Vullo (Kogem): “Ad un piccolo operatore non consiglierei di partecipare al bando, troppo onerosi i costi”

“È da tempo che parliamo delle criticità di questo riordino. Le previsioni sulla partecipazione al bando di gara dell’online parlando di 50 concessionari per 350 milioni di euro di entrate complessive. Va però fatta innanzitutto una distinzione tra società e concessionari: le prime possono arrivare fino a 5 concessioni e sotto questo punto di vista ci saranno una ventina di società che potrebbero prendere più di una concessione.

Ho inoltre dubbi che ci sarà una migrazione massiva dagli operatori che non avranno più concessione ai 50 concessionari previsti. Ci sarà anche la possibilità della chiusura di conti gioco; quindi, c’è anche un rischio che i giocatori di questi operatori finiscano su siti illegali in modo inconsapevole. A mio avviso, ci sono criticità che non sono state valutate adeguatamente”. È quanto ha dichiarato il fondatore di Kogem, Salvatore Vullo, durante il panel “Gioco online: il “non” riordino. Criticità e rischi dell’ultimo decreto del governo in tema di gioco pubblico” all’Enada 2024.

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“Se dovessi fare una consulenza ad un piccolo operatore, alla luce di questo bando, non consiglierei di partecipare. Ci sono diverse problematiche: i piccoli e medi concessionari non hanno grandi capacità tecnologiche e andandoli a caricare di un costo così alto all’ingresso, si creano ulteriori criticità. Dal lato tecnologico si prevede una rivoluzione e ciò comporta altri costi da fronteggiare nel corso della concessione. Tutto questo crea un rischio d’impresa non indifferente. Tipster e PVR stanno dettando questo bando poiché sono coloro che possono fidelizzare i clienti; dunque, se l’operatore medio riuscirà ad acquisire quote di mercato potrà riuscire ad andare avanti, ma le criticità sono davanti agli occhi di tutti. Ci sono inoltre tanti nodi di cui non si parla, uno su tutti è quello con le banche“.

“Andiamo incontro ad un mercato che cambierà notevolmente. Molto probabilmente ci sarà una proroga tecnica e ciò causerà che i concessionari, a gennaio, dovranno pagare i canoni concessori comportando un ulteriore peso che graverà maggiormente su coloro che stanno ancora decidendo se partecipare o meno. Le varie criticità andranno oltre il primo semestre del 2025 e saranno dovute alle mancanze amministrative. Nel bando del 2018, i nuovi concessionari partirono un anno e mezzo dopo e non era una cosa normale. Ora, ci sono solo 6 mesi di tempo per avviare le nuove concessioni”. ac/AGIMEG