Senato, Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale: l’audizione del vice ministro Pichetto Fratin

Lo scorso 10 febbraio si è svolto in commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico al Senato il seguito dell’audizione del vice ministro per lo sviluppo economico Pichetto Fratin.

Ecco l’intervento integrale:

“Dopo aver svolto la relazione nella precedente seduta, sono qui per rispondere ai quesiti che mi sono stati in quell’occasione rivolti, naturalmente con la più ampia disponibilità da parte sia mia che del Ministero dello sviluppo economico ad integrare eventualmente quanto si ritenga necessario. Il senatore De Bertoldi, prima di formulare la domanda, ha premesso che i riscontri che abbiamo avuto anche in termini sanzionatori testimoniano che il gioco illegale e il gioco delle mafie sono prosperati durante il periodo del lockdown, per cui si rende quanto mai opportuno e necessario dare nuove certezze agli operatori legali che devono essere coinvolti nella lotta alle ludopatie, poiché, come concessionari, rappresentano comunque lo Stato. La domanda che poi mi ha rivolto è stata la seguente: che tempi concreti ci diamo per dare una regolamentazione definitiva, accennando anche al fatto che non è accettabile che una Regione si comporti in un modo e una in un altro e vi siano, quindi, regolamentazioni diverse? Rispondo che, come sapete, la competenza in materia è principalmente del Ministero dell’economia e delle finanze, che sta lavorando a un testo di legge delega che dovrebbe essere proposto al Parlamento in tempi ragionevolmente brevi. L’obiettivo sarà intervenire sulla normativa primaria, che ha un ruolo di indirizzo costituzionale anche rispetto all’attività e poi alla legislazione regionale, in modo da garantire un riassetto complessivo del settore, pur nel rispetto delle competenze previste dagli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione per quanto riguarda il Ministero dello sviluppo economico. Premettendo che il trend di crescita dell’illegale era già in atto prima della pandemia e che su questo dovremmo interrogarci, il senatore Endrizzi ha chiesto quali sono le fonti che indicano un aumento dell’illegalità durante il lockdown: ad esempio, quali delle sale clandestine che sono state trovate sono effettivamente clandestine e quali invece sono legalmente autorizzate.

Rispondo che la fonte dei nostri dati, dai quali emerge un aumento dell’illegalità durante il lockdown, è il rapporto Censis-Lottomatica – di cui lascio una copia cartacea a disposizione della Commissione – presentato presso la Sala capitolare del Senato il 16 novembre 2021. In quell’occasione il procuratore nazionale antimafia De Raho ha dichiarato che nel periodo di chiusura del gioco legale si è registrato un aumento del gioco illegale. La fonte in questione è peraltro suffragata dal rapporto IPSOS-Luiss Business School – di cui, anche qui, lascio una copia – da cui emerge come in seguito alla chiusura dei punti fisici si sia registrato un significativo crollo del gioco in presenza ed un parallelo incremento della fruizione online e dei canali illegali. Nell’intervento successivo, è stato premesso che gli addetti direttamente occupati sarebbero 40.000 e non 150.000 come diceva la relazione;forse in questa cifra rientrano i baristi, per i quali l’interrogante spera che la slot machine o il corner siano puramente attività accessorie. È stato domandato, quindi, quanti sono effettivamente gli occupati del settore e che tipo di contratti o inquadramento hanno, se sono liberi imprenditori o hanno questa come attività principale o accessoria, perché sono lavoratori da tutelare.

