Dagli apparecchi da intrattenimento al gioco online, la recrudescenza del gioco illegale nel nostro Paese è sempre più sotto la lente della Direzione Nazionale Antimafia, allarmata dalla diffusione di una ‘imprenditorialità’ mafiosa nel settore del gioco. A parlarne, in un’intervista esclusiva rilasciata ad Agimeg, il Procuratore nazionale aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, Giovanni Russo, che fa il punto della situazione sulle connessioni tra criminalità e gioco d’azzardo, tra gioco lecito e gioco illecito, tra riciclaggio e cyber crime, fino al recente accordo tra DNA e ADM nella lotta alla mafia e alle sue attività illecite.
Procuratore Russo, è possibile stimare a quanto ammonta oggi in Italia il mercato del gioco illegale?
L’elevato volume d’affari che ruota attorno al settore dei giochi e delle scommesse e la crescita esponenziale del fatturato economico ha sempre attirato e continua ad attirare gli interessi ‘imprenditoriali’ della criminalità organizzata, con pesanti ricadute non solo in termini di perdite per gli incassi dell’Erario, ma sul più ampio piano della sicurezza generale dell’ordinamento e dell’inquinamento del sistema economico nel suo complesso. Le ragioni di un simile interesse vanno ricondotte non solo alle indubbie potenzialità del settore del gioco in termini di introiti, ma anche all’opportunità che lo stesso offre di riciclare ed investire, senza significativi rischi, elevatissime somme di denaro, provento delle tradizionali attività illecite. Senza considerare che vantaggi derivanti dal gioco illegale sono resi ancor più appetibili dalle difficoltà connesse all’accertamento delle condotte illecite e da un sistema sanzionatorio che comporta conseguenze giudiziarie piuttosto contenute. Tali aspetti impediscono di effettuare una stima del fatturato del gioco illegale in Italia e di metterlo a confronto con la fetta di mercato del gioco legale. E’ pur vero che, nel caso di mancato collegamento dell’apparecchio alla rete telematica, il guadagno dell’organizzazione criminale consiste non solo nella quota che andrebbe versata allo Stato, il cosiddetto prelievo erariale unico, ma anche nell’aggio del concessionario e la somma che sarebbe dovuta all’esercente. A tal proposito, nell’ambito di un’attività di indagine della DDA di Caltanissetta, un subconcessionario della zona ha riferito che ogni macchinetta rendeva circa 1.000 euro a settimana.
Quanto e come la criminalità organizzata è riuscita a infiltrarsi nel gioco lecito?
Il dato giudiziario degli ultimi anni restituisce un’immagine della criminalità mafiosa a forte vocazione imprenditoriale, denotandone una estrema capacità di adeguare le modalità di intervento all’evoluzione del mercato, motivo per il quale il settore del gioco legale oggi assurge a comparto sensibile agli appetiti criminali. Negli ultimi tempi, difatti, le mafie nostrane si sono concentrate nei settori più lucrosi del gioco, quali la gestione e l’alterazione degli apparecchi da intrattenimento ed il gioco online. Utilizzando gli strumenti per loro tradizionali, le organizzazioni criminali hanno assunto una vera e propria egemonia nell’imposizione di apparecchi da intrattenimento, soprattutto macchinette negli esercizi pubblici esistenti sul territorio sottoposto al controllo mafioso.
Alcune risultanze investigative hanno monitorato persino l’imposizione – con metodo mafioso – di apparecchi da gioco in precedenza manomessi dal gruppo criminale, al fine di sottrarre le giocate all’imposizione fiscale e truffando i giocatori. L’efficienza del sistema – che oggi rappresenta il core business di quasi tutte le organizzazioni criminali – viene garantita dal coinvolgimento di esperti informatici per la gestione delle piattaforme web illegali create ad hoc, oltre che da una struttura di tipo verticistico-piramidale delle organizzazioni coinvolte nell’attività illegale.
Quali sono le procedure illegali maggiormente utilizzate dalla malavita nel settore del gioco?
Le evidenze investigative e processuali hanno messo in luce alcune delle più sofisticate procedure illegali che spaziano dalla creazione di siti di gioco online non autorizzati, ai quali si accede da apparecchiature installate in numerose sale gioco nazionali, gestiti da server ubicati negli Stati Uniti, in Florida, in Romania ed altri Paesi esteri, fuori dal controllo dei Monopoli di Stato, fino alla falsificazione delle cedole e delle ricevute delle giocate, sulle quali viene stampigliato finanche il logo dell’AAMS, per superare i controlli amministrativi e carpire la buona fede degli ignari giocatori, ampliando in tal modo il numero delle giocate ed il volume degli introiti.
Sarebbe necessario, a suo giudizio, inasprire le pene per reati connessi al gioco d’azzardo?
E’ indubbio che le peculiarità e le criticità del comparto dei giochi inevitabilmente richiamano la necessità di una revisione della odierna disciplina del settore. Il miglioramento dell’efficacia delle barriere all’ingresso nel sistema legale dei giochi, la revisione dell’apparato sanzionatorio penale e amministrativo contro il gioco illecito ed il rafforzamento delle misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità delle vincite rappresentano alcune delle proposte che dovranno ridisegnare la nuova governance del settore dei giochi. Si rende inevitabile, inoltre, l’avvio di un processo di armonizzazione a livello europeo del settore del gioco e di una politica per la sicurezza delle infrastrutture critiche del gioco legale che contrasti anche la minaccia del cyber crime.
E’ stato recentemente siglato un accordo tra DNA e ADM nella lotta alla mafia e al terrorismo: può essere la soluzione definitiva al problema?
Si tratta di un accordo che si pone l’obiettivo di rafforzare e rendere permanente il presidio dello Stato nella lotta alla criminalità mafiosa e ai flussi valutari e merceologici che finanziano il terrorismo. Il testo dà attuazione al recente decreto legislativo n. 90 del 2017 sulla prevenzione della criminalità economica, del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo e potenzia gli strumenti di collaborazione e intelligence tra i due organismi. Tra i punti dell’intesa la centralizzazione della raccolta, dell’elaborazione e dell’analisi dei dati utili alla prevenzione e alla repressione di illeciti, come i traffici transfrontalieri di rifiuti, sostanze stupefacenti, materiali strategici o prodotti agroalimentari. Il tutto al fine, da un lato, di supportare le prerogative di impulso e coordinamento investigativo da parte della DNA, dall’altro di rinforzare le procedure di controllo doganale e quelle di contrasto ai fenomeni illegali da parte di ADM.
Le sinergie degli ultimi anni hanno consentito di raggiungere insieme risultati di altissimo profilo: grazie a nuovi dispositivi molto più efficaci e all’avanguardia da un punto di vista sia tecnologico sia investigativo, tali risultati saranno resi sistematici anche e soprattutto attraverso la valorizzazione del patrimonio di dati, intelligence e capacità di entrambe le Amministrazioni. cr/AGIMEG