Situazione paradossale. Titolare agenzia scommesse Guastalla (Reggio Emilia) ad Agimeg: “Per l’Agenzia delle Entrate non ho diritto ai ristori di dicembre perché regione in zona gialla e potevamo aprire l’attività”

“Come proprietario di un’agenzia di scommesse in Emilia Romagna sto vivendo una situazione paradossale. La scorsa settimana mi sono rivolto all’Agenzia delle Entrate per chiedere chiarimenti in merito al ritardo dell’erogazione dei ristori relativi al mese di dicembre. Come risposta da parte dell’incaricato, mi sono sentito dire che in dicembre l’Emilia Romagna era in zona gialla e che quindi avrei potuto tenere aperta la mia attività, nonostante il DPCM abbia sospeso da fine ottobre, in tutta Italia, ogni attività legata a sale giochi, sale scommesse o sale bingo. In più, sempre secondo il funzionario, il codice ATECO della mia società non risulta tra i beneficiari dei ristori e quindi non mi spetta alcun indennizzo per quella mensilità. Una situazione insostenibile che voglio denunciare. Dopo aver fatto investimenti per migliaia di euro, lo Stato mi ha abbandonato”. E’ l’amaro sfogo ad Agimeg di Filippo Rubi, titolare di una sala scommesse di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, che ha subìto una vera e propria beffa in tema di ristori, non arrivati in quanto “a dicembre l’Emilia Romagna era in zona gialla e quindi mi è stato detto che avrei potuto lavorare, mentre il DPCM me lo impediva. Per paradosso, se ci fossimo trovati in zona arancione o rossa, quei soldi li avrei presi”.
“C’è grande amarezza per come viene trattato il settore del gioco pubblico. Io ho rilevato questa attività, per la quale ho investito molto denaro, a dicembre 2019, due mesi prima della diffusione in Italia della pandemia. Tra l’altro ha anche dovuto delocalizzare la sala, che ora si trova lontana da tutti i luoghi sensibili, come prevede la stringente Legge regionale dell’Emilia Romagna. Ulteriori spese dunque, che ancora non sono riuscito a ripagare. A inizio marzo 2020 sono stato costretto a chiudere a causa del primo lockdown, ma in quel caso ho ricevuto i ristori. Poi a giugno ho ripreso a lavorare, le cose andavano anche bene, ma ad ottobre è arrivato il secondo lockdown, che ancora dura oggi, e i ristori non solo non sono arrivati, ma non arriveranno mai. Una situazione insostenibile – afferma Rubi – in quanto anche se la mia agenzia è chiusa, pago ogni mese migliaia di euro per affitti, utenze, commercialista. Io ho sempre fatto tutto in regola, pagando le tasse, ma se non lavoro non è giusto continuare a pagare. Lo Stato per di più ha anche introdotto un’ulteriore tassa sulle scommesse sportive (nel mese di giugno 2020, pari allo 0,50% sulla raccolta ndr) ad agenzie chiuse, un’ulteriore beffa. Non si può andare avanti così, sto pensando di mollare tutto”.
La delusione è causata anche dal fatto che “se il mio sacrificio di restare chiuso dovesse servire a qualcosa, lo faccio volentieri. Ma i contagi aumentano ugualmente anche se le sale scommesse sono chiuse e per di più i ristori non mi arrivano. Una situazione insostenibile, che danneggia chi opera nel gioco legale, ma che non ferma chi vuole scommettere e si rivolge ai siti illegali. Io sono del parere che se c’è il virus, bisogna conviverci. A noi basterebbe anche poter aprire poche ore al giorno, per poter incassare qualcosa e sostenere le spese. Ricordo che nell’ultimo anno, siamo stati aperti appena 4 mesi. Chi mi dà gli incassi persi negli 8 mesi che ci hanno obbligato a restare chiusi? Capisco che il settore è malvisto dallo Stato – conclude Rubi – ma almeno ci venga dato qualcosa, non si continui ad affossarci. Se vogliono farci chiudere, allora lo Stato deve prendersi la responsabilità di reinserire noi, del settore del gioco legale, nel mondo del lavoro. Mentre ad oggi continuano solamente a chiederci soldi, lasciandoci chiusi senza alcun orizzonte di ripartenza”. cr/AGIMEG