Comma 7, la Sapar denuncia l’Italia alla Commissione UE: “Si apra una procedura di infrazione per violazione della direttiva servizi”. Ecco l’estratto della denuncia

Aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per la disciplina adottata sulle comma 7, ovvero gli apparecchi senza vincita in denaro, una categoria ampissima che comprende calcio balilla, flipper, videogame, dondolanti e ticket redemption. E’ quanto chiede la Sapar alla Commissione Europea in una denuncia presentata le scorse settimane e che punta a paralizzare il decreto che i Monopoli hanno notificato a Bruxelles – e che resterà in stand still fino al 10 agosto. Il decreto sostanzialmente punta a dare un giro di vite sulle contestate ticket redemption, quelle macchine – che si trovano nelle sale da giochi per le famiglie – che stampano una serie di biglietti a seconda del punteggio raggiunto. Questi biglietti, poi, danno diritto a riscuotere un premio che di norma dovrebbe avere uno scarso valore economico. Questo però non sempre avviene, e è facile trovare sale che mettono in palio smartphone e tablet. Le associazioni di contrasto alle ludopatie sostengono tuttavia che queste macchine fanno leva sul meccanismo della ricompensa e possono avvicinare al gioco d’azzardo vero e proprio fin dalla più tenera età. Inoltre, come mostrato in alcuni servizi giornalistici, delle sale hanno istallato macchine – presumibilmente illegali – che riproducono giochi simili alle slot e al poker, nonostante siano destinate a dei bambini. Il decreto però detta le stesse norme anche per tutti gli altri apparecchi della categoria, come i calcio balilla e i dondolanti, e rischia di aggravare ulteriormente un settore in cui l’Italia fino a qualche tempo fa aveva un ruolo di spicco. Stando ai dati diffusi dall’Aams questo settore nel 2015 ha attratto giocate per 230 milioni di euro (sono due anni fa superava i 300), e portato nelle casse dello Stato 18 milioni (erano 24 nel 2013). Secondo la Sapar la normativa italiana è già ora contraria al diritto comunitario, ma il nuovo decreto “aggrava la situazione di incompatibilità”. Introduce infatti un controllo a monte – “modellato sulla base della regolazione esistente in materia di apparecchi da gioco che distribuiscono vincite in denaro”,  le slot da bar – che impone a di ottenere ben quattro titoli (“certificazione di conformità, nulla osta di distribuzione, nulla osta per la messa in esercizio, autorizzazione di cui all’art. 86, comma 3 T.U.L.P.S.”) prima di poter istallare una di queste macchine in un qualunque locale. Secondo la Sapar nessuno di questi prodotti – nemmeno le ticket redemption che, accumulando i biglietti, consentono di vincere premi in natura – può essere considerato un gioco d’azzardo, dal momento che non distribuisce vincite in denaro. Ricade pertanto nell’applicazione della Direttiva Servizi, emanata nel 2006 da Parlamento Europeo e Consiglio. In sostanza, queste macchine dovrebbero circolare liberamente all’interno dell’Unione, mentre l’Italia per adottare delle restrizioni dovrebbe “dimostrare l’esistenza di un effettivo e reale pericolo per gli interessi pubblici in gioco”. Vale a dire che  “dovrebbe dimostrare che le attività criminali e fraudolente connesse ai giochi senza vincite in denaro costituiscono un effettivo problema nel territorio dello Stato – in termini analoghi a quelli implicati dai servizi ludici che comportano erogazione di premi in denaro – e che a tale problema può porsi rimedio soltanto mediante l’approntato regime normativo ed autorizzatorio”.La Sapar rileva tuttavia che lo Stato italiano cadrebbe in contraddizione se tentasse di queste restrizioni sulla base di “presunte esigenze di tutela dei consumatori-giocatori”. Nel caso del gioco d’azzardo – quello con vincita in denaro – infatti segue una “ormai consolidata la politica espansiva dell’offerta”, “in un’ottica di massimizzazione delle entrate erariali, come dimostra, anche in epoca recentissima, la scelta di mettere “a gara” un numero significativo di nuove concessioni”. Il riferimento è alle prossime gare per le scommesse, bingo e gioco online. Oltretutto, secondo l’Associazione, avrebbe potuto perseguire gli stessi obiettivi  “con misure meno invasive”. Sarebbe bastata  “la presentazione di una semplice comunicazione o segnalazione certificata di inizio attività (“SCIA”) ovvero l’applicazione del regime del c.d. “silenzio-assenso” onde procedere alla produzione, importazione e commercializzazione dei congegni che non distribuiscono vincite in denaro anziché imporre un regime autorizzatorio mediante il preventivo obbligatorio rilascio di “certificazioni di conformità” e “nulla osta”. es/AGIMEG