Rapporto Mafie nel Lazio 2018: “Sempre più evoluta e complessa penetrazione a Roma e nel basso Lazio di clan interessati a gestione sale gioco e slot”

Lo “scenario criminale complesso” presente nel Lazio è al centro del IV° aggiornamento al Rapporto “Mafie nel Lazio”, il consueto resoconto, documentato, delle principali inchieste giudiziarie portate a termine tra il 1 gennaio e il 31 dicembre del 2018, presentato oggi presso il We Gil a Roma. Nel testo anche un focus sul settore giochi. “Continuano sempre più ad affermarsi forme evolute e complesse di investimento delle ricchezze mafose: attraverso la penetrazione di un tessuto socio-economico nuovo e ricco di potenzialità, come quello romano e del basso Lazio, famiglie della camorra e cosche della ‘ndrangheta vi stanno esportando interi “affari”, delocalizzando e più spesso replicandovi attività quali, in particolare, la commercializzazione delle sostanze stupefacenti ovvero la gestione delle sale gioco e delle slot machines”, viene sottolineato nel Rapporto. “Le indagini degli ultimi anni, invece, evidenziano un dato – continuava. Per la prima volta abbiamo visto che queste attività, molte sale giochi, moltissime slot-machine vengono gestite a Roma da personaggi inseriti organicamente nelle strutture criminali mafose.Personaggi che potrebbero stare a Rosarno a Gioia Tauro e gestire direttamente da lì ma che invece sono stabilizzate su Roma, sono il punto visibile di collegamento e di riferimento degli interessi di quelle famiglie, di quel pezzi di organizzazione criminale sul territorio. Questi personaggi intorno a sé hanno coagulato altri soggetti e hanno dato luogo a vere e proprie strutture criminali stabilizzate sul territorio romano; la stessa cosa l’abbiamo verifcata nel settore del traffco di stupefacenti Roma è sempre stato un crocevia […] ma per la prima volta constatiamo che su Roma sono stati trasferiti nuclei che si stabilizzano sul territorio e che lo utilizzano come base logistica per organizzare e realizzare fasi di questi traffci importanti”, spiegava il procuratore aggiunto Michele Prestipino, intervenendo alla presentazione del II Rapporto “Mafe nel Lazio” il 7 luglio del 2016. Il Rapporto apre uno specchio sulle organizzazioni criminali nel territorio di Ostia: “Con il provvedimento “Apogeo” verranno eseguiti dunque 5 decreti di sequestro di complessi aziendali, quote societarie, immobili, esercizi commerciali localizzati nel territorio in cui gli Spada esercitavano il loro potere criminale. Si legge più nel dettaglio nel provvedimento: «Le attività economiche sono 29, si tratta di società che gestivano bar, ristoranti, distributori di carburante sale slot ed anche associazioni culturali, palestre scuole di danza, ci sono quattro immobili di pregio tra cui quattro ville di cui una in stile liberty del valore di 800.000 euro. Con zero redditi dichiarati acquisivano beni per milioni di euro che richiedevano una capacità fnanziaria notevole ma anche un know how imprenditoriale e manageriale di un certo livello.90 La villa di Carmine Spada detto Romoletto al vertice del clan è una lussuosa villa liberty dal valore di 800.000 euro. Ottavio Spada viveva in una villa di minor pregio dal valore sul mercato di soli 450.000 euro […]». “L’inchiesta Apogeo” conferma anche il ruolo del clan Spada nella gestione del gioco d’azzardo legale con particolare riferimento alle slot machine: «[…] Non solo nel corso della presente indagine – scrivono i giudici – […] è emerso il ruolo di diretto controllo, ovvero la presenza quali soci di fatto di appartenenti al clan Spada in attività imprenditoriali di gestione delle sale giochi91 in Ostia nonché di gestione di numerosi apparecchi elettronici da intrattenimento, le c.d. Videoslot/Videolottery, installati all’interno di esercizi commerciali la cui proprietà o gestione non è riconducibile al clan Spada»”. E su un noto pregiudicato romano Sibio Salvatore, detto “er Tartaruga”, classe ’43, il Rapporto aggiunge: “Per capire chi è facciamo un passo indietro nei provvedimenti che lo vedono protagonista dello scenario criminale degli Ottanta a Roma quando i carabinieri del reparto operativo provinciale indicano in Sibio un terminale di un giro di scommesse clandestine e altri reati associativi.120 In quel periodo infatti Sibio viene arrestato per associazione a delinquere di stampo mafoso e traffco di droga nell’ambito delle indagini sulla cd. banda Marranella, poi assolto da queste accuse, fu condannato per una serie estorsioni compiute a Torpignattara per imporre i videopoker. Il 14 marzo del 1989 gli investigatori del reparto operativo scrivono di un presunto summit avvenuto