Guerreschi (Siipac): “Ludopatia la meno diffusa delle dipendenze. Per il contrasto occorre educazione e formazione non divieti”

“In queste settimane abbiamo rilevato da fonti autorevoli le stime diffuse circa il numero di persone affette da dipendenze patologiche da sostanze, comportamenti e da disturbi comportamentali gravi. Salta subito all’occhio leggendo i numeri importanti che riguardano queste importanti categorie di patologie che affliggono molti Italiani quanto poco le istituzione facciano per contrastare attraverso informazione, formazione e cura, andando di fatto ad investire nel contrasto di queste gravi patologie il minimo necessario – sottolinea il prof. Cesare Guerreschi, fondatore e presidente della Siipac, Società Italiana Intervento Patologie Compulsive -. Si è fatto molto per quanto concerne i divieti, ma molto poco per quanto riguarda la cosiddetta educazione dei cittadini in merito. A tal proposito si è parlato in questi ultimi tempi molto di gioco patologico e più correttamente di disturbo da gioco d’azzardo patologico che risulta tra tutte quella che colpisce meno persone, ma troppo poco si parla delle altre dipendenze. Citiamo alcune di queste dipendenze (studio elaborato da Agimeg, ndr): secondo l’Istat quella da fumo colpisce 10.300.000 di persone, sempre secondo l’Istat quella da alcool 8.265.000, secondo telefono azzurro la dipendenza da social networks colpisce 6.300.000 italiani e quella da smartphone 3.400.000, mentre secondo La Stampa le droghe affliggono 4.000.000 di cittadini del nostro Paese, secondo il Giornale lo shopping compulsivo riguarda 2.750.000 soggetti, secondo Repubblica la dipendenza da sesso riguarda 1.500.000 italiani infine ultima la dipendenza da gioco che secondo il CNR affligge 400.000 soggetti dei quali 13.000 sono in cura. È pertanto evidente che le politiche dei divieti e basta non portino i loro frutti in nessuno di questi casi e che molto impegno però sia già stato speso per contrastare il gioco d’azzardo mentre come dimostrano le cifre poco è stato fatto negli altri casi. Il nostro auspicio -conclude Guerreschi – è che si intensifichino le campagne di informazione e che molto di più si possa investire sulla formazione di operatori e personale dei vari settori interessati così come nella cura.” es/AGIMEG