Ebbene, secondo i dati ISTAT nel 2018 il settore delle “Attività riguardanti le lotterie, le scommesse, le case da gioco” contava 9.265 imprese, 42.818 occupati e aveva un fatturato complessivo di oltre 15 miliardi di euro e un valore aggiunto di oltre 3 miliardi di euro. Contribuiva per lo 0,6 per cento al PIL del Paese e per lo 0,3 per cento all’occupazione complessiva. Gli acquisti di beni e servizi effettuati dall’intero settore superavano i 10 miliardi di euro e l’ammontare complessivo di salari e stipendi pagati era di oltre 800 milioni di euro. Nel 2018, le imprese con più di tre addetti occupavano 32.974 lavoratori, oltre il 77 per cento del totale del settore. Di questi, l’85,5 per cento era a tempo indeterminato, in linea con la media dell’economia italiana; il 58,5 per cento era a tempo pieno e il 43,4 per cento era di sesso femminile (quasi tre punti percentuali in più rispetto alla media italiana). Evidenzio, inoltre, che l’Ufficio parlamentare di bilancio nel 2018 ha avuto modo di stimare che le imprese coinvolte nel settore dei giochi registrano oltre 100.000 occupati.

Per il 2020, il Coordinamento statistico INPS, sulla base della disponibilità delle informazioni in possesso dell’Istituto, ha provveduto ad estrarre dall’Osservatorio statistico sui lavoratori dipendenti i dati occupazionali relativi ai codici ATECO 2007 920001 (Ricevitorie del Lotto SuperEnalotto, Totocalcio e via dicendo); 920002 (Gestione apparecchi); 920009 (attività connesse con le lotterie e le scommesse); e 932930 (Sale giochi e biliardi). L’analisi dei dati forniti evidenzia una notevole riduzione degli occupati, il cui numero è sceso a 32.352 lavoratori dipendenti, di cui 13.572 operai, 16.949 impiegati, 1.939 apprendisti, 436 quadri, 156 dirigenti; di questi oltre 25.000 sono dipendenti a tempo indeterminato. Successivamente è stato domandato se gli 80.000 punti di offerta del gioco d’azzardo sono sostenibili; dobbiamo capire la responsabilità dello Stato – diceva l’interrogante – nel dimensionare un’offerta che non rechi danno alla salute e anche all’economia. Ebbene, come ho avuto modo di specificare già nella relazione, secondo quanto riportato nel Libro blu per il 2020 dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, il numero degli esercizi è distribuito come segue: le sale da Bingo sono 196; gli esercizi di giochi numerici a totalizzatore sono 34.271; i pubblici esercizi che operano nelle lotterie e nelle lotterie istantanee (il cosiddetto “Gratta e Vinci”) sono 55.361; gli operatori del gioco a base ippica sono 5.710; quelli del gioco a base sportiva sono 9.648; il numero dei punti vendita lotterie è di 32.174; le ricevitorie del Lotto sono 34.538. A questi si aggiungono 54.164 esercizi con AWP e 4.708 esercizi con VLT.

Riguardo alla sostenibilità dei suddetti punti fisici di offerta di gioco, sebbene le valutazioni in merito spettino all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, al MEF e al Ministero della salute per quanto riguarda la valutazione sulla salute, personalmente ritengo che la domanda di gioco sia solo parzialmente influenzata dal numero dei punti di offerta. Come si è avuto modo di osservare durante il lockdown, la riduzione del gioco in presenza ha portato ad un parallelo incremento del gioco online. Infatti, la componente telematica del gioco, che nel 2019 era pari al 9,53 per cento della spesa totale, nel 2020 ha raggiunto il 20,64 per cento della spesa totale. Ciò non toglie che diventi fondamentale a questo punto – e la valutazione del MISE la faccio anche con delega alla tutela del consumatore – investire su operazioni d’informazione, sensibilizzazione e formazione sui rischi, nonché favorire lo sviluppo di partnership intersettoriali e reti locali per garantire il migliore impatto e la sostenibilità delle attività di gioco, partendo dall’educazione civica nelle scuole, che ritengo essenziale.

