Speciale Agimeg: a 5 anni dalla pandemia, i “terribili” mesi di stop di sale giochi, sale scommesse e sale bingo. Gli interventi di Distante, Ughi, Cangianelli

Sono passati ben 5 anni dal 9 marzo 2020, quando l’Italia adottò misure di emergenza stringenti per contrastare la diffusione del virus Covid-19. Quel giorno tramite un DPCM, decreto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte mise l’intero Paese in lockdown, con la chiusura di scuole, università, negozi, bar e ristoranti. Furono vietati gli spostamenti non necessari. Gli unici a rimanere attivi furono i servizi di pubblica necessità.

Il mondo delle imprese fu colpito duramente, con chiusure delle attività e calo dei consumi che ebbero un impatto devastante. Sale giochi, sale bingo e agenzie di scommesse sportive furono immediatamente chiuse in seguito ai primi decreti varati per frenare la diffusione del virus.

La chiusura delle sale scommesse, sale slot, sale bingo e degli apparecchi da intrattenimento nei bar, ristoranti e tabaccherie, fu disposta per la prima volta il giorno precedente il lockdown nazionale: con il Dpcm dell’8 marzo 2020, seguito dalla direttiva n.82295/RU dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Le sale dedicate a giochi e scommesse furono infatti le prime a registrare chiusure e le ultime a riaprire. L’alzata delle serrande arrivò nel giugno 2020 successivamente all’entrata in vigore delle cosiddette “regioni colorate” che in bianco permettevano il ritorno di certe attività. Prima in Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna, poi successivamente nel resto d’Italia, le attività ebbero l’ok a riaprire.

Nel 2020, nello specifico, l’emergenza coronavirus costrinse le attività di gioco – sale giochi, sale scommesse e sale bingo – a oltre 3 mesi di chiusura, in un primo momento. Tuttavia, dopo il primo lockdown di primavera, durato da inizio marzo a metà giugno (con alcune eccezioni come il Lazio, che posticiparono a inizio luglio la riapertura delle sale o della provincia di Bolzano, dove il gioco fu chiuso fino al 15 luglio), da fine ottobre dello stesso anno il Governo, a seguito della seconda ondata della pandemia, dispose una nuova serrata di tutte le attività di gioco.

Il 26 ottobre 2020 furono infatti nuovamente sospese le attività di gioco, con l’eccezione dei corner con slot e scommesse, che subirono però la stessa sorte dopo pochi giorni. Il secondo lockdown fu molto più lungo e più duro rispetto al primo. Le imprese del settore, già duramente provate dal primo stop, si trovarono a tenere chiuse le attività, in attesa di un miglioramento epidemiologico che arrivò solamente a ridosso dell’estate. In totale, quindi, tra primo e secondo lockdown, le imprese di gioco rimasero chiuse per oltre 300 giorni. A metà giugno 2021, il Governo, poi, allentò le restrizioni. Così come accaduto dopo il primo lockdown, tuttavia, le attività di gioco furono tra le ultime a riaprire, e solamente nelle regioni in zona ‘bianca’, ovvero con un numero di contagi limitato. Arrivando ad una chiusura di oltre 12 mesi.

Nella prima decade del mese di giugno 2020 la Conferenza delle Regioni approvò le linee guida per la riapertura di sale giochi, slot, bingo. Tale regole hanno subito, poi, delle modifiche nel tempo, ma in un primo momento prevedevano: predisporre una adeguata informazione sulle misure di prevenzione; rilevamento della temperatura corporea; riorganizzare gli spazi e la dislocazione delle apparecchiature; calcolare e a gestire le entrate dei clienti; barriere per la cassa; dotare il locale di dispenser; l’obbligo della mascherina per la clientela; pulizia e disinfezione delle superfici dei giochi; favorire il ricambio d’aria negli ambienti interni.

Di fatto il lockdown ha imposto un periodo di fermo prolungato al gioco pubblico, che ha avuto delle conseguenze inevitabili sulle entrate. Secondo quanto dichiarato dall’allora direttore di ADM Marcello Minenna, la chiusura del gioco legale generò una traslazione più o meno consapevole del consumatore finale verso il gioco illegale, con un danno per l’Erario di circa 4 miliardi di euro. Aumentarono, inoltre, con il doppio lockdown delle sale giochi legali, le operazioni delle forze dell’ordine contro attività illegali spesso gestite da organizzazioni criminali. Senza contare gli effetti drammatici per gli oltre 150mila lavoratori e 75mila imprese. E la migrazione dei consumatori, a causa della chiusura dei luoghi fisici di gioco, verso il gioco online.

