La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da Alessio Isaia, noto professionista del poker, contro l’Agenzia delle Entrate, annullando la decisione della Commissione tributaria regionale del Piemonte e rinviando il caso a nuovo giudizio. Al centro della vicenda, la tassazione delle vincite conseguite dal giocatore tra il 2007 e il 2009 partecipando a tornei dal vivo all’estero.
L’Amministrazione finanziaria aveva avviato l’accertamento dopo che la Guardia di Finanza, nel 2011, aveva ricostruito le attività internazionali di Isaia attraverso il portale specializzato The Hendon Mob, contestando mancata dichiarazione di redditi diversi per circa tre annualità. Tre gli avvisi notificati, fondati sulla convinzione che si trattasse di vincite da gioco online tassabili in Italia.
Una ricostruzione però smentita fin dal primo grado, dove la Commissione tributaria di Cuneo aveva annullato gli atti, ritenendo la normativa nazionale in contrasto con il diritto dell’Unione. Di diverso avviso la Commissione regionale, che in appello aveva ritenuto legittima la pretesa dell’Agenzia, ponendo l’accento sull’assenza di prova circa la qualità di sostituto d’imposta da parte delle case da gioco coinvolte.
Isaia ha quindi portato la questione in Cassazione, sollevando, tra gli altri motivi, l’errata qualificazione delle vincite come derivanti da gioco online, la mancata valutazione delle prove presentate e l’omissione su rilievi di diritto costituzionale e internazionale. Particolare enfasi è stata data alla tracciabilità dei proventi – assegni, movimenti bancari e documentazione – provenienti da casinò fisici in Italia e in Europa, tra cui Sanremo.
La Suprema Corte ha dato ragione al giocatore. I giudici hanno chiarito che, secondo il diritto europeo, le vincite ottenute in casinò autorizzati in Stati membri UE non possono essere assoggettate alla stessa tassazione delle vincite online, poiché la libera prestazione dei servizi tutelata dall’art. 56 del TFUE vieta discriminazioni tra proventi conseguiti in Italia e nel resto dell’Unione.
Inoltre, la Cassazione ha corretto l’impostazione della CTR, che aveva preteso la prova della qualifica di sostituto d’imposta dei casinò esteri: ciò che conta, si legge nell’ordinanza, è dimostrare che le vincite provengano da case da gioco fisiche e autorizzate. E The Hendon Mob, a cui la stessa Amministrazione aveva fatto riferimento, documenta proprio tornei live e non online.
Il giudice d’appello, secondo la Corte, ha anche omesso l’analisi di documenti che avrebbero potuto provare la legittimità delle somme, in violazione dei principi in materia di accertamento bancario: “Il contribuente – si legge – può superare la prevista presunzione legale solo attraverso una prova analitica, con specifica indicazione della riferibilità di ogni versamento bancario, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non attengono ad operazioni imponibili”.
La causa torna ora alla Corte di giustizia tributaria del Piemonte, in diversa composizione, per una nuova valutazione complessiva, anche in merito alle censure rimaste inesaminate. Nel frattempo, la Cassazione ha affidato al giudice del rinvio anche la regolamentazione delle spese del giudizio. ng/AGIMEG