È stato poi chiesto qual è il tasso di assorbimento occupazionale per un miliardo di spesa per cittadino in quel settore e qual è il tasso di assorbimento occupazionale in altri settori a parità di cifre. Questo perché dovremmo ragionare anche nei seguenti termini: sono soldi che vengono spesi in gran parte da famiglie a basso reddito; la propensione all’azzardo aumenta con il diminuire del reddito; quindi,sono verosimilmente denari che verrebbero spesi in altre filiere che oggi vengono penalizzate e conforta l’idea che se non si spenderà in un modo si spenderà in un altro e ci saranno altre modalità di occupazione. Questa è la sintesi della domanda che mi è stata rivolta; naturalmente chiedo venia a tutti per le sintesi effettuate. Rispondo che, concordando con l’affermazione secondo cui la propensione all’azzardo aumenta con il diminuire del reddito – peraltro suffragata dalla letteratura economica, secondo cui l’elasticità della domanda di gioco è inferiore a 1 e pertanto al crescere del reddito la quota dello stesso destinata al gioco diminuisce – ritengo che i dati concernenti l’assorbimento occupazionale, aggiornati al 2021, possano essere forniti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e dal Ministero del lavoro, per quanto di rispettiva competenza.

Sulla base delle informazioni così raccolte, potranno essere definiti gli eventuali interventi necessari più specifici di competenza dello Stato. Il senatore Lannutti ha iniziato il suo intervento citando un articolo che era uscito qualche giorno prima, firmato da Remigio Del Grosso, dal titolo: “Così si aggirano i divieti alla pubblicità dell’azzardo”. Secondo il senatore Lannutti bisogna intervenire verso i furbi, che cercano di aggirare ciò che è apparentemente vietato, ed è anche necessario dare una regolamentazione certa a un settore che da una parte genera introiti per lo Stato e dall’altra genera anche assuefazione e ludopatia. La mia risposta è che concordo pienamente con la necessità di assicurare un equilibrato bilanciamento tra gli obiettivi di natura contabile e finanziaria connessi alla certezza, in questo caso alla disponibilità per l’Erario, delle entrate derivanti dal gioco d’azzardo e gli obiettivi connessi alla tutela dei consumatori del gioco d’azzardo per prevenire la diffusione della patologia ad esso connessa. Ritengo pertanto, da un lato, che si debba rafforzare il sistema dei controlli dell’apparato sanzionatorio; dall’altro, che sia necessario intervenire sulla regolamentazione delle concessioni, anche attraverso l’armonizzazione e la semplificazione fiscale nel settore dei giochi.

Il senatore Candiani ha chiesto quali strategie il Governo ha in mente di attuare, o sta già attuando, per il contrasto all’illecito; una parte importante è indubbiamente quella del riordino, e poi vi è certamente, anche qui, l’azione di contrasto in termini anche penali e di persecuzione rispetto all’illecito sia come gioco illegale vero e proprio, sottobanco, sia come verifica giuridica e amministrativa delle licenze e delle concessioni. Ebbene, premesso che il contrasto all’illecito non rientra nelle competenze del Ministero dello sviluppo economico, sul punto andrebbero sentiti il Ministero dell’interno e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Ritengo tuttavia che l’attuale sistema concessorio-autorizzatorio del gioco legale, consentendo un controllo del territorio, pur potendo fungere da argine alla gestione criminale delle attività di per sé non sempre ne costituisce un deterrente. Ritengo pertanto che sia necessario concepire un disegno strategico specifico per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata. In quest’ottica, si ritiene sia importante operare mediante un costante monitoraggio del fenomeno e della sua progressiva evoluzione, così da poter individuare, di pari passo all’introduzione di nuove modalità di gioco d’azzardo, sia fisiche sia virtuali, le eventuali minacce alla sicurezza pubblica e procedere alla verifica della congruenza degli attuali strumenti di contrasto disponibili.

