Saracchi (dir. giochi ADM) in Senato: “Importante censire chiunque offra gioco per passare dalla repressione alla prevenzione dell’offerta illegale. Stratificazione normativa di alcune Regioni ha portato all’espulsione del gioco pubblico dal territorio. Dove scompare il gioco legale, arriva l’illegalità”

“Sono uno dei componenti dell’ufficio di presidenza del Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori, previsto e presieduto dal Direttore Generale Marcello Minenna. Il Comitato ha un istituto di formazione normativa previsto dal decreto legge 78 del 2009 articolo 15ter che in maniera testuale e precisa identifica le competenze e ciò che dovrebbe fare e ciò che fa il comitato. Ci sono state poi susseguenti norme di dettaglio e precise che hanno attribuito poteri specifici al Comitato di particolare rilevanza, come l’articolo 29 del Decreto legge 124 del 2019 che affida la possibilità all’Agenzia di istituire un fondo pari a 100mila euro per l’utilizzo di scommesse simulate per entrare all’interno di sale scommesse e punti gioco e verificare con i nostri ufficiali e agenti di polizia giudiziaria l’illegalità che può essere perfezionata. E’ una sorta di un’agente sotto copertura che può circostanziare e perfezionare degli approfondimenti tecnici in sito”.

E’ quanto ha dichiarato Stefano Saracchi, direttore giochi ADM e membro del Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori (COPREGI) in audizione nella Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico.

“Il problema dell’illegalità nel gioco deve essere distinto non più in un approccio statico di gioco illegale ma in un approccio dinamico di illegalità nel gioco. Bisogna avere il coraggio di ammettere che l’illegalità non è più solo un discrimine tra ciò che è autorizzato e ciò che non lo è. A volte, nell’ambito della nostra attività operativa, rileviamo l’illegalità anche nel gioco autorizzato, questo è sintomatico delle infiltrazioni della criminalità autorizzata, come il Procuratore Antimafia ha voluto rappresentare, all’interno di concessioni e autorizzazioni. Questa è una minima parte e non la maggior parte dei casi. Tuttavia dobbiamo avere ben chiara la distinzione del fatto che le norme del diritto penale molto invasive nell’ambito dell’approccio repressivo e di polizia giudiziaria, funzionano perché sono complete e possono aiutarci a porre fine alle infiltrazioni e a ciò che ne deriva”, ha aggiunto.

“E’ un approccio metodologico di tipo preciso che nasce dall’esperienza sul campo. In realtà l’approccio principale deve essere con tre fasi distinte e separate, una volta individuati i compiti e le potenzialità del Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori e le azioni. La prevenzione si fa anche grazie alle norme del diritto pubblico e a quello del diritto amministrativo. Tutto ciò che è patologico deriva da vulnus amministrativi nell’ambito del diritto pubblico. Quindi nella Commissione sul gioco illegale, il nostro contributo deve focalizzarsi anche sulle norme antecedenti la repressione e la prevenzione. Parliamo di alcune situazioni giuridiche che si sono create con una stratificazione normativa bipartita e di bicompetenza tra Stato e Regioni. La stratificazione normativa tra Regione e Regione ha a volte portato all’espulsione del gioco pubblico dal territorio. Questo comporta che, mettiamo che la domanda di gioco è anaelastica ossia che varia di poca quantità rispetto alla variazione dell’offerta, quell’offerta verrà esercita dall’illegale e quindi da parte della criminalità. Questa espulsione ha permesso di accogliere da parte del gioco illegale una fetta di mercato rilevante”, ha continuato.

“Questo vuol dire che il legislatore del 2009 è stato saggio nell’identificare repressione e prevenzione perché la criminalità non si concentra a raccogliere la parte di offerta mancante dallo Stato, ma si concentra anche nella capacità di infiltrarsi nel gioco autorizzato per cercare di riciclare denaro. Anche gli operatori del gioco pubblico devono comportarsi esattamente come gli intermediari finanziari ossia devono presentare segnalazioni per operazioni sospette alla Banca d’Italia e all’Unità di Informazione Finanziari lì dove ci fosse il superamento in contante di determinate soglie. Di base il concessionario deve rappresentare, ogni qual volta ha la percezione soggettiva per frammentarietà delle scommesse o oggettiva di superamento di soglie, queste segnalazioni. Se non lo fa incorre nelle stesse sanzioni di un istituto di credito o bancario”, ha detto.

“Questa stratificazione normativa ha permesso l’obbligatorietà di un’intesa in Conferenza delle Regioni ed Enti Locali in sede Unificata per identificare l’approccio innovativo che doveva esser messo a terra per quanto riguardava i punti gioco e scommesse. L’Intesa è stata raggiunta nel 2017 ed era caratterizzata da 7 punti, i primi tre identificavano i sistemi di gioco del futuro e gli ultimi quattro le azioni repressive e repentine da porre in essere. I primi tre punti non si riesce a capire se siano vigenti o meno. Ogni volta che ADM deve svolgere una nuova gara di concessione abbiamo un problema di autorizzazione. Al momento siamo in dirittura di arrivo con proroghe legislative e tecniche, al 30 giugno di quest’anno. Il Consiglio di Stato ci chiede se l’intesa del 2017 è ancora cogente e vigente, se non lo fosse le gare devono essere svolte in una determinata maniera. Capire questo ci permette di capire lo sviluppo fisico sul territorio e si riconnette al concetto di repressione e prevenzione di gioco illegale e dell’illegalità nel gioco. Se sul territorio non si riscontra l’offerta, ma diamo per ipotesi che la domanda è anaelastica, ci saranno patologie evidenti”, ha evidenziato.

