Ricerca Doxa, Belli (BVA Doxa): “Gioco legale baluardo contro illegalità. Distanziometro misura espulsiva che danneggia imprese e lavoratori”

“Nello studio metodologico Doxa emerge una presenza di elementi che connotano il gioco pubblico, comparto importante nel tessuto economico e sociale. Il settore del gioco è normato e sicuro, sia per i giocatori sia inteso come baluardo all’illegalità. Consente di avere importanti entrate erariali e la presenza di un ricco tessuto imprenditoriale, oltre a garantire moltissimi posti di lavoro. Allo stesso tempo appare evidente come vi siano alcune distorsioni in termini di opinione pubblica: è mancata forse la valorizzazione dell’ importanza del gioco pubblico come lotta al gioco illegale, così come la competenza degli operatori”. E’ quanto ha affermato la dottoressa Roberta Belli – BVA Doxa, Sociologa e Ricercatrice nel corso della presentazione della ricerca Doxa “Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo”.

“Il Gap è un disturbo esistente e di cui gli operatori si fanno carico, ma spesso si verifica uno storytelling non corretto nell’opinione pubblica. Il giocatore sociale tende ad essere assimilato ad un giocatore a rischio. Il gioco in quanto tale è diventato il nemico da combattere. Lo stesso impianto normativo sembra per certi versi percorrere una via non corretta: spesso si coglie un tentativo di de-giochizzazione del paese, più che la volontà di governare il gioco e attuare misure per contrastare il Gap. L’obiettivo sembra essere quello di inibire il gioco, in modo da salvare chi ha una relazione problematica con esso o potrebbe averla. Invece il giocatore sociale, che rappresenta la quasi totalità dei giocatori, ha una relazione sana e ludica con il gioco. Tra l’altro il giocatore problematico usa vie diverse pur di giocare. Il problema è che lasciando aree vuote, il gioco illegale si insinua”.

“La sovralegiferazione e il multistrato normativo hanno creato confusione e iniquità, con situazioni differenti nelle diverse regioni. Sono state prese misure senza una approfondita conoscenza del territorio. L’impressione è che ci si muova per correre ai ripari, senza instradare il gioco pubblico sulla corretta via. Il distanziometro genera diffusamente un certo scetticismo, in primis in quanto fa un’azione preventiva sul giocatore sociale, dunque non a rischio. Non è invece così per il giocatore patologico o problematico, che cerca altre strade per giocare. Ma il distanziometro indebolisce il presidio legale sul territorio, che così rischia di essere infiltrato dal comparto illegale. Il distanziometro è una misura espulsiva, rende molto difficile la ricollocazione delle attività di gioco, con tutte le conseguenze negative in termini imprenditoriali e occupazionali. Dove non vi è legalità, l’illegalità trae vantaggio”.

“Ogni forma di proibizionismo tende a fare l’interesse dell’illegalità. La compressione del gioco legale è indiscriminata, poco guidata, lasciando spazi che potrebbero essere attaccabili. La natura espulsiva del distanziometro rende difficile ricollocare le attività di gioco, a tutto svantaggio anche dei lavoratori. Anche la riduzione degli orari di apertura delle sale giochi o di accensione degli apparecchi costringe ad una ridefinizione di orari e turni che si avvertono come svantaggio per tutti i lavoratori. La pandemia ha aggravato questa situazione, la filiera del gioco pubblico è un comparto poco considerato nell’ambito dell’attenzione e delle tutele a favore dei lavoratori“.

“In merito al divieto di pubblicità, vi è la sensazione che sia un’occasione mancata per orientare ed educare il giocatore. La pubblicità è uno strumento che se ben gestito ha una importante funzione di guida al gioco responsabile e di discernimento tra cio’ che è legale e cio’ che non lo è. Senza pubblicità si crea una difficoltà nel distinguere un player legale da chi non lo è”

“Sulla questione reputazionale, serve ridefinire uno storytelling su questo comparto. Operatori di gioco e lavoratori spesso sono visti negativamente, mentre sono alleati dello Stato in quanto hanno le competenze giuste per informare e tutelare i giocatori. Gli stessi lavoratori del comparto sono demonizzati, spesso i sindacati lamentano la difficoltà di difendere il loro diritto a lavorare”.

“Infine, il riordino del settore è un tema importantissimo, un traguardo da raggiungere ma che ancora non si intravede. Serve una centralizzazione dell’impulso normativo, una cornice nazionale che non crei disorganicità e iniquità. Non serve comprimere, ma formare ed informare giocatori e futuri giocatori. Si deve insegnare cosa porta di positivo il gioco, il gettito erariale da’ un vantaggio a tutta la collettività“. cr/AGIMEG