Leggi Regionali sul gioco, battute d’arresto in Emilia Romagna, Piemonte e Puglia: nel mirino il distanziometro

Tre sconfitte in meno di dieci giorni. L’applicazione delle leggi regionali di contrasto al gioco negli ultimi giorni hanno avuto diverse battute d’arresto, che di fatto bocciano l’idea del distanziometro quale strumento per inquadrare il gioco sul territorio. L’ultima in ordine di tempo risale alla giornata di ieri, quando l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha discusso l’interpellanza riguardante le disposizioni nell’ambito delle norme volte a contrastare il gioco patologico, in particolare per quel che riguarda la disciplina di rinnovo dei contratti tra esercenti e concessionari. Alla scadenza del contratto col concessionario, l’esercente deve infatti delocalizzare se ha degli apparecchi nel proprio locale e questo si trova entro i 500 metri fissati dalla legge regionale, ma una direttiva dell’Agenzia del Demanio precisa come per concessionario vada inteso il concessionario di rete, le cui concessioni scadono nel 2022. Ne consegue che l’applicazione delle misure contenute nella legge regionale dell’Emilia Romagna slitta al 2022: i contratti con i concessionari, a seguito di gare nazionali, scadono infatti fra quattro anni.
A inizio settimana invece è arrivata un’importante sentenza del Tar Piemonte, altra Regione che ha dichiarato guerra al gioco, che di fatto ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale sulla legge Regionale di contrasto alla ludopatia. Per il giudice infatti la legge sul gioco minaccia la libera impresa e “pone un problema di costituzionalità sotto vari profili”. In altre parole, la lista dei luoghi sensibili sarebbe troppo estesa e di fatto espellerebbe il gioco dalla città di Torino. Secondo una perizia emerge infatti che, applicando il distanziometro previsto dalla Regione, sul 99,3% del territorio urbano di Torino non è possibile installare apparecchi da intrattenimento. Il restante 0,7% non è utilizzabile: si tratta di spazi ridotti e frammentari che non consentono l’apertura di un locale. Ne consegue che sul 100% il territorio non è possibile collocare apparecchi all’interno di attività aperte al pubblico, motivo per il quale la questione è stata rimandata alla Corte Costituzionale.
A fine ottobre, invece, era stata la volta della Puglia: prorogata di sei mesi l’entrata in vigore della Legge regionale sul gioco, che prevedeva l’applicazione del distanziometro alle sale poste a meno di 500 metri dai luoghi definiti sensibili. Di fatto, qualora entro il prossimo semestre non verrà emanato un testo unico a livello nazionale che regolamenti il settore, la quasi totalità delle attività economiche oggi esistenti e operanti nel settore giochi e scommesse dovrà chiudere. Il problema della regolamentazione del gioco non può dunque dirsi ancora risolto, ma solo rinviato. Lo strumento del distanziometro come mezzo per limitare i possibili danni del gioco è stato criticato da più parti, su tutti dal procuratore di Brindisi, Antonio De Donno, per il quale la misura non risolverà il problema della ludopatia, ma aprirà invece il campo alla criminalità organizzata. cr/AGIMEG