Marino (Pres. Comm. Inchiesta Gioco Pubblico): “Il proibizionismo produce benefici per l’illegalità e minor controllo sui giocatori problematici”

“Da Presidente della Commissione d’Inchiesta posso dire che con il Governo si è sviluppata una forma di collaborazione molto costruttiva. L’indagine di Doxa ha alcune peculiarità diverse da altre ricerche che ho potuto visionare perché nasce da un confronto con gli stakeholders ed è molto arricchente per chi la legge. Devo dire che è stata brillante l’idea del confronto fra le normative regionali di Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia perché la stratificazione normativa è uno dei fattori che sta portando quel livello di incertezza che rischia di diventare devastante per il settore, ma anche per lo Stato, poiché quando si esce dalla logica del preconcetto ci si rende conto che qui sono vari i temi che devono essere seguiti e varie le istanze che devono essere contemperate fra di loro”. E’ quanto ha affermato il Senatore e Presidente della Commissione d’Inchiesta sul gioco, Mauro Marino, durante la presentazione della ricerca svolta da BVA Doxa ‘Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo’.

“Voglio partire da una considerazione di carattere sociologico: il gioco aleatorio ha sempre attratto il genere umano. Uno storico olandese ha definito il gioco nelle sue varie accezioni come il fondamento di ogni cultura delle organizzazioni sociali considerandolo un fattore preculturale. Dunque, ci sono certe cose da cui non si può prescindere e quindi bisogna creare sinergie tra le passioni umane e i comportamenti che devono essere regolate dallo Stato. Il gioco è fortemente attrattivo per la specie umana perché ci si proiettano bisogni, pulsioni e tratti esistenziali. In alcuni casi c’è anche l’abilità personale. Pensate che il concetto di probabilità viene introdotto nel quindicesimo secolo proprio per cercare di indagare sul gioco. Se tutto questo è vero il gioco è importante per gli esseri umani e quindi deve esserlo anche per le istituzioni. La tradizione italiana del gioco affonda le sue radici nello Stato pontificio del ‘700. Se non c’è capacità di normazione fenomeni che fanno parte della sociologia della specie umana finiscono per prevalere e produrre effetti devastanti e non controllare che impattano negativamente sui cittadini e istituzioni. Nel 1863 è stato istituito il gioco del Lotto, ma in realtà era già diffuso e con la sua istituzione per legge si è andati dall’illegalità alla legalità”.

“La riserva statale è spiegata dalla necessità di tutelare gli interessi pubblici che derivano dal settore. Oltretutto il settore pubblico è in grado di garantire l’ordine, sicurezza e la salute. L’industria del gioco è una delle prime in Italia: ci sono 300 concessionari, 6.600 imprese del settore e un numero di addetti stimato tra i 100mila e i 150mila. Ogni forma di proibizionismo radicale produce un beneficio all’illegalità e comporta un aumento del numero di giocatori nell’illegalità con un vantaggio per la criminalità e con minor controllo dei giocatori problematici. Il gioco legale è fortemente vulnerabile all’infiltrazione della criminalità organizzata, riciclaggio e usura, poiché in ogni settore le mafie danno risposte a ciò che altri non possono fare. Il Covid, con le chiusure, ha confermato l’equazione che dice meno gioco legale più gioco illegale”.

“Lo Stato ha un compito complesso che viene perseguito in modo organico secondo quattro aspetti: tre di tipo fiscale e una riforma del tipo organizzativo che vede il proprio punto di riferimento dell’accordo del 7 settembre 2017 che doveva essere il punto d’arrivo, ma è stato l’inizio della fine. La raccolta complessiva del 2021 è stata di 111 miliardi superiore a quella del 2019, però la spesa dei giocatori (margine lordo) è diminuita. Ciò significa che c’è stato un comportamento virtuoso e contemporaneamente le entrate erariali sono diminuite di 3 miliardi di euro. Nel 2019 erano 10,7, mentre nel 2021 7,7. Il secondo elemento è stato il rapporto tra online e offline e rispetto all’evoluzione del mercato il legislatore deve rispondere. Il terzo tema è quello degli apparecchi da intrattenimento che erano stati uno dei punti nodali dell’accordo del 2017. La raccolta totale, dal 2019 al 2021, è diminuita di 46,5 miliardi comportando una diminuzione delle entrate erariali di 3,5 miliardi di euro. I motivi sono evidenti: a fronte della necessità di un riordino dell’offerta in una logica restrittiva chi doveva fare degli investimenti non li ha fatti, perché gli imprenditori richiedono certezze. Abbiamo necessità di uniformare la normativa settoriale a livello nazionale e bisogna stabilire un principio di gerarchia delle fonti che metta in capo a livello nazionale la priorità, poiché se ci frazioniamo sui vari livelli diventa impossibile trovare i punti dove mettere a terra le concessioni quando devi fare la gara. Dunque, non si danno certezze ai concessionari e ci rimette anche lo Stato. Norme troppo restrittive a livello regionale fanno dei danni allo Stato”. ac/AGIMEG