Progetto di legge su incremento imposte concorsi e scommesse: “Importante destinare gettito a promozione dell’attività sportiva e a sostegno dell’attività giovanile”

La Commissione Cultura della Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge sull’incremento delle aliquote dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell’attività sportiva, ha svolto le seguenti audizioni: Unione italiana sport per tutti-Uisp; Centro sportivo italiano-Csi; Polisportive giovanili salesiane-Pgs.

Ecco il testo integrale delle memorie depositate:

“Grazie per l’invito e per l’opportunità preziosa concessa oggi alla UISP, ente di promozione sportiva, associazione di promozione sociale e rete associativa nazionale, nel potersi esprimere sulla proposta di legge a prima firma dell’on. Mauro Berruto, che quindi ringrazio in modo particolare. La Proposta di Legge Atto Camera 534 “Incremento delle aliquote dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell’attività sportiva” incardina il suo iter parlamentare indubbiamente in una fase storica molto particolare per il nostro Paese e, nello specifico, per lo sport di base, come ben sapete uno dei comparti più colpiti dall’emergenza pandemica a cui si è aggiunto l’impatto delle altre pesanti crisi che si sono addizionate: ambientale, energetica, sociale, con rincari di materie prime e servizi che si sono attestati su valori non più sostenibili. Si pensi solo al comparto dell’impiantistica sportiva. Oggi, ampie fasce di popolazione del nostro Paese sono più fragili, cresce il dato delle famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta; le persone soggette al rischio di povertà o di esclusione sociale, poiché vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro o a rischio di povertà, o in condizioni di grave deprivazione, superano il 25% della popolazione, ovvero oltre uno su quattro. Dati ancora più pesanti si registrano nelle regioni del Sud e nelle Isole. L’Italia è poi tra i paesi europei con la percentuale più alta di minorenni a rischio povertà ed esclusione sociale. Per contrastare questo, a partire proprio dai giovani, è fondamentale un impegno concreto su più fronti, a partire, da quello dello sport: un bambino o ragazzo su 4 non pratica mai sport (3-17 anni), e, con la pandemia, i bambini tra i 3 e 10 anni in sovrappeso o obesi sono passati dal 32,6% (biennio 2018-19) al 34,5% (2020-21). I dati sulla sedentarietà a disposizione danno una dimensione chiara della necessità dello sviluppo della prevenzione attraverso l’attività fisica e sportiva. La sedentarietà e il suo costo sociale e sanitario, che l’Uisp ha recentemente analizzato in profondità nella ricerca sostenuta dalla società Sporte Salute e realizzata con Svimez, è un problema sociale che spesso accanto a problematiche fisiche nasconde pesanti impatti psicologici e relazionali, che colpiscono soprattutto i giovani. Ogni anno, tale costo impatta sul Servizio sanitario nazionale per 4 miliardi di euro (10 volte il finanziamento statale allo sport), come ci ricorda il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, che colgo l’occasione per la strada intrapresa di quotidiano riconoscimento del valore sociale dello sport. Lo sport è un ambito fondamentale di qualsiasi approccio alle politiche pubbliche, come la sanità, l’istruzione, l’ambiente, la cultura, i trasporti, l’urbanistica, il turismo, il lavoro e molto altro. Tra questi, appunto, la prevenzione e la promozione della salute svolgono un ruolo fondamentale. Lo sport e l’attività fisica, per il loro linguaggio universale e per le loro positive ricadute psicofisiche, sono considerati un elemento imprescindibile del welfare, un welfare di prevenzione e promozione, trasversale alle politiche pubbliche. Nonostante però si parli spesso della loro importanza in occasione di convegni e di iniziative pubbliche, la loro valenza sociale viene ancora sottovalutata e spesso relegata ad una funzione meramente ludica e ricreativa mentre oggi più che mai necessita di essere riconosciuta e sviluppata, ovvero, l’attivazione di una vera e propria