Scommesse: imprenditore trentino costretto a chiudere sei agenzie. Chiederà i danni

Dino Rebek, titolare di otto agenzie di scommesse in Trentino, ha annunciato una battaglia contro il provvedimento provinciale che nega la proroga che avrebbe consentito alle sale da gioco di rimanere aperte anche a meno di 300 metri dai luoghi sensibili.

Delle otto attività sarà costretto a chiuderne sei con questa normativa. Nell’intervista rilasciata al quotidiano Adige, l’imprenditore si scaglia contro la decisione amministrativa definita politica, anche se aveva avuto rassicurazioni da alcuni consiglieri ed assessori della maggioranza.

Erano stati presentati in Consiglio due emendamenti dalla maggioranza, uno da Forza Italia e uno di Fratelli d’Italia sulla proroga, in attesa di una più completa norma nazionale. Non sono passati entrambi non solo per il voto contrario dell’opposizione di centrosinistra ma anche per la bocciatura della Giunta Provinciale.

Nelle otto attività, aperte a partire dal 2015 con diversi mutui da pagare, vi lavorano 20 persone, quattro sono di sua gestione e quattro in affitto. Secondo le normative sei locali distano meno di 300 metri in linea d’aria da luoghi sensibili come scuole, asili ed ospedali, luoghi frequentati principalmente da minori. I controlli, assicura il gestore, sono costanti nei locali; è vietato l’ingresso ai minori e si gioca esclusivamente con la tessera sanitaria.

Rebek sottolinea anche che anche se formalmente i suoi locali esistono da sette anni, per un anno e due mesi sono rimasti chiusi nel periodo del lockdown, mentre invece continuavano le scommesse illegali con molti guadagni, ma non dichiarati. È rimasto molto deluso dalle scelte della politica trentina, non tanto dal centrosinistra, che definisce coerente con le scelte, ma con chi, in primis la Lega non ha fatto seguito alle promesse elettorali. Ha apprezzato la scelta della Regione Lazio di non applicare la normativa alle attività già presenti prima dell’entrata in vigore della legge.

Ribadisce inoltre che sono stati colpiti gli interessi non solo delle singole attività ma soprattutto dei dipendenti; per questo motivo chiederanno i danni alla Provincia.
Un altro fatto non indifferente è che vi saranno meno entrate fiscali con questo decreto; sempre secondo l’imprenditore mancheranno al gettito 35 milioni di euro dei 50 che entrano attualmente. mc/AGIMEG