Decreto dignità, pubblicità sulle scommesse e mondo del calcio. Sono questi i temi trattati nella puntata di ieri sera di Filorosso Revolution, il programma di Rai3 condotto da Federico Ruffo. Il servizio dedicato alle scommesse è iniziato con un’ampia panoramica dei siti .news e .sport degli operatori. Nel video, il giornalista, oltre ad intervistare un ragazzo in cura presso un centro sulle dipendenze, ha mostrato diversi siti di informazione sportiva di operatori di scommesse.
Nel servizio è stato riportato, nuovamente, il dato del “giro d’affari del gioco d’azzardo che è di 150 miliardi di euro”, senza però specificare che i soldi veramente sono 20 miliardi visto che la restante parte torna a giocatori sotto forma di vincite. Secondo quanto riportato nel servizio, questi valori così elevati sono stati tra le ragioni che hanno portato, nel 2018, al Decreto Dignità ed al divieto di pubblicità sui giochi e sulle scommesse.
Dopo il solito intervento contro il gioco di Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle e l’opinione di Filippo Torrigiani, consulente Commissione Antimafia, sono intervenuti i direttori di Tuttosport e della Gazzetta dello Sport. “Noi non facciamo nulla di borderline perché prima di pubblicare, viene tutto visionato dai nostri studi legali. Abbiamo avuto diversi controlli, li abbiamo tutti superati e credo che lo stesso valga per le altre testate sia televisive sia giornalistiche”, ha sottolineato Stefano Barigelli, direttore de La Gazzetta dello Sport.
“Tutto questo è perfettamente legale – sottolinea il servizio – A sdoganarlo, secondo gli autori del Decreto Dignità, sarebbe stata la stessa Agcom con le Linee Guida”. “O proibisco il gioco tout court, o in qualche modo, nei limiti della continenza giornalistica, ti devo consentire di far sapere che esiste. Che poi si sia creato, oggettivamente, questo corto circuito – ha dichiarato Massimo Capitanio, commissario di Agcom – per cui la possibilità di fornire delle informazioni all’utente venga utilizzata anche per promuovere il brand della società stessa, è sicuramente un capitolo che può essere rivisto”. E sulle notizie di comparazione quote dei quotidiani sportivi, Capitanio ha sottolineato che: “questi sono dei meccanismi che, se segnalati agli uffici (di Agcom, ndr), possono essere valutati. Questo è un tipico caso borderline“.
“Le scommesse non vogliono essere messe in un angolo. Lo sport, il calcio in testa, non vuole rinunciare alle entrate che le scommesse portano, direttamente e indirettamente. Tanto che le regole attuali si aggirano con una certa disinvoltura”, ha sottolineato Federico Ruffo, conduttore della trasmissione.
“Credo che l’approccio che avete dato a questa trasmissione sia un po’ sbagliato. Non andate alla causa del problema – ha dichiarato Claudio Lotito, presidente della Lazio -. La norma che vieta la pubblicità indiretta non risolve i problemi perché noi dovremmo mettere in campo una serie di azioni per prevenire, formare e reprimere certe situazioni che determinano le dipendenze da gioco.
La cultura dell’eccesso del gioco che fa male deve essere portata avanti nelle famiglie, nelle scuole attraverso una serie di azioni che servono a prevenire le dipendenze. Facciamo una norma che dice che non possiamo pubblicare un nome perché quel nome fa riferimento ad una società che fa scommesse. Scusate ma questa mi sembra una follia. Anche perché poi i fatti testimoniano che ci sono le sale giochi, le sale bingo, dove ci vanno soprattutto le persone sole. Io non sto giustificando atteggiamenti e fatti che pubblicizzano in modo palese le scommesse. Ma la pubblicità indiretta, quella vera, dove si espone solo un marchio, che non incentiva le scommesse, e viene considerato illegale”.
“Io la maglia dell’Inter non l’avevo nemmeno notata. Si guarda le gesta dei calciatori, le partite, ci si emoziona per i propri beniamini. Tutto questo ha comunque un causa, il digitale che può portare a certe problematiche. Non è solo per le scommesse. La noia è un’altra causa. Spesso i ragazzi si annoiano e stanno ore al cellulare e si imbattono magari in cose legate alle scommesse.
Secondo me non è la pubblicità che crea la ludopatia, ma sono una serie di fattori e soprattutto una forza della non curiosità. Ci si abbrutisce, non si è più curiosi di vedere nulla, di spegnere il cellulare e avere un contatto umano. E’ un processo che porta le persone ad essere molto deboli anche nelle scommesse. Perché comunque le scommesse fanno divertire, fanno passare il tempo, come le sale Bingo perché la gente ha bisogno di posti dove passare il tempo. E le sale Bingo, che portano anche soldi nelle casse dello Stato, fanno questo e la gente va lì anche per stare in compagnia”. E’ quanto detto da Simona Ventura, conduttrice.
“L’Agcom dovrebbe intervenire. Un’interpretazione della legge dovrebbe essere più rigorosa ed eviterebbe questo problema di aggiramento della norma. Però voglio anche sottolineare che, quando penso ai campi di calcio, dell’attività sociale del mondo del calcio, di quella non professionistica ma sportiva, bisogna anche dare una mano e intervenire con una fiscalità di vantaggio. Non ho mai scommesso in vita mia, non gioco neppure la schedina, sono distante da queste cose ma devo dire che, oggettivamente, dare una mano al calcio mi sembra una cosa giusta per la promozione sociale che fanno e che devono fare”, ha sottolineato Mastella sindaco Benevento.
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