Riforma fiscale e riordino giochi, ecco la memoria integrale dell’audizione di A.GI.RE

“Tre parole “CERTEZZA DELLE REGOLE”. Nel settore dei giochi, nell’ultimo decennio, si è assistito a un radicale cambiamento delle normative di riferimento ed una continua variazione della tassazione che, di fatto, hanno creato incertezze per il futuro di migliaia di imprese operanti nel mondo del gioco pubblico. Questa riforma ha per il settore un’aspettativa importante affinché possa finalmente dare quella stabilità nel medio lungo periodo che consenta di fare programmazione degli investimenti e, in particolare, che le regole non mutino per tutta la durata delle future concessioni”.

E’ quanto sottolineato nella memoria depositata alla Camera relativa all’audizione riguardante la “Delega al Governo per la riforma fiscale” dall’Associazione Gioco e Scommesse Reti Esercenti A.GI.RE.

  • Armonizzazione delle normative regionali e comunali

“Presupposto necessario ed imprescindibile per poter emanare nuovi bandi di gara è la soluzione definitiva del “conflitto” Stato-enti locali. Oggi esistono leggi Regionali e regolamenti comunali a “macchia di leopardo” con prescrizioni molto diverse tra loro spesso legate a ideologie politiche, più che basate su studi scientifici. Per poter riorganizzare razionalmente l’offerta di gioco, lo Stato deve riappropriarsi a pieno della riserva statale in materia di gioco pubblico. I tentativi di arginare il fenomeno della ludopatia con dei limiti distanziometrici non può funzionare nell’era digitale. Basta un click su telefoni cellulari o pc e ci può proiettare nel mondo dei casino telematici. Un mondo in cui non esistono distanze né limiti orari. Proprio la rete fisica, al contrario è un baluardo fondamentale per arginare gli eccessi, per l’effetto dissuasivo che può avere il contatto diretto con un operatore qualificato e quel senso di pudore che qualche modo rappresenta un deterrente per arginare gli eccessi. Paradossalmente poi, tali distanziometri sono applicati solo alle attività provviste autorizzazioni di cui all’88 TULPS (licenza di polizia) in cui ,di fatto, è precluso l’accesso e il gioco ai minori e dove ogni eventuale abuso è sanzionato pesantemente. In questa direzione, sarebbe opportuno destinare una quota delle entrate erariali derivante dai giochi alle Regioni e ai Comuni da destinare anche alla formazione degli esercenti che operano sul territorio di pertinenza e finanziare altresì adeguate campagne d’informazione, si potrebbe in tal senso destinare quota parte dei canoni di concessione che sono fissi e determinati. In questo modo gli enti locali sarebbero attivamente coinvolti nella gestione delle problematiche e non più solo soggetti passivi su cui ricadono gli effetti negativi delle problematiche da gioco. Serve pertanto una normativa statale che stabilisca dei paletti certi su tutto il territorio nazionale e,se proprio si vogliono fissare dei limiti di distanze, queste non dovrebbero superare i 200 metri da luoghi cosiddetti sensibili certi e definiti, quali scuole secondarie, università e luoghi di culto che non diano quindi adito ad interpretazioni, salvaguardando comunque la rete esistente. Quanto ai limiti orari imposti da alcuni Comuni, questi potrebbero avere un senso se fossero estesi alle piattaforme online ed in particolare nelle ore notturne: in assenza non producono alcun effetto positivo. Al contrario tendono ad isolare il giocatore in un ambiente lontano da occhi indiscreti con effetti ancora più negativi. Solo in presenza di regole certe e chiare si potrà procedere alle gare per l’assegnazione delle nuove concessioni. Sarebbe opportuno evitare concentrazioni di punti vendita che l’effetto espulsivo delle Leggi regionali sta determinando, con dei veri e propri quartieri del gioco e pensare, invece, a distanze tra un negozio di gioco e l’altro che potrebbe sicuramente avere maggior efficacia”.