fra i boss dell’epoca: Sibio infatti viene trovato in compagnia di pregiudicati come Giuseppe Carlino, Giuseppe De Tommasi ed il boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis. I pm lo ritengono un vero e proprio summit fra boss di livello. Abbiamo consultato le carte degli investigatori per capire perché la fgura di Sibio oggi riappare a Ostia e su quale “riserva di violenza” possa contare:121 «Il summit – scrivevano all’epoca i carabinieri – rivela inequivocabilmente il legame esistente tra il gioco d’azzardo ed il traffico delle sostanze stupefacenti ed il riciclaggio dei proventi tramite investimenti immobiliari e commerciali effettuati tramite società “fantasma” controllate da api storici della banda della Magliana”. “Il mare di Ostia è stato sottratto così, giorno dopo giorno, ai legittimi proprietari e ai cittadini. Eppure gli investigatori nei primi anni duemila, guardando ai movimenti dei boss sul territorio di Ostia, avevano pochi dubbi e qualche indizio sui tentativi che i clan stavano facendo per entrare in contatto con i principali imprenditori del litorale. Incendi, minacce, aggressioni sono state “fotografate” dall’attività della polizia giudiziaria e trascritte nell’informativa del marzo 2004, collegata al procedimento penale “Pergola + altri”.137 Si tratta di una importante indagine che ha portato a provvedimenti cautelari contro una trentina di persone accusate a viario titolo di traffco di droga e detenzione di armi, tentati omicidi, estorsioni, incendi di esercizi pubblici, gioco d’azzardo e riciclaggio”, aggiunge il Rapporto. “Nel X Municipio rientra anche il quartiere di Acilia che – secondo le stime dell’anagrafe di Roma – con un totale di 60.656 abitanti è la terza frazione più popolata d’Italia, dopo Mestre (Venezia) ed Ostia (Roma). Ad Acilia ha assunto negli anni un ruolo criminale di rilievo il gruppo guidato da Sandro Guarnera che, anche per mezzo di un patto federativo con Zogu Arben e Demce Elvis elementi apicali delle organizzazioni criminali albanesi attive a Roma e nei Castelli, ha ampliato la sua sfera d’infuenza ad Acilia con particolare riferimento alla gestione del narcotraffco, delle sale di slot machine, usura ed estorsione. La Cassazione ha confermato l’esistenza di solidi rapporti tra Zogu Arben, Demce Elvis e la famiglia Guarnera. Zogu e Demce sono strettamente legati a Fabrizio Piscitelli pregiudicato per traffco di stupefacenti contiguo al boss Michele Senese e leader degli Irriducibili della Lazio. Si legge nelle carte che «[…] la famiglia Guarnera gestisce le slot machine». Il collaboratore di giustizia Roberto Gibilisci racconta agli investigatori della squadra mobile anche che «quelle poste all’interno del bar sito nella piazza di Acilia sono loro. (…) Il “peso criminale” dei Guarnera ad Acilia è signifcativo tanto che riescono a far andare via da Acilia Fabio Timpani uomo di Mario Iovine e dei casalesi, mantenendo così “il monopolio delle slot machine ad Acilia”. La Cassazione ha recentemente confermato la condanna per estorsione aggravata di Sandro Guarnera che aveva costretto con le minacce a chiudere un’attività di scommesse legali che operava nel territorio di Acilia. Nonostante il predominio di Guarnera, rimane signifcativa la presenza di boss di elevato spessore criminale del clan dei casalesi e in particolare della fazione Iovine nel territorio fra Acilia e Dragona”, continua il Rapp orto. Si passa poi al territorio di Roma. “Fra estorsori e fnanziatori occulti dentro l’indagine “Hampa” si fa strada un altro personaggio che conta in quest’area. Si tratta di Salvatore Nicitra, arrestato con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafoso. (…) Signifcativo è il ritratto che ne fa il giudice istruttore Otello Lupacchini nell’ordinanza-sentenza contro la banda della Magliana: «Salvatore Nicitra, siciliano, con trascorsi di rapinatore, già amico di Franco Giuseppucci e referente di Enrico De Pedis per la commercializzazione della droga nella zona di Pimavalle, il quale per la sua capacità di gestire il gioco, venne anch’egli arruolato nella banda per conduzione di circoli privati.