Angela Bravi (Conferenza delle Regioni): “Primo passo per riforma, riduzione dell’offerta di gioco, dislocazione punti, mantenimento distanziometro a 300 metri e luoghi sensibili”

Durante il convegno “Gioco legale: serve una riforma” che si sta svolgendo alla Camera dei deputati, è intervenuta Angela Bravi, coordinatrice Area dipendenze della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni: “L’impatto socio-sanitario del gioco è piuttosto noto e ciascuno può intuire quale sia il carico non solo sul giocatore problematico ma anche sulla famiglia.

Il gruppo tecnico che coordino riesce un punto di caduta e di sintesi proprio perché si basa sulle evidenze scientifiche e le esperienze sviluppate in questo ambito. La posizione che condividiamo è quella che le priorità che perseguono la tutela della salute non siano sottomesse ad altri interessi, ovviamente molto importanti, ma sempre meno della tutela delle persone.

Riteniamo che se l’invarianza del gettito sia un obiettivo crediamo che però debba essere perseguita in modo diverso, piuttosto che l’aumento della platea dei giocatori. Uno studio di Lancet ha fatto emergere che il venir meno della tutela della salute apre fronti molto pericolosi.

Sulla riforma: “È già cominciata poiché è stato già approvata quella relativa il gioco online. In quella occasione la Conferenza Unificata ha approvato il testo ma con una serie di richieste che purtroppo non sono state prese in considerazione tra cui il divieto totale della pubblicità, la proposta di una relazione annuale al parlamento e il mantenimento dell’osservatorio sul gioco d’azzardo”.

Angela Bravi ha proseguito: “Ora, è in costruzione il decreto legislativo sul gioco fisico. Non è vero che il gioco online lo ha ormai marginalizzato, poiché entrambi i rami sono in crescita e poi i giocatori hanno delle preferenze che non rendono equivalenti i canali online e fisico”.

A chiudere ha parlato della prevenzione e delle proposte: “Riteniamo che per finalità di prevenzione, non si può puntare solo sulla consapevolezza dell’individuo ma occorre operare sul contesto. Dunque, un primo passo corretto sarebbe la riduzione dell’offerta e una dislocazione dell’offerta che raggiunga l’equità territoriale. La qualificazione e certificazione dei punti di offerta per una questione di equità. L’individuazione dei luoghi sensibili che comprendano le scuole, università, centri aggregazioni giovanili e per anziani e servizi socio-sanitari. Mantenere una distanza minima da questi luoghi non inferiore ai 300 metri. Per quanto riguarda gli orari il massimo di apertura dovrebbe essere di 13 con fasce studiate molto bene. Queste sono, in sintesi, le nostre proposte”. sbr/AGIMEG