“Il caso, raccontato da Agimeg, del titolare di un’agenzia di scommesse in provincia di Reggio Emilia a cui sono stati negati i ristori in quanto la regione, nel mese di dicembre, era in zona gialla e quindi la sua attività avrebbe potuto lavorare – come affermato dalla locale Agenzia delle Entrate – non tenendo conto che il DPCM di ottobre ha vietato ogni attività legata al gioco, è la prova che la burocrazia uccide il Paese, avvitandosi su se stessa e producendo situazioni paradossali, che se non fossero tragiche sarebbero comiche”. E’ quanto dichiara ad Agimeg l’avvocato Stefano Sbordoni, che ricorda come “l’amministrazione abbia nel suo meccanismo gli strumenti idonei per sbrogliare situazioni paradossali come questa. L’Agenzia delle Entrate non può dare risposte come quelle fornire al titolare dell’agenzia di scommesse. La cosa ancora più sconcertante è che alcuni tribunali amministrativi seguono questo stesso paradosso, seguendo pedissequamente questi cortocircuiti normativi. Del resto fin dal primo lockdown non c’è mai stata alcuna possibilità di apertura per le sale giochi, sale scommesse o bingo. Ancora oggi – ricorda Sbordoni – in una regione ‘bianca’ come la Sardegna, per esempio, le attività di gioco non possono riaprire. Una situazione del genere non è assolutamente sostenibile, il consiglio che posso dare al titolare dell’agenzia di scommesse di Reggio Emilia è di intraprendere azioni legali anche importanti, in considerazione del fatto che, ad attività chiuse, oltre a doversi sobbarcare le spese di affitto ed utenze, gli viene chiesto dallo Stato di pagare le tasse”. cr/AGIMEG