[…] Quest’ultimo, tra l’altro disponeva già una propria batteria, in confitto con Bebo Belardinelli, operante anch’egli a Primavalle e a sua volta nemico di Danilo Abbruciati. Negli anni Ottanta a Primavalle era esplosa una guerra senza esclusione di colpi: attentati, ferimenti ed omicidi. Il rapporto del reparto operativo dell’arma del 16 giugno del 1990 su questi fatti delinea un quadro – già all’epoca – chiaro e circostanziato sul radicamento mafoso in quegli anni e rappresenta un’analisi investigativa di primissimo piano, in cui un passaggio è riservato proprio a Nicitra: «L’attività’ investigativa svolta dai Carabinieri, al fne di stabilire connessioni tra criminalità’ organizzata ed altre organizzazioni criminose di tipo mafoso o camorristico, nei quartieri di Primavalle, Casalotti e Montespaccato, portava ad acclarare la presenza ormai affermata di specifci ed individuali episodi criminosi, ascrivibili ad un gruppo di persone che, aventi a fattor comune o la stessa terra d’origine o il luogo (borgata) di domicilio, incutono e riscuotono timore e rispetto fra la popolazione della borgata. I medesimi identifcati, tra gli altri, in Salvatore Nicitra ed Eugenio Serafni, venivano indicati come successori dei Belardinelli nella gestione delle attività che a costoro facevano capo, dal gioco d’azzardo al toto nero, dalle scommesse clandestine all’usura, alle estorsioni, circondati da un’aura d’impunità, sia per la loro particolare scaltrezza nell’eludere le investigazioni di Polizia e sia perché molte persone che hanno subito prepotenze, soprusi e violenze nonché ricatti di ogni tipo, preferiscono non denunciare le loro malefatte per paura di piu’ gravi rappresaglie”. “Per la prima volta in Italia, un progetto di prevenzione del gioco di azzardo prende spunto dal sequestro preventivo al clan Spada di una sala slot a Ostia Allo scopo di riqualifcare il bene sequestrato lasciando inalterata la sala slot, si è deciso di dare vita ad un “laboratorio vivente” ove ricostruire ed analizzare il contesto dell’azzardo e delle infltrazioni mafose nel settore”. E’ quanto specificato nel Rapporto “Mafie nel Lazio”, descrivendo l’opera della Regione nella gestione dei beni sequestrati alla mafia ed in particolare dell’operazione “Game Over”. “L’integrazione di attività psicoeducative nelle scuole con testimonianze e simulazioni in sala – si legge ancora – va a costituire un intervento capace di rispondere concretamente alle domande dei beneficiari. L’idea progettuale è coerente con le linee guida regionali del Piano sul gioco d’azzardo patologico varato a dicembre 2017 che prevedono azioni di “prevenzione universale rivolta alla popolazione generale, mediante iniziative e campagne di sensibilizzazione, di educazione ed informazione, al fine di scongiurare il rischio di sviluppare dipendenza patologica verso il gioco d’azzardo” rivolte in particolare a “segmenti di popolazione più vulnerabili, per esempio gli adolescenti […] verso i quali avviare azioni di prevenzione attraverso il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche”. L’Asilo Savoia propone un laboratorio guidato, protetto, scientificamente valido, in cui i ragazzi possano conoscere in termini esperienziali questo fenomeno ed essere aiutati a riconoscere i meccanismi che conducono all’azzardo patologico. Le classi coinvolte sono state immerse in un ambiente ricreato nei minimi dettagli e sperimenteranno “in vivo” gli stimoli che alimentano l’impulso a giocare d’azzardo ed i bias cognitivi che contribuiscono al mantenimento di comportamenti disfunzionali. Le emozioni e le distorsioni cognitive vissute saranno illustrate ed analizzate con tecniche atte ad accompagnare i ragazzi in un percorso di consapevolezza che diventerà fattore protettivo. In una fase distinta del progetto, allo sviluppo di nuovi giochi ed alla sensibilizzazione al gioco creativo sono stati affiancati, negli orari pomeridiani, laboratori di carattere artistico-espressivo. La progettualità si rivolge agli Istituti Secondari di Primo e di Secondo Grado che hanno beneficiato gratuitamente di un set di incontri, da svolgersi nell’arco di circa 3 mesi”. Parlando invece del clan Di Silvio in provincia di Latina, il Rapporto cita la relazione del 2018 della Commissione Antimafia, nella quale si sintetizza la “condizione in cui versa il sud pontino, sotto il profilo delle presenze criminali: «appare sempre di più come l’avamposto di una sorta di grande camera di compensazione dei sistemi criminali. Tra Formia e Sperlonga investiva il re delle ecomafie, l’avvocato Cipriano Chianese ritenuto dalla Dda di Napoli la mente dei grandi traffici di rifiuti del cartello dei casalesi. Ingenti somme di denaro sono state sequestrate in pochi anni a pericolosi clan di camorra, come i Mallardo, gruppo che puntava alla provincia di Latina per riciclare e investire i proventi delle proprie attività illecite. Formia è stata definita la Las Vegas del sud pontino, in ragione dell’elevato numero di sale da gioco. In città risultano attive 16 sale da gioco, 32 esercizi commerciali in possesso di slot machine e video poker, con il rapporto all’incirca di una macchinetta ogni 70 abitanti»”. cdn/AGIMEG