transizione sportiva che apra un processo di piena emancipazione dello sport di base, dello sport sociale, diritto di cittadinanza, che ne valorizzi significativamente l’impatto prodotto sul benessere delle persone, attraverso tutte le fasce di età della vita, e sulla qualità della vita delle comunità. Fare emergere l’importanza che lo sport rappresenta nel rilanciare la crescita economica, l’innovazione, la coesione sociale e la rigenerazione territoriale, è fondamentale per promuovere il potenziale dei valori europei, perché accompagna una ripresa intelligente, sostenibile, inclusiva. Credo quindi, crediamo, che nei confronti della proposta di legge in esame (che istituisce un Fondo per la promozione dello sport, con una dotazione di 80 milioni di euro annui a partire dall’anno corrente, destinati al finanziamento di progetti di promozione dello sport, alla promozione di investimenti nei settori sportivi giovanili e alla promozione delle attività del Comitato italiano paralimpico) vada riservata molta attenzione, perché si innesta proprio in un quadro generale di necessità, che solo parzialmente e molto sinteticamente ho provato poc’anzi a tratteggiare. La “proposta di legge Berruto” presenta senza dubbio il merito di contribuire a dare risposte alla necessità di interventi strutturali pluriennali non più rinviabili a favore della promozione sportiva, che possano permettere concretamente alle famiglie di esercitare il diritto alla pratica sportiva e all’attività fisica per tutte e tutti, sostenendo la cultura del movimento come prevenzione e promozione della salute, socialità, contrasto alle disuguaglianze. A tal fine, considerata anche l’imminente entrata in vigore delle nuove disposizioni relative al “lavoro sportivo” introdotte dal decreto legislativo n. 36 del 2021, tra l’altro proprio tema di indagine in corso presso questa VII Commissione, insieme all’XI Commissione Lavoro, l’Uisp condivide quanto proposto dall’on. Berruto durante la seduta di audizione del Comitato Olimpico, riguardo la possibilità di destinare la dotazione del fondo strutturale previsto dalla proposta di legge 534, per le prime quattro/cinque annualità, a, mitigando, ovvero annullando, l’impatto dei maggiori costi derivanti dagli oneri previdenziali ed assistenziali, che, tra l’altro, analisi e studi in corso attesterebbero proprio in circa 70/80 milioni di euro. Una riforma chiesta da tempo, che inizia un percorso di tutela assistenziale e previdenziale di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che va accompagnata. Una quota idonea delle risorse disponibili potrebbe essere vincolata al finanziamento di azioni di comunicazione, prevenzione, assistenza, cura e ricerca relative al gioco d’azzardo patologico e l contrasto del gioco illecito. A tal proposito, per l’UISP, unico organismo sportivo, unica associazione di promozione sportiva-sociale ad aderire, sin dalla sua costituzione, avvenuta nel 2012, alla Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco” (che unisce organizzazioni molto diverse, dalle Acli all’Arci, dai sindacati confederali all’Azione Cattolica, da Libera a Federconsumatori etc.), l’occasione di oggi è ghiotta, al di fuori di ogni schema ideologico, per sottolineare un altro aspetto fondamentale, ossia la necessità di superare le carenze legislative ancora esistenti relative alla regolamentazione del gioco d’azzardo. La rete Mettiamoci in gioco appoggia convintamente la proposta presentata dal senatore Stefano Vaccari di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sul settore del gioco d’azzardo, che indaghi sulle condizioni complessive del settore del gioco pubblico, a partire dal sistema concessorio; sull’efficacia della disciplina pubblica in relazione alla tutela dei soggetti più deboli, al contrasto alla diffusione del disturbo da gioco d’azzardo, alla tutela della correttezza dell’offerta di gioco; sulle dimensioni complessive del comparto, vigilando sull’efficacia del sistema di regolazione e di controllo, con particolare riferimento al contrasto del gioco illecito e illegale”.