Lo stop alle mascherine, oltre che al Green Pass, nelle sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò arrivò il 1° maggio 2022.

“Sono passati 5 anni da quell’8 marzo giorno in cui arrivò il decreto che imponeva la chiusura di tutte le attività. Un fatto che non si era mai verificato in precedenza: ci siamo ritrovati dalla sera alla mattina a dover tirare giù le serrande e a non poter più lavorare. E’ stato davvero brutto, per noi, per le aziende, per i dipendenti e per l’Italia intera. Oggi, ripensando a 5 anni fa, posso affermare che ci sono stati diversi danni con la pandemia. Abbiamo chiuso le nostre attività sia nel 2020 sia nel 2021. Sono venuti a mancare amici e colleghi. Alcune aziende non sono riuscite a riprendersi da tutti quei mesi di chiusura. Un problema anche vissuto dai dipendenti, costretti alla cassaintegrazione: sono stati a casa senza percepire l’intero stipendio”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Domenico Distante, presidente Sapar.

Domenico Distante, presidente Sapar

“E’ stata una storia che sicuramente non dimenticheremo, per tutti anche per le altre attività. Per quanto riguarda il settore del gioco pubblico di Stato, ad avere maggiori problematiche è stato il comparto retail. L’online ha infatti continuato a lavorare ed inoltre ha registrato un incremento. La perdita del gioco fisico è stata importante. Ricordo con dispiacere, oltre alla scomparsa prematura di amici e colleghi, il fatto che il Governo dell’epoca ha cercato in ogni modo, riuscendoci, di aprire le nostre attività tra le ultime. Una chiusura di circa 13 mesi.

Un’ulteriore battaglia ideologica portata avanti con aziende chiuse e che fallivano, con dipendenti senza stipendio. Abbiamo combattuto con i mulini a vento, con persone che, a prescindere dalle condizioni, non volevano farci aprire a causa del pregiudizio verso le nostre attività”.

“Devo ringraziare l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dell’epoca. Ricordo un tavolo, coordinato dalla nostra Associazione Sapar, in cui abbiamo potuto interloquire con la politica. ADM è stata al nostro fianco e ha cercato di far capire che noi, come le altre attività, avevamo bisogno di riaprire. I danni di quel momento storico, per il settore del gioco fisico, ancora si sentono. L’online ha preso piede, lo dimostra l’esponenzialità di conti gioco aperti durante la pandemia. Diverse sale non hanno riaperto. Gli aiuti che sono stati forniti non hanno potuto coprire l’intera perdita. E’ stato difficile anche per chi ha tenuto duro”, ha concluso Distante.

Maurizio UghiMaurizio Ughi (Obiettivo 2016) ha sottolineato: “I danni per il settore del gioco sono ormai passati. C’è stato un notevole recupero anche della rete fisica, che ha dimostrato di essere essenziale per il comparto online. E’ diventata un’integrazione che lavora di pari passo con l’online. Non parliamo più di due settori completamente distaccati, vivono infatti congiuntamente e riescono a crescere insieme.

Anche l’online ha continuato la sua crescita esponenziale. Ovviamente la pandemia è stato un momento drammatico, ricordo le numerose vittime. Quel periodo è stato difficile per la rete fisica, specialmente per i gestori di negozi di scommesse di grandi concessionari, che si sono salvati per la crescita dell’online che si è mantenuta e amplificata nel tempo. Durante la pandemia, la popolazione ha imparato ad utilizzare la rete online. Ma ormai, in questo momento, la rete fisica e quella online stanno crescendo alla stessa maniera. Il fisico regge sempre. L’online ha dimostrato di fare grande sviluppo, ma di essere grande perchè c’è una rete fisica a terra importante che gli da supporto”, ha concluso Ughi.

“In quel momento il settore è riuscito, specialmente nel retail che è la più numerosa in termini di imprese, a trovare numerosi punti di contatto, successivamente si è un po’ diviso. Mi piace ricordare quella ricerca di punti in comune per migliorare il settore e rappresentare nel modo più forte gli interessi di tutti che si era raggiunta in quel periodo”, ha specificato Emmanuele Cangianelli, Presidente EGP FIPE.

“Uno dei pochi ricordi positivi è l’esser riusciti a lavorare insieme. Questo è l’auspicio per queste settimane e mesi che dovranno vedere l’avvio del riordino definitivo del retail, la parte più significativa dell’offerta di gioco in Italia. La ripresa si vede dai numeri. L’attuale esplosione dei PVR è una delle ultime conseguenze di quel periodo. E’ importante, anche su questo tema, arrivare a un completamento del disegno di riordino in discussione”, ha concluso. cdn/AGIMEG