dai nostri inviati – La spesa sostenuta dai giocatori è rimasta stabile, nonostante il mercato dei giochi abbia generato una raccolta crescente negli ultimi 5 anni, passando da circa 88 a 100 miliardi di euro. La spesa, ovvero la differenza tra le somme giocate e quelle vinte, misura il potenziale di mercato che deve remunerare la filiera e l’erario, e si è attestata intorno ad una media di 18 miliardi di euro. Questi alcuni dei dati emersi durante l’assemblea pubblica di SGI che si sta tenendo a Roma. La ripartizione della spesa ha subito una profonda trasformazione in favore dell’erario e a scapito della filiera: se nel 2012 il 56,1% della spesa rappresentava il margine a disposizione della filiera, nel 2017 questa percentuale si è ridotta al 48,3%, con una variazione negativa del 13,8%, passando da 10,3 a 8,9 miliardi di euro. Allo stesso tempo la quota di spesa per l’erario è passata dal 43,9% al 51,7%, con un incremento del 17,6%, passando da 8 a 9,5 miliardi di euro. Anche il comparto più innovativo, quello dei giochi online, presenta andamenti simili a quelli del mercato aggregato: dal 2014 al 2017 ad una aumento della raccolta ancora molto accentuato (84%) è seguito un aumento della spesa di molto inferiore (27%) e la ripartizione della spesa ha subito una profonda trasformazione in favore dell’erario e a danno della filiera. Se nel 2014 l’84,3% della spesa rappresentava il margine a disposizione della filiera, nel 2016 questa percentuale si è ridotta all’81,6%, con una variazione superiore al 3%; inoltre, a differenza del mercato aggregato, la stima per il 2017 è quella di un’ulteriore intensa riduzione dei margini, a fronte di un incremento della quota di spesa destinata all’erario, che dal 2014 al 2017 dovrebbe aumentare del 44,5% (dal 15,7% al 22,8%), passando da 172 milioni a 315 milioni di euro. cr/AGIMEG