“Il presente contributo del Centro Sportivo Italiano APS, nell’ambito dell’esame in sede referente della proposta di legge C. 534 Berruto, recante Incremento delle aliquote dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell’attività sportiva, vuole esprimere alcune valutazioni sull’importanza di una destinazione mirata a sostegno dell’attività giovanile. Le considerazioni a seguire, infatti, nascono dalla sensibilità sociale del CSI, legata prevalentemente al mondo giovanile, agli oratori, alle associazioni sportive di base che fin dal 1944 si rivolgono al CSI, per la sua visione di uno sport di prossimità, di vicinanza alle persone e dalla forte impronta educativa e sociale. E il CSI ha vissuto in prima linea l’emergenza pandemica, analizzando dettagliatamente le conseguenze che si sono abbattute sulle associazioni sportive di base, soprattutto quelle impegnate al servizio dei più giovani. Lo sport giovanile produce il 54% dei ricavi delle società sportive e di gestione degli impianti, grazie all’importante quota rappresentata dai giovani sportivi sul totale della popolazione (28%)1 . La prima conseguenza della pandemia, però, è rintracciabile in un dato che manifesta la totale debolezza del sistema sportivo italiano sotto il profilo della capacità di accoglienza dei giovani. Nel 2021 il 39,8% degli uomini ha praticato sport in modo continuativo o saltuario contro il 29,6% delle donne, ma è letteralmente crollata la pratica sportiva continuativa tra bambini e ragazzi di 3-17 anni. La pratica sportiva ha retto e si è mantenuta su livelli uguali o superiori al periodo pre-pandemia tra la popolazione adulta mentre è risultata in netto peggioramento per bambini e adolescenti di 3-17 anni. In queste classi di età vi è stato un vero e proprio crollo della pratica sportiva specialmente di tipo continuativo, diminuita di circa 15 punti percentuali (dal 51,3% al 36,2%) e compensata soltanto in parte dalla pratica di qualche attività fisica (dal 18,6% al 26,9%), svolta in modo destrutturato e quindi al di fuori delle palestre e dei centri sportivi interessati dalle chiusure. La sedentarietà è infatti aumentata dal 22,3% al 27,2%2 . Fin troppo facile affermare: lo sport giovanile è in crisi. Ancora nel 2023, non si registra un recupero dei numeri pari a quelli pre-pandemia, seppure sia da ammettersi una significativa resilienza del mondo dello sport di base, non legata, però, ai sostegni pubblici, pur rilevanti, erogati per il tramite di Sport e salute spa. In effetti, si è rilevato un intenso sostegno dell’attività fisica, spesso legata a stili di vita individualistici, che hanno penalizzato proprio lo sforzo di ripresa delle relazioni e dell’aggregazione che sono state richieste, soprattutto dagli educatori sportivi. Inoltre, la pesantissima e farraginosa introduzione di prassi burocratiche, legate anche a sistemi di monitoraggio e controllo che non risultano del tutto efficaci ed efficienti, ha disincentivato molti dirigenti sportivi, i quali hanno abbandonato l’impegno nello sport. Si tratta di una situazione che, come CSI, stiamo approfondendo, anche con indagini e rilevazioni specifiche, e che stanno passando in sordina all’interno del mondo sportivo nella sua interezza. Molte associazioni sportive hanno chiuso per sempre e molte, tra esse, facevano parte di quel tessuto generoso, solidale, di privato sociale, che non ha avuto la forza di reggere alle difficoltà. I finanziamenti erogati in questi anni, in effetti, destinati soprattutto alle società sportive, bypassando i livelli intermedi degli enti di promozione sportiva, federazioni e discipline associate, hanno registrato una dispersione non indifferente, facilmente dimostrabile in altra sede. In questa, l’attenzione va rivolta sulla tragica situazione dello sport giovanile, la cui cultura va recuperata e promossa, senza confonderla con una semplice e limitata cultura fisica, come a suo tempo specificato dal prof. Zamagni3 . Nel contempo, va ricordato che i dati sulla pratica sportiva giovanile dei minori italiani collocano l’Italia abbondantemente sotto la media europea: i sedentari in Italia sono il 63,8%, contro il 47,3% della media europea4 . Tali dati, connessi con la diminuzione demografica che si sta abbattendo sul bel Paese, fa presagire una improrogabile necessità di investimenti per una popolazione maggiormente sportiva e più attiva, anche per il mantenimento della sostenibilità dell’intero comparto sport. In effetti, si prevede che la popolazione italiana, invecchiando sempre più, possa scendere, nel contempo, a poco oltre i 52,2 milioni nel 2050 e a 47,2 milioni nel 20755 . Di conseguenza, o si riuscirà a diminuire la percentuale dei minori non praticanti sport, o il sistema sarà a rischio di implosione. Ovviamente, saranno necessarie politiche familiari e del lavoro rinnovate, ma, per quanto concerne il comparto sport, occorre, da subito, investire in azioni promozionali che: – possano incrementare la pratica sportiva giovanile, sia rinnovando le formule delle discipline sportive consolidate (favorendo anche le discipline miste, soprattutto nelle fasce giovanili), sia sperimentando nuove discipline, maggiormente adatte alle modalità di fruizione delle esperienze delle generazioni emergenti; – riconoscano il servizio nello sport di uomini e donne, nei differenti ruoli, come attività di promozione sociale, favorendo anche la cultura del volontariato sportivo; – sostengano gli organismi sportivi nella infrastrutturazione sociale dell’attività sportiva giovanile, con particolari attenzioni alla fascia preadolescenziale e alla componente femminile; – incentivino progetti sportivi in collaborazione con il sistema di istruzione e formazione ai differenti livelli, agevolando la presentazione si progetti da parte degli organismi sportivi nelle scuole di ogni ordine e grado, in sinergia con i dirigenti scolastici e i docenti, in una prospettiva di valorizzazione delle risorse dei territori e con il coinvolgimento delle reti associative degli organismi sportivi che siano anche reti di terzo settore. Alla luce di quanto si è cercato di portare all’attenzione, il Centro Sportivo Italiano APS sottolinea la rilevanza strategica della proposta di legge in esame, soprattutto se si avrà la forza di un reale coordinamento di finalità e obiettivi; se si eviterà la dispersione dei fondi; se si riuscirà a consolidare il sistema di sussidiarietà degli organismi sportivi”.

Memoria PGS alla Camera

cdn/AGIMEG