  • Razionalizzazione e riduzione dell’offerta di gioco

“Occorre una razionalizzazione dell’offerta di gioco, anche in direzione di una riduzione della stessa da tutti auspicata. Chiarire in maniera netta quali saranno i soggetti autorizzati alla raccolta dei giochi pubblici e stabilire dei limiti numerici congrui anche su base regionale e/o provinciale: – Negozi di gioco specializzati; – Punti di gioco come attività accessoria; – Sale Bingo; – Rivendite di tabacchi; – Sale da gioco dedicate agli apparecchi, Awp e Vlt; – Punti di ricarica dei conti telematici( PVR); – Altri locali cosiddetti “generalisti” con sole Awp. Oggi esistono dei limiti numerici e dei bandi di gara solo alle prime tre fattispecie e, in qualche modo, anche alla rete delle rivendite di tabacchi mentre, di fatto, nelle altre categorie l’offerta di gioco può essere estesa senza limiti. Per Awp e Vlt esistono limiti numerici solo sul numero di apparecchi ma non sul numero di esercizi che possono ospitarli. Questo ovviamente mina qualsivoglia tentativo di arginare l’offerta e soprattutto la percezione di controllo effettivo della diffusione dell’offerta stessa. Sarebbe opportuno pianificare l’offerta indicando il numero massimo di esercizi per tutte le tipologie di attività e definire in maniera inequivocabile i prodotti di gioco che ognuna delle tipologie può commercializzare nonché i requisiti minimi. Solo in questo modo si potrà dire di avere piena coscienza e conoscenza dell’offerta di gioco disponibile sul territorio. Ci sono fenomeni di sovraffollamento dell’offerta in determinati comuni che di fatto determinano un’esasperazione del fenomeno gioco e in alcuni casi una degenerazione dello stesso. Per meglio comprendere il senso, si evidenza come attualmente siano operativi circa 12.000 punti vendita di gioco delle prime tre tipologie ma di fatto non si conosca il numero degli altri esercizi che offrono gioco pubblico. In quest’ottica sarebbe opportuno pianificare, di concerto con le associazioni di categoria, un limite numerico per ogni tipologia di attività e le caratteristiche inderogabili che le stesse devono avere”.

  • Tassazione

“E’ necessario uniformare e armonizzare la tassazione di tutte le tipologie di gioco ed in particolare estendere la tassazione sul margine agli apparecchi da intrattenimento cosiddette AWP e VLT e alle scommesse ippiche, in particolare per queste ultime, l’eccessiva tassazione ha determinato una crisi irreversibile che ha dirottato i giocatori verso altri prodotti, mettendo in crisi tutto il mondo ippico. In questa prospettiva, bisognerebbe prevedere che la tassazione di riferimento non possa essere variata durante tutta la durata delle concessioni, affinché possa essere garantito il giusto rispetto della programmazione economica dell’intera filiera del gioco. Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un incremento esponenziale della tassazione, spesso dettata da ideologie politiche, che ha minato, di fatto, la sostenibilità delle imprese. Basta ricordare che il settore del gioco ed in particolare le scommesse sportive è stato l’unico settore che ha subito un’ulteriore tassa, la cosiddetta tassa salva sport, in piena pandemia, con le attività chiuse per DPCM. Andrebbe completamente rivisto il criterio di imposizione fiscale, passando ad una applicazione dell’aliquota sul margine di utile, abbandonando l’attuale criterio di incidenza sul volume di raccolta. Per gli apparecchi il sistema attualmente vigente non tiene conto della variabilità delle vincite erogate dagli apparecchi stessi, che potrebbero azzerare il valore della raccolta lorda e quindi del conseguente rischio che il prelievo erariale si trasformi in un costo assolutamente imprevedibile, tutto a carico del gestore/terzo delegato, che è tenuto ad anticipare mediante ricorso ai propri mezzi finanziari. Anche ulteriori costi, quali ad esempio il canone di interconnessione, dovrebbero essere applicati sugli utili effettivi percepiti dalla filiera del gioco, secondo criteri di ripartizione codificati nelle previsioni del contenuto minimo dei contratti della filiera stabiliti da ADM, che saranno contenute nelle convenzioni relative ai futuri bandi di concessione”.

  • Qualificazione della filiera del gioco pubblico e remunerazione

“In direzione di una miglior qualificazione dell’offerta di gioco bisognerebbe prevedere l’istituzione di albi professionali degli operatori di gioco distinti per tipologia di attività svolta. Questo determinerebbe una vera e propria professionalizzazione dell’attività di esercente e/o gestore del gioco. L’accesso alla qualifica dovrebbe prevedere il superamento di un esame di ammissione in cui venga valutata la conoscenza delle normative di riferimento e tutte le problematiche connesse all’offerta del gioco, o il riconoscimento della qualifica per titoli per gli operatori già attivi da almeno 10 anni. In questo modo sicuramente si avrebbe la certezza della qualificazione degli operatori, a garanzia e dell’ordine pubblico e della sicurezza, oltre che nell’interesse della salute pubblica. Una volta definito l’elenco degli operatori di gioco qualificati, dovrebbero essere previsti ed inseriti nelle convenzioni di concessione delle condizioni minime di remunerazione e termini certi delle durate contrattuali. Quest’ultimo passaggio è fondamentale perché, sebbene si tratti di contratti di gestione di natura privatistica, sono spesso imposti e vincolanti senza possibilità di concertazione”.

