prevenzione è necessario uno sguardo a 360 gradi. L’informazione e la prevenzione sono fondamentali in questo ambito. Nel Libro Blu del 2022 c’è stata per la prima volta la distinzione di genere dell’apertura dei conti, segnale evidente che anche le donne si stanno orientando verso l’online”.
Claudio Dalpiaz (psicoterapeuta e responsabile programma di prevenzione per i minori della Regione Lazio) ha affermato: “Il progetto ‘Game Over’ ha raggiunto circa 8.500 ragazzi tra i 15-16 anni. Questi ragazzi, nel 14% dei casi vivono in famiglie di assoluta povertà. Nel 9,7% sono dei deopout impliciti, ovvero coloro che finiscono la scuola senza acquisire praticamente nulla. I giocatori patologici non si sentono malati come un diabetico o un tossicodipendente ed è anche per questo che non si rivolgono ai servizi sanitari. I miei pazienti più giovani sono molto focalizzati sul denaro e sul tentare di guadagnare tanto in poco tempo ed è una delle motivazione del successo del gioco d’azzardo in questa generazione, anche se ovviamente ciò avviene anche per le generazioni più anziane”.
Onofrio Casciani (psicologo) ha dichiarato: “Nel 2021 abbiamo validato un questionario che analizza come si arriva alla problematica dell’azzardo. Tra i vari criteri ci sono l’umore, tratti di antisocialità, esperienze infantili traumatiche e gestione dello stress. Quando una persona completa il test a noi ci arriva un grafico che elabora tutte le risposte e evidenzia quali sono le maggiori criticità. L’app GPQ che viene usata nei servizi pubblici ci permette di fare anche delle analisi interessanti, quando c’è una popolazione sufficiente da studiare”.
Ornella De Luca (psicoterapeuta) ha evidenziato: “Il campione che porto oggi è composto da 18 donne. Emerge un comportamento di tipo passivo che generalmente porta sentimenti di rabbia e aggressività spesso mascherata. Le dimensioni più alte sono la difficoltà a fronteggiare lo stress e maltrattamenti infantili. Molto spesso le persone si deprimono dopo aver giocato d’azzardo e si sentono fallite come madri e mogli. Un altro sentimento che emerge fuori è l’antisocialità.
Attilio Negri (tossicologo) ha chiuso i lavori affermando: “Da stereotipici e pregiudizi deriva lo stigma e dallo stigma derivano discriminazioni. Ciò comporta outcome negativi con aumenti del rischio suicidarsi, ritiro sociale e ritardo delle cure. Con il caso dei giocatori come Fagioli e Tonali che sono stati scoperti a giocare si è sollevato un gran polverone, ma sul disturbo di gioco d’azzardo non ci sono ancora grandi studi. In questo caso c’è un approccio moralizzante molto più accentuato rispetto ad altre dipendenze e ciò può comportare gravi conseguenze per il paziente. Il disturbo di gioco d’azzardo comporta maggiori stereotipi rispetto anche al disturbo ossessivo-compulsivo o depressivo, poiché tali persone sono considerate irresponsabili e in grado di rovinare sé stessi e la propria famiglia”. ac/AGIMEG