“L’ippica ha fatto da apripista per le scommesse sportive, ospitandone il lancio nelle proprie agenzie di vendita. Nell’ultima riunione con l’allora ministro Zaia, che aveva aperto le porte a un documento di rilancio del settore, proposi per l’ippica un minimo garantito forfettario sulle scommesse, un importo fisso come viene corrisposto al Coni per i vari sport. Ma il settore ippico non mi ha creduto e ha ritenuto di non seguire questa strada”. E’ quanto ha detto Maurizio Ughi in un’intervista a ‘Libero’ parlando della crisi del settore ippico. “Il crollo delle scommesse ippiche è dovuto essenzialmente all’avvento di quelle sportive che le hanno cannibalizzate, mettendo fine a un monopolio. Inoltre la scommessa sulle corse dei cavalli prevede abilità e competenza che si scontra inesorabilmente con la pigrizia del cliente che preferisce prodotti legati alla sorte o all’azzardo senza bisogno di studiare. Fa eccezione il calcio”. Su quale possa essere la ricetta per il rilancio del mondo del cavallo da corsa, Ughi ha concluso: “L’ippica non è mai stata rappresentata come sport, ma come industria delle scommesse. Secondo me deve rivivere come settore sportivo, magari con l’aiuto dello Stato che dovrebbe darle fiducia con un finanziamento di 2-3 anni. Rilanciando l’attività sportiva sono convinto che tornerebbero anche le scommesse”. Ughi ha parlato anche del presunto scandalo delle multe di 98 miliardi di euro inflitte ai concessionari delle slot. “Si è trattato di un grosso errore di accertamento, riconosciuto dalla stessa Corte dei Conti. Tutti i tribunali hanno accettato la transazione (500 milioni di euro) per mettere fine una volta per tutte ad una vicenda dai contorni grotteschi”. E sui debiti per diverse centinaia di milioni di euro dei colossi delle slot, Ughi spiega che “buona parte è colpa dello Stato che fa acquistare concessioni per 6 o 9 anni in contanti prima che tu possa vendere. Le aziende quindi devono chiedere giocoforza prestiti alle banche per pagare concessioni e fideiussioni con il conseguente risultato di indebitarsi. Inoltre va precisato che lo Stato in corso d’opera spesso cambia le regole e gli impegni contrattuali aumentando le tassazioni unilateralmente, provocando serie difficoltà al settore. Ma la colpa è anche dei concessionari che non sono in grado di reagire a queste vere e proprie imposizioni“. Infine, in merito a un suo possibile ritorno nella società da lui fondata, oggi diventata Snaitech, Ughi ha concluso: “Ho guidato Snai negli anni più belli della mia vita, dai 39 ai 65, vedendola crescere a livelli inimmaginabili, ma so benissimo che un mio ritorno è impossibile. La società si sta riprendendo e non ha bisogno di me”. lp/AGIMEG