  • Bandi di gare e contenziosi

“Prima di procedere alle nuove gare, bisognerebbe definire tutti i contenziosi in essere, lodi arbitrali ippici, azioni risarcitorie, minimi garantiti, contenziosi con i cosiddetti Ctd(centri trasmissione dati), Stanleybet in particolare, e di conseguenza evitarne di nuovi. Una sorta di anno zero che non lasci spazio ad incertezze e interpretazioni e che definisca un quadro certo. Di fatto sono 10 anni che si procede a rinnovi automatici senza bandi gara e nel frattempo proprio per andare incontro alle esigenze di sanare contenziosi sono state fatte nel 2014 e nel 2015 due sanatorie sui cosiddetti ctd che non hanno prodotto gli effetti sperati, in quanto l’adesione non è stata totale ed è stata invece creata una concorrenza a costi ridotti alla rete definita dalle ultime gare d’appalto del 2013. In questa direzione dovrebbe essere garantita la concorrenza e la salvaguardia delle imprese italiane, stabilendo delle soglie minime numeriche di partecipazione relativamente basse ed evitare, di conseguenza, eccessive concentrazioni in mano a fondi esteri. Si potrebbe stabilire, ad esempio, un lotto minimo di 20 punti ed una concentrazione massima del 15% del numero di punti vendita di gioco sportivo e ippico, così come per gli eventuali bandi di gara sulle awp e vlt si potrebbe stabilire un lotto minimo di 1000 apparecchi quale requisito per la partecipazione al bando e una concentrazione massima del 15% , per le sale Bingo, anche qui ,prevedere una concentrazione non superiore al 15%. Inoltre, andrebbe razionalizzato e ripensato il sistema legato alle concessioni per il gioco a distanza (GAD), poiché molto spesso le relative declinazioni contrattuali danno vita ad una filiera del gioco, parallela a quella fisica, senza dover sostenere i costi imposti a quest’ultima per l’adozione degli strumenti e dell’organizzazione necessaria allo svolgimento della sua attività, in tal modo falsando le regole della concorrenza”.

  • Ideazione di un sistema di riconoscimento di credito d’imposta adeguato al settore

“L’adeguamento delle sale da gioco specializzate a quelle che saranno le caratteristiche e i requisiti minimi previsti dai bandi di gara, dovranno essere supportati dal riconoscimento di crediti d’imposta per i lavori effettuati, anche in ragione degli elevati costi che occorre sostenere per il rispetto del capitolato tecnico. Analogamente, dovrebbe essere riconosciuto un credito d’imposta per l’adeguamento tecnologico delle Awp,t enendo in considerazione che ogni intervento del legislatore che ha modificato l’aliquota PREU, aumentandola, ha già comportato la necessità di sostituire tutte le schede da gioco e che tali costi devono ancora essere ammortizzati. Molte imprese hanno piani quinquennali o addirittura decennali per il pagamento di tali modifiche. In questa prospettiva, pertanto, è necessario prevedere tempi di ammortamento dei costi sostenuti per le schede da gioco più rapidi, con possibilità effettiva di fruizione di un credito di imposta che tenga conto del continuo rinnovamento del parco awp imposto dallo specifico sistema di riferimento o per l’adeguamento a quelle che saranno le future awp cosiddette da remoto”.

  • Rapporti bancari

“Nel rispetto delle normative sulla tracciabilità dei flussi finanziari, le imprese del settore hanno la necessità di avere conti correnti bancari e sistemi di pagamento elettronici nonché linee di credito come qualunque impresa commerciale. Negli ultimi anni le banche, per policy aziendali legate a codici etici o di compliance sull’antiriciclaggio non solo non aprono più conti correnti ma addirittura provvedono alla chiusura di quelli in essere, rendendo, di fatto, impossibile l’operatività delle imprese stesse. I soggetti della filiera, in particolar modo i gestori, sono tenuti a garantire il riversamento del PREU allo Stato per il mezzo dei concessionari, attraverso il conto corrente dell’impresa; l’atteggiamento degli istituti di credito rende tutto ciò impossibile. Analogamente per tutti gli altri giochi, gli esercenti incassano e riversano ai concessionari l’intera raccolta, trattenendo solo la quota del proprio aggio. Anche in questo caso sarebbe improponibile la gestione di questi flussi senza un rapporto di conto corrente su cui canalizzare i pagamenti. E’ necessario un intervento normativo che imponga alle banche l’apertura dei conti correnti e la relativa fornitura di pos per i pagamenti elettronici che consenta alle imprese di gioco il rispetto del pagamenti previsti, dalle normative vigenti, delle quote erariali e di tutti i flussi indicati nelle convenzioni di concessione”. cdn/AGIMEG