dai nostri inviati – “I Casinò sono regolati da legislazioni molto diverse tra i vari Paesi europei, ma oggi si sta riflettendo sull’ipotesi se non di creare una legislazione uniforme, almeno individuare una sorta di massimo comune denominatore”.
È stata questa la riflessione conclusiva di Carlo Pagan, della European casino association, intervenendo alla prima giornata del convegno su Gioco e media che si concluderà domani all’Università di Salerno.
“Il modello italiano è quello di licencing, ma tutti e quattro i casinò istituiti e suo tempo per legge, sono in mano pubblica, che sia un Comune o una Regione. Lo Stato è molto presente, in un modo o in un altro, in tutte le altre realtà europee. Ma in modo molto differente. Si va dalla Svezia, dove una sola società pubblica nazionale gestisce tutti i casinò, alla Svizzera, dove convivono modelli diversi: il casinò di Mendrisio è proprietà di una società privata, quello di Lugano è in mano al municipio. Nel Regno unito, quello dei casinò è sicuramente un mercato molto importante: 148 casinò con 15.500 dipendenti e 1,4 milioni di euro di fatturato. Ma se confrontiamo con i casinò italiani, i loro sono sicuramente strutture molto belle ma decisamente più piccole”.
La case history più importante, ha detto Pagan, è sicuramente quella della Francia dove si parla di 201 casinò con 14,500 dipendenti e 2,2 m iliardi di fatturato.
“È un sistema complesso di proprietà dello Stato, che però concede licenze ai privati. Va però specificato che in Francia non esistono le “arcade”, le sale giochi”. gpm/AGIMEG