Vullo (CEO Kogem): “Il nuovo bando online è complesso, costoso e rischia di favorire l’illegalità. Vi spiego perché il Decreto Dignità va abolito”

“L’online non sta vivendo un buon periodo. Siamo di fronte a un cambiamento epocale, che non so se poi darà buoni risultati. E’ stato pubblicato il bando dell’online: la scadenza per la presentazione delle offerte è fissata per il prossimo 30 maggio. Ciò che ha destabilizzato il settore è stato un aumento importante del costo delle concessioni online, che sono passate da 250.000 euro a 7 milioni di euro. C’è chi giustifica questo incremento con l’aumento esponenziale dei dati della raccolta, ma io sono sempre stato contrario a questa cifra. È sicuramente un bando più caro, ma avrei ritenuto più corretto un importo di 2-3 milioni di euro”. È quanto ha dichiarato Salvatore Vullo, fondatore di Kogem, in occasione del convegno svoltosi presso l’Università degli Studi di Salerno “Il sistema Italia per la sicurezza del gioco pubblico: dalla prevenzione al controllo, dalla tutela dell’utente a quella degli operatori”.

“Si tratta di un bando molto complesso rispetto a quelli precedenti, anche per quanto riguarda i requisiti richiesti ai concessionari. Un bando che implica la presenza di diverse figure professionali al suo interno. Non è facile da gestire da parte di un singolo concessionario, se non da parte dei grandi colossi. Inoltre, questo bando sta prolungando in maniera significativa le tempistiche per ottenere tutta la documentazione richiesta”, ha aggiunto.

“Ieri c’è stata l’udienza per la sospensiva al TAR. Tutti si attendevano un provvedimento cautelare che però non è arrivato. Questo ha generato ulteriori criticità tra i concessionari. Il TAR ha deciso di non adottare misure cautelari; si entrerà dunque nel merito, e probabilmente si arriverà fino al Consiglio di Stato. In termini di tempi, questo significa che una decisione definitiva potrebbe arrivare solo a ridosso della scadenza del 30 maggio”, ha sottolineato.

“La scelta compiuta ha portato a una riduzione drastica del numero di concessionari. Le stime dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli parlano di 50 concessionari. Tuttavia, andrebbe fatta una distinzione tra le società che partecipano e il numero effettivo di concessioni. Non si arriverà a 50: sono in corso fusioni tra concessionari e vi è la volontà, da parte dei piccoli operatori, di unirsi e procedere con un’unica concessione. Le problematiche emerse, però, sono molteplici. Non si parla solo di fusioni, ma anche di criticità legate alla migrazione dei conti di gioco, allo spostamento dei saldi, e quindi anche a questioni di natura bancaria. È tutto molto complesso”, ha detto.

 

“La richiesta dei 7 milioni di euro viene dal nostro Governo con l’intento di fare cassa attraverso il gioco, come spesso accade. Parliamo di un potenziale incasso di 350 milioni di euro, ossia 7 milioni per 50 concessioni. Ma questo importo non sarà facilmente raggiungibile. Temo che in futuro possa verificarsi un danno di natura erariale, con una diminuzione della raccolta, poiché concentrata su un numero inferiore di concessionari. Il timore concreto è quello di una sorta di emorragia verso il gioco illegale. Perché un valore così alto delle concessioni, pari a 7 milioni di euro, per un concessionario significa dover raggiungere il famoso break-even. Il problema rischia di diventare ingestibile in relazione alle quote, ai costi che dovranno sostenere i giocatori, ai servizi offerti. Dall’altra parte, il gioco illegale propone quote migliori ed è più competitivo proprio perché elude le regole. Un’ulteriore preoccupazione riguarda le limitazioni introdotte per una specifica fascia d’età — quella tra i 18 e i 24 anni — che, secondo quanto riportato dagli stessi concessionari, incide per il 33-40% del mercato. Inoltre, i PVR non potranno più caricare più di 100 euro in contanti a settimana”, ha sottolineato.

“Credevo si votasse a 18 anni in Italia, invece è a 25, giusto? No, è a 18. Però, per giocare, devi avere 25 anni. Si tratta di un’altra di quelle situazioni surreali che forse solo nel nostro Paese possono verificarsi. Sono molto scettico sulla riuscita di un bando di questo tipo”, ha affermato Vullo.

“Secondo me, il mercato ideale sarebbe quello nel quale è nato il gioco online: toglierei il Decreto Dignità. Nel 2018 fu indetto un bando per nuove concessioni della durata di quattro anni, così da allinearle a quelle già esistenti. Vi sono poi state una serie di proroghe. Contestualmente, con l’arrivo del Movimento 5 Stelle, fu inserito l’articolo 9 nel Decreto Dignità che vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa ai giochi o alle scommesse con vincita in denaro, nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata su qualunque mezzo: manifestazioni sportive, culturali o artistiche, trasmissioni televisive o radiofoniche, stampa quotidiana e periodica, pubblicazioni in genere, affissioni, canali informatici, digitali e telematici, inclusi i social media. Da qui cosa è successo? Un’esplosione massiva dei PVR. Prima erano CTD, poi sono diventati punti di commercializzazione (PDC), infine PVR – punti vendita e ricarica. In questi punti era consentito effettuare ricariche e registrazioni. I PVR sono diventati per i nuovi concessionari che hanno partecipato al bando l’unico canale possibile per far conoscere il proprio brand”, ha aggiunto.

“Il PVR, inoltre, rispetto al canale retail, non è soggetto al distanziometro. Di conseguenza, il numero dei PVR ha continuato a crescere fino a raggiungere la cifra di circa 30.000 dichiarati. Il quadro normativo, molte volte, dovrebbe essere modificato, gestito in maniera diversa, e dovrebbe chiarire tutta una serie di aspetti, soprattutto in un settore come quello online, che cambia in maniera così rapida. Questi PVR continuano a operare. Solo alla fine del 2024 si è deciso di istituire un registro, ma è ancora tutto bloccato”, ha precisato.

Il Decreto Dignità deve essere abolito. Bisogna mettere il settore nella condizione di poter far conoscere i brand, i siti che sono realmente legali e che offrono una determinata proposta, aumentando al contempo le sanzioni. L’eliminazione del Decreto Dignità porterebbe automaticamente a una diminuzione del numero dei PVR, lasciando emergere la reale natura del gioco online”, ha sottolineato.

Infine, affrontando il tema del gioco patologico e della ludopatia, Vullo ha concluso: “La situazione non è chiara neanche per gli stessi psicologi. La gestione non è ancora definita da tutti i punti di vista, neppure per quanto riguarda i controlli effettuati. Il dubbio non può generare una sanzione: chi controlla deve avere certezza se un’attività è legale o illegale. Per il comparto online, auspico l’eliminazione del Decreto Dignità, PVR che funzionino correttamente, e la possibilità per tutti gli attori della filiera del gioco di sapere con chiarezza cosa significhino controlli, gioco, scommessa, tutela del giocatore e patologie del giocatore”.