Carboni (EGLA): “Riordino ribalta il paradigma dell’inclusione degli operatori provocando invece una drastica riduzione del mercato”

“Il riordino costituisce un cambiamento totale del paradigma perseguito per 20 anni, ovvero quella della inclusione e orientamento verso gli operatori con l’obiettivo di acquisirli nel mercato italiano. Questo riordino persegue una contrazione, obiettivo che è espresso chiaramente nel decreto poiché è stato scritto che gli operatori debbano avere delle strutture migliori di quelle attualmente presenti e, grazie a questi alti requisiti richiesti, va da sé che il numero degli operatori sarà inferiore”. È quanto ha dichiarato il Managing Director dell’European Gambling Lawyers & Advisors, Giovanni Carboni, durante il panel “Gioco online: il “non” riordino. Criticità e rischi dell’ultimo decreto del governo in tema di gioco pubblico” ad Enada.

“Sono sicuro che i concessionari non saranno 50 ma di meno, andando a inficiare anche il calcolo dei 350 milioni di entrate. A mio avviso, si poteva lavorare sul canone per raggiungere gli stessi obiettivi di finanza pubblica. Questa barriera all’ingresso per gli operatori più grandi rappresenta lo 0,1% dello GGR, quindi una frazione irrilevante. Al contrario, su quelli più piccoli il peso è infinitamente più alto.

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La relazione tecnica ha invece dichiarato che l’impegno economico rappresenta il 3,2% sul primo del mercato e aumenta di 6 volte sul cinquantesimo, ma questi conti sono fatti sull’una tantum più il canone. Questo cambiamento di paradigma quindi porterà ad una grandissima riduzione delle concessioni, arrivando ad una fortissima concentrazione del mercato. Stiamo anche assistendo ad un grandissimo grado di abbandono dagli operatori stranieri”.

“I grandi gruppi che hanno quote di mercato piccole non compreranno la concessione, poiché investiranno le loro risorse in altri mercati. Per gli operatori italiani pesano molto i costi all’ingresso e i requisiti da sostenere nel bando. Questa operazione nasce anche dalla difficoltà del livello amministrativo nel gestire e mettere ordine con oltre 90 concessionari. Ciò favorisce una inclinazione verso un numero più piccolo perché è molto più comodo per l’amministrazione. Ci vuole molta competenza per regolare bene un campo tecnico come questo e non basta un decreto che paternalisticamente si crede di rimettere a posto le cose. Detto questo, è ovvio che il riordino dovesse essere fatto in modo diverso”. ac/AGIMEG