Il mercato del gioco esaminato dal punto di vista economico è il protagonista dell’articolo pubblicato su repubblica.it. Dalla ricerca presentata viene fuori un quadro regionale molto più morbido rispetto ai durissimi allarmi sociali lanciati da esponenti del Governo. Insomma in Italia si gioca ma nella maggior parte dei casi in maniera corretta. Ecco un estratto dell’articolo pubblicato da Repubblica: “Mai come in questi ultimi tempi il gioco è stato presente nell’agenda del Governo. Dal Decreto Dignità alla Legge di Bilancio, il mercato della fortuna in Italia sta vivendo un’attenzione politica senza precedenti. Si tratta perlopiù di attenzioni che vanno tutte nella stessa direzione: quella della limitazioni del gioco pubblico. Dallo stop sulla pubblicità, che a metà del prossimo luglio impedirà qualsiasi forma di promozione del gioco, all’aumento della tassazione diretta e indiretta di vari concorsi, il Governo ha puntato sull’ossimoro di limitazione del gioco e salvaguardia dell’entrate erariali (lo Stato prende direttamente dai giochi circa 10 miliardi di euro l’anno, vale a dire circa il 50% della spesa reale degli italiani per tentare la fortuna). A tutto questo si sono aggiunti gli Enti locali che, con interventi che vanno dal “distanziometro” (in pratica un negozio che offre gioco deve essere lontano da 500 a 1000 metri da luoghi dichiarati sensibili come scuole, chiese ma anche compro oro, bancomat, palestre, studi medici, ecc.) alla limitazione oraria di apertura degli esercizi. A ottobre scorso l’Istituto Superiore di Sanità aveva presentato una ricerca dove indicava in circa 1,5 milioni gli italiani a rischio ludopatia, cioè la malattia del gioco d’azzardo. Un dato (2,5% della popolazione) che rientrava nella forbice dell’1,5%-3% che colpisce gli altri principali paesi europei. Il Governo aveva quindi attaccato l’Istituto Superiore di Sanità accusandolo di una ricerca fatta male perché i dati erano troppo bassi. Ma chi ha ragione? A questa domanda ha cercato di dare una risposta l’agenzia di stampa specializzata Agimeg con una ricerca che ha messo a confronto gli ultimi dati diffusi dal Ministero delle Finanze – relativi alle Dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni IVA per l’anno di imposta 2017 – con la spesa nei giochi per l’anno 2017 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il numero di occupati certificato dall’Istat”.
Ecco il link per leggere l’articolo completo con i dati regionali: https://www.repubblica.it/economia/2019/04/04/news/industria_del_gioco_gli_italiani_spendono_l_1_86_del_reddito-223308796/. lp/AGIMEG