“Quello del gioco è un settore delicato e rilevante dal punto di vista macroeconomico. Nel 2020 la raccolta sul gioco pubblico ha raggiunto i 90 miliardi di euro, nel 2021 i 110 miliardi di euro, c’è stata una ripartizione più a favore del gioco online. Se l’introito erariale si aggira tra il 15 e il 20%, immaginiamo un introito di 15 miliardi di euro l’anno. Nel momento in cui abbiamo identificato norme precise come la 160 del 2019 che identifica i diritti da porre a terra, il legislatore ha stabilito i diritti che possono essere messi in concessione. Il gioco online permette 40 diritti con base d’asta a 2 milioni e mezzo a diritto. Se lo corroboriamo con i dati di prevenzione e repressione, ossia solamente nei primi due mesi dell’anno del 2021 abbiamo chiuso 150 siti illegali e nel 2020 200 soltanto nel settore del gioco, porre a terra nell’online 40 diritti è un numero limitato che lascia spazio all’illegalità. ADM suggerisce la possibilità di intervenire con un ampliamento dei punti diritti per censire e capire come poter esercire il gioco nel miglior modo possibile per togliere l’illegalità. E’ evidente che continueremo comunque a fare quello che dobbiamo fare”, ha aggiunto.

“E’ necessario mantenere gli argini di confine tra illegalità e legalità, ma se ampliamo la cornice di confine riusciamo a censire tutti i concessionari in maniera più chiara ed incisiva. Dal momento che li abbiamo censiti non ci sarà più repressione ma prevenzione. Ciò che abbiamo censito lo riusciamo ad identificare punto per punto e con lui ogni transazione. Ecco perché abbiamo voluto che questa relazione condivisa rappresentasse una connessione tra diritto pubblico, diritto penale e diritto amministrativo. Il pubblico sono le norme concessorie con il vulnus del ricevimento della conferenza unificata, quello amministrativo è la prevenzione e la vigilanza, la repressione è l’intervento operativo e di diritto penale. Le norme di diritto penale sono complete, pervasive ed incisive. Quindi, il COPREGI che oggi si dedica alla repressione potrà dedicarsi alla prevenzione. L’approccio che i magistrati più importanti ci insegnano è che il concetto di repressione è patologico e deve intervenire solamente ex post, il concetto di prevenzione è antecedente alla patologia”, ha detto.

“Il DURF, documento unico di regolarità fiscale, nasce nel 2019 e statuisce che non possono essere titolari e condurre esercizi commerciali di gioco operatori economici che hanno commesso violazioni agli obblighi di pagamento di imposte e tasse o contributi evidenziali. Le nostre pattuglie possono avviare un procedimento di decadenza anche dove venga accertata una violazione nell’ambito fiscale. Le norme del diritto penale sono storiche ma quanto mai oggi attuali, come quella che istituisce le frodi in competizioni sportive, per cui sono previste pene quali la reclusione. Le patologie della criminalità organizzata si possono concentrare secondo due aspetti, tra questi l’immissione di provento illecito all’interno del circuito legale. Non sempre il match-fixing è connesso alla criminalità organizzata, ma nella maggior parte dei casi sì. Parliamo ora di intermediazione del gioco, di quelle norme che vanno a colpire chi fa esercizio del gioco illegale e non ha una concessione, per questa è prevista una reclusione da 3 a 6 anni e una multa sino a 50mila euro. Dal 2019 possiamo agire attraverso la confisca dei beni e anche per equivalente”, ha sottolineato.

“Bisogna allargare le maglie del gioco legale il più possibile, comunque nell’ambito di applicazione delle norme, così possiamo sapere tutto, su scommesse di qualsiasi importo. Match-fixing significa truccare una scommessa sportiva e dare un esito diverso da quella che è la realtà. Awp e Vlt, interventi problematici rispetto alla connessione della rete sul settore del gioco per previsione del pagamento delle vincite sulle macchine. Dobbiamo intervenire rendendo randomico e casuale il pagamento rispetto alle macchine che non hanno una predizione, altrimenti dobbiamo combattere il fenomeno con la repressione e non la prevenzione. L’infiltrazione c’è. L’approccio della relazione è trifasico. Vi segnalo l’importanza di portare il diritto pubblico e amministrativo ad essere strutturato sul territorio da evitare la repressione. La prevenzione va sempre fatta. Bisogna concentrarsi in una direzione delle norme del diritto pubblico e di prevenzione ancora prima di ricordarci che esistono norme di repressione e di diritto penale”, ha sottolineato.

cdn/AGIMEG