Morea (PM Tribunale Bari): “Ampliare platea dei concessionari può rendere meno efficace il controllo dello Stato”

“Le restrizioni che lo Stato impone alla libertà d’impresa potrebbero essere anche viste come violazione dell’art. 41 e 43 della Costituzione. La normativa dei giochi pubblici è disciplinata da un decreto del 1948 e quindi questo settore è da allora un monopolio dello Stato. E’ da accertare se questa riserva non sia una violazione del principio di tutela dell’iniziativa di impresa. In dottrina ci si è chiesti come mai non intervenga direttamente la Corte Costituzionale per stabilire se la riserva violi questi principi. La Corte Costituzionale ha glissato, stabilendo che il compito spetta al legislatore che deve legiferare in conformità alle leggi comunitarie. Praticamente ha rinviato la materia alla Corte Europea”. E’ quanto ha affermato il PM del Tribunale di Bari, Anna Maria Morea, durante il seminario “I monopoli di Stato: i giochi pubblici”.

“I giochi pubblici sono in mano allo Stato. Con il regime di concessione si assiste ad una limitazione del diritto d’impresa poiché il ruolo dello Stato è molto incisivo. Favorire la concorrenza e la competitività è assolutamente positivo, ma va anche detto che quando questo esercizio è frazionata tra più soggetti può far diventare meno efficace la tutela che lo Stato deve effettuare. Lo Stato, attraverso questo monopolio, mira ad avere degli introiti derivante dal gioco ma vi è anche l’interesse primario per tutelare l’utente finale e contrastare il fenomeno della ludopatia. Inoltre, vi è una seconda forma di controllo: il rilascio delle autorizzazioni ai sensi dell’art. 88 del Tulps. Questo mira a far sì che il settore non finisca nelle mani della criminalità organizzata. La ratio è sempre quella di evitare che i giochi diventino socialmente pericolosi. Da qui, nascono i controlli molto pervasivi delle forze dell’ordine e questo è un comportamento ben visto dalle istituzioni della Comunità Europea”. ac/AGIMEG

Delle Foglie (avv.): “Il comparto del gioco non è soggetto alle regole della concorrenza”

“Il comparto del gioco non è soggetto alle regole della concorrenza, lo si evince dall’analisi di varie sentenze. Il gioco legale contribuisce agli obiettivi di finanza pubblica e l’azione amministrativa dei sindaci deve essere sempre proporzionata. Un operatore può esercitare l’attività dei giochi pubblici solamente nel caso in cui gli enti preposti gli abbiano rilasciato i titoli abilitatori”. E’ quanto ha dichiarato Giuseppe Delle Foglie, avvocato esperto in diritto amministrativo, durante il seminario “I monopoli di Stato: il gioco pubblico”. lp/AGIMEG