Un quesito è stato posto dalla senatrice Minuto, la quale domandava come realizzare un equilibrio tra domanda e offerta; di fatto la senatrice si chiedeva quali potessero essere le proposte per una vera riforma, cercando di trovare un equilibrio, nel senso che il concessionario deve sapere che deve essere lo Stato a definire i volumi di offerta. Rispondo, come ho già avuto modo di precisare durante l’audizione, che la questione rientra nelle competenze del Ministero dell’economia e delle finanze e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Quest’ultima, nelle Linee strategiche per il triennio 2021-2023, ha posto tra le proprie priorità lo sviluppo di un sistema di monitoraggio dell’offerta di gioco legale, il Registro unico degli operatori del gioco pubblico, al fine di verificare l’andamento dei volumi di gioco e la relativa distribuzione sul territorio nazionale, con particolare attenzione alle aree più soggette al rischio di concentrazione di giocatori affetti dal disturbo da gioco d’azzardo. Lo strumento, ci viene riferito, è a un buon punto di avvio, per poter arrivare a un opportuno equilibrio nell’offerta di gioco legale. Il presidente Marino ha chiesto di poter avere, come atto da acquisire per la Commissione al fine del prosieguo dell’attività investigativa, un quadro sinottico degli interventi di ristoro contenente le specifiche tecniche anche dal punto di vista quantitativo, a cui avevo velocemente accennato, citando sia il decreto cura Italia che il decreto liquidità. Consegno quindi il quadro sinottico richiesto al Presidente e naturalmente a tutti i commissari.

Il senatore Cangini ha domandato qual è la situazione occupazionale e quello che si può fare per sostenere il settore, in particolar modo per quanto riguarda le sale Bingo. Riassumendo diceva che, per l’idea che si era fatto, le sale Bingo sono quelle che forse meno alimentano il rischio di ludopatia e senz’altro sono quelle che più offrono occasioni di impiego; sono anche quelle che più hanno sofferto delle conseguenze della pandemia, essendo luoghi fisici. Ebbene, secondo quanto riportato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli per quanto riguarda il dato relativo al Bingo, la chiusura delle sale quale strumento di contrasto al diffondersi della pandemia ha registrato nel 2020, per il gioco fisico, una riduzione, rispetto al 2019, del 55,07 per cento per la raccolta, del 53,30 per cento delle vincite e del 59,20 per cento della spesa. Con riferimento alla situazione occupazionale delle sale Bingo, da quanto riferito dal Ministero del lavoro e dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, non è possibile con i data set esistenti nel sistema statistico nazionale raggiungere il dettaglio delle attività economiche in argomento, e quindi scorporare in modo puro le sale Bingo.

Le attività delle sale Bingo sono infatti parte di un insieme di attività più ampio ricomprese nella classificazione ATECO nel codice 92.00 (Attività riguardanti lotterie, scommesse, case da gioco), come già citato nelle risposte precedenti. Tuttavia, secondo quanto emerso da uno studio realizzato da EURISPES, al 31 dicembre 2018 il settore avrebbe contato circa 8.000 addetti tra occupazione diretta delle società concessionarie e società di servizi dell’indotto; i ricavi lordi sarebbero ammontati mediamente a 1,3 milioni di euro per sala e – sempre in base al citato studio – la quota di questo budget assorbita dal lavoro sarebbe del 45 per cento. Ringrazio per l’attenzione e consegno alla Commissione il testo delle mie risposte, il rapporto Censis-Lottomatica sul gioco legale prima citato, il quadro sinottico degli interventi di ristoro previsti, il dato relativo ai codici ATECO richiamati precedentemente che riguardano il numero di lavoratori dipendenti e il rapporto IPSOS-Luiss Business School sulle vincite in denaro, il mercato, la filiera e i comportamenti”, ha detto.

“I dati che ho comunicato sono il risultato della combinazione dei dati presentati proprio dalla Procura antimafia e dal Censis, per cui vengono da relazioni pubbliche ufficiali. Certamente bisognerà fare una stima rispetto al trend. In questo momento non so dire se nella relazione del procuratore, che da qui a breve sentirete, sia contenuta anche una stima. È un confronto che comunque si può fare su percentuali. Momentaneamente non ricordo: ho visto alcune tabelle, ma credo si possa benissimo rilevare – non credo la Procura antimafia ne sia in possesso – la crescita dell’online negli ultimi cinque anni e la crescita dell’online degli ultimi due anni. Automaticamente si ha il gap dell’effetto differenziale del lockdown. Questo è possibile farlo e averlo”, ha aggiunto. cdn/AGIMEG