La mappa delle attività “NO GREEN PASS”. IoApro: “Vogliamo comunque l’unione del settore”. Le attività di gioco pubblico contro la certificazione chiederanno di essere inserite sulla mappa?

Circa 300 ristoranti, 200 bar e 50 palestre: sui gruppi Telegram vicini al movimento IoApro spunta la mappa dei locali che non chiedono il Green Pass. Per ogni attività è indicato nome, indirizzo e categoria di appartenenza. Si tratta di una mappa realizzata con Google Maps e dove sono stati riportati quei locali che ufficialmente hanno dichiarato che non richiedono il Green Pass per avere accesso alle loro attività. Ci sono anche cinema ed altri tipi di attività nel file chiamato “Aperti e liberi” e che viene continuamente aggiornato. C’è purtroppo chi continua nello squallido paragone dell’obbligo del Green Pass con gli stermini dei campi nazisti. E’ il caso di un barista di Alghero che ha appeso un cartello nel suo locale dove accosta il Green Pass alla stella di David scrivendo che: “a suo tempo il divieto di ingresso nei locali pubblici per gli ebrei si fondava su convinzioni scientifiche sbagliate. Ora siamo nuovamente di fronte ad un’imposizione fondata su ragioni non scientificamente dimostrate”. Della serie all’ignoranza non c’è mai fine. Il leader del movimento IoApro, tornando alla mappa delle attività che non chiedono il Green Pass, ha preso comunque le distanze dall’iniziativa: “non abbiamo mai boicottato i ristoratori favorevoli al Green Pass. Siamo contro la certificazione obbligatoria ma nessuno chiederà mai di lasciare recensioni negative a quei ristoranti che accettano il Green Pass. Sarebbe una follia, noi non abbiamo alcuna intenzione di dividere la categoria dei ristoratori. Speriamo solo che tutti possano lavorare dopo un periodo che ci ha economicamente e psicologicamente martoriati”. A differenza di quanto avviene nel settore del gioco pubblico, dove la divisione del settore viene fomentata attraverso dichiarazioni anche contro i colleghi che accettano il Green Pass, il movimento IoApro ha almeno dimostrato la volontà di cercare comunque di non smembrare il settore. C’è da chiedersi se le attività di gioco che oggi criticano la certificazione verde siano disposte ad essere inserite nella mappa dei luoghi “no Green Pass”. sb/AGIMEG