“Sul tema del gioco d’azzardo abbiamo ricevuto un’eredità dalle precedenti legislature: l’indicazione che le mafie, oltre a gestire servizi di gioco clandestini, avevano approfittato dell’offerta statale che, inizialmente, è nata anche con lo scopo di contrastare quella clandestina. Due sono i motivi principali: riciclaggio di denaro e ricavarne profitti e sfruttare questo particolare settore a fini di controllo del territorio”. E’ quanto ha detto il Senatore del Movimento 5 Stelle, Giovanni Endrizzi, durante la presentazione della Relazione Finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
“Abbiamo svolto un’indagine approfondita con 12 audizioni in Comitato e altre 14 seguite in sedute plenarie. La risultanza è che effettivamente in alcuni territori e settori, la penetrazione mafiosa è diventata quasi capillare. Questo è stato riconosciuto dall’ex Procuratore Nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, dal Direttore di ADM, Marcello Minenna, e anche dalle associazioni di categoria del settore. Se in un primo momento erano preoccupati che queste notizie potessero dare una cattiva immagine del settore pubblico, oggi riconoscono che contrastare le mafie è un obiettivo comune”.
“Nel corso degli anni d’indagine – prosegue Endrizzi – abbiamo avuto il particolare fenomeno della pandemia che ha modificato alcune situazioni: le chiusure hanno determinato un aumento dei consumi sull’online che ha difficoltà di controllo specifiche e che comporta maggiori difficoltà d’indagine a livello giudiziario. Abbiamo messo in evidenza quali sono le strategie adottate dalle mafie, le strutture organizzative in questo settore, le vulnerabilità tecniche e i problemi a livello giudiziario.
“Abbiamo anche potuto sfatare parzialmente alcuni assunti che avevano destabilizzato l’opinione pubblica: l’idea che le chiusure adottate dallo Stato per limitare la diffusione del virus e che quindi hanno toccato servizi non essenziali come quelli del gioco d’azzardo su rete fisica avesse in qualche maniera spostato 30 miliardi di euro di raccolta e li avesse spostati tout-court nelle mani della criminalità organizzata. Il Procuratore De Raho disse che erano ipotesi meramente presuntive, basate solo su ragionamenti senza riscontro oggettivo. Diversamente, questo avrebbe gettato una macchia sul nostro sistema di controllo perché pensare che l’offerta si sposti tout-court significa dire che abbiamo filtri che non tengono o che gli italiani abbiano una propensione all’illegalità veramente sorprendente o, ancora, che vi sia un substrato di patologia molto più diffuso e conclamato di quello che da quello che si pensa”. ac/AGIMEG