Il distanziometro non scoraggia i giocatori problematici e non è la pubblicità a indurre al gioco. L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità sul gioco problematico, presentata oggi, boccia in pieno la linea politica di Di Maio e del Governo, che ha fortemente voluto lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse dal prossimo anno, e allo stesso tempo dimostra che quanto fatto sinora da alcune regioni italiane, con l’introduzione di distanziometri, non ha un concreto effetto nella lotta al gioco problematico. Sono inoltre stati ridimensionati i numeri in tema di giocatori a rischio: dall’indagine dell’ISS risulta infatti che i giocatori problematici – non necessariamente un giocatore problematico diventa un giocatore patologico – sono circa 1,5 milioni, a fronte di 18,4 milioni di giocatori, il 36% della popolazione, una delle percentuali più basse a livello europeo.
In tema di pubblicità, dall’indagine si evidenzia come solamente il 19,3% dei giocatori che dichiara di aver notato la pubblicità di un gioco d’azzardo ha scelto di giocare in base a questa, mentre l’80,7% dichiara di non aver scelto di giocare in base alla pubblicità. Lo stop dunque non arginerebbe il gioco problematico, né la deriva illegale. Quanto alle distanze minime, la ricerca rileva che il giocatore problematico preferisce giocare lontano da casa e dal luogo di lavoro, motivo per il quale non è allontanando il gioco di 500 metri dai luoghi considerati sensibili che si riduce il rischio di deriva patologica. lp/AGIMEG