Giochi, Baretta (MEF) intervista esclusiva ad Agimeg: “Riforma del settore entro l’anno. Spero che gli enti locali dimostrino con i fatti la stessa nostra voglia di condivisione e confronto”

“Una riforma organica del settore del gioco pubblico in Italia ci sarà e vedrà la luce entro l’anno”. Parola del sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, che interviene a 360° gradi su passato, presente e futuro del mercato del gioco in una esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg (intervista a cura di Fabio Felici e Daria Contrada)

Il settore dell’azzardo è entrato con forza sulla scena politica negli ultimi giorni, anche in vista del tanto atteso accordo che il governo deve trovare con gli enti locali. L’ultima riunione della Conferenza Unificata si è chiusa con un nulla di fatto perché le Regioni hanno chiesto più tempo per valutare le proposte del governo. A che punto siamo?

“Credo si possa riprendere il dialogo con gli enti locali, sono disponibile a misurare le controproposte che dovessero esserci. Il tema del gioco non credo sarà comunque all’ordine del giorno della Conferenza Unificata del 15 settembre, ma mi auguro ugualmente di riuscire ad andare in Conferenza tra fine settembre, inizio ottobre, o per chiudere o per un ulteriore passaggio chiarificatore”.

Che succede se non si chiude l’accordo?

“Il governo ha optato per una linea di confronto e condivisione; nonostante ciò alcuni Enti locali, negli ultimi giorni, stanno legiferando senza attendere la conclusione del confronto. Ad esempio non mi pare una buona idea spostare la linea del gioco in periferia, creando una sorta di zone a luci rosse. Dà un’idea di città sbagliata. Non dobbiamo creare ghetti. Spero, quindi, che non prevalga una opposizione immotivata e ad oltranza, anche perché i tempi per una riforma organica sono stretti. In tal senso la prossima Legge di Stabilità potrebbe essere lo strumento per risolvere la questione che comunque spero trovi sbocco prima, ovvero in Conferenza Unificata. C’è anche una sorta di “piano B” che prevede la ripresa dell’esame delle proposte di legge congelate in Parlamento, primo fra tutti il disegno di legge di riordino del settore a prima firma del senatore Pd Mirabelli. Tornando alla Stabilità non credo comunque ci siano spazi per aumentare ulteriormente l’imposizione fiscale sul gioco, tanto più se riduciamo l’offerta”.

La classificazione delle sale non convince gli enti locali. L’assessore Garavaglia lo ha provocatoriamente definito un ‘condono’. Lei sta preparando una contromossa per cercare di chiudere l’accordo?

“Parlare di condono è fuori luogo. Nella mia proposta si prevede un controllo maggiore nelle sale dedicate e un maggior coinvolgimento della Polizia locale. Affidiamo così agli enti locali una responsabilità primaria nella gestione del territorio. Io credo che l’idea di stabilire controlli più efficaci nelle sale sia proprio il contrario di un condono: noi proponiamo la certificazione delle sale e l’eliminazione delle macchinette nei bar e nei tabacchi, francamente non si capisce il perché dell’opposizione”. Non ci sono dubbi: la riforma “è inevitabile, o fatta un pezzo alla volta o tutta insieme”. Calendario alla mano, “da qui a dicembre andrà fatto il grosso del lavoro. Ricordiamoci che dal 1° gennaio inizia una fase importante con la sostituzione degli apparecchi con le awp da remoto. Il 2017 sarà insomma un anno importante per una fase di riforma del settore”.

Il riordino complessivo del settore dei giochi abbraccia più aspetti, che il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, ha toccato nella sua intervista esclusiva ad Agimeg.

Nelle ultime settimane è tornata a farsi avanti l’ipotesi di una terza sanatoria per i centri scommesse, che potrebbe trovare realizzazione proprio in questo mese di settembre. Ha ricevuto proposte in tal senso?

“Sì, ne ho sentito parlare durante la discussione di alcuni provvedimenti di legge in Parlamento, ma non è arrivata nessuna proposta concreta in tale direzione. Io non credo che sia tempo di sanatorie, credo sia il momento di rispettare le regole”.

Legge di Stabilità 2017. C’è già allo studio qualche nuovo intervento che riguarda il settore? Troverà spazio anche una regolazione dell’attuale disciplina dei Casinò?

“Il documento presentato agli enti locali costituisce un’agenda dei problemi. Ci sono un paio di cose che sicuramente non saranno realizzate nel breve termine: aprire un confronto con l’Unione europea sul tema della pubblicità – che implica altri tempi – e la riforma dei Casinò, che a mio avviso andrebbe accelerata. Però effettivamente è un tema molto delicato perché impatta non solo sulla riforma ma anche sul fatto che oggi i Casinò sono in crisi, sono pubblici ma di proprietà dei singoli Comuni. E poi c’è una spinta a nuovi Casinò che non può non inquadrarsi all’interno del ragionamento complessivo che stiamo facendo di riforma e di riduzione dell’offerta. Insomma lo vedo come un tema maturo”.

Pubblicità. A che punto è il secondo decreto ministeriale del Mef, di concerto con il ministero della Salute, sentito l’Agcom, che recepisce la direttiva UE?

“Direi che abbiamo raggiunto un buon equilibrio, abbiamo già emanato un decreto ministeriale (che disciplina i media specializzati esclusi dal divieto di trasmissione di spot pubblicitari dalle 7 alle 22, ndr) e a breve arriverà anche il secondo (che recepisce la direttiva UE in tema di pubblicità, ndr). Serve una regola condivisa per evitare uno squilibrio. Lo stop dalle 7 alle 22 è una mediazione importante, ma si possono fare passi avanti”. L’idea di fondo è che “è meglio andare verso una legislazione condivisa a livello europeo”.

A proposito di legislazione condivisa, a giorni ci sarà un incontro dei regolatori in Francia per discutere di gioco online e di liquidità condivisa. Ha un’opinione sul fatto che un francese possa giocare in Italia o uno spagnolo in Francia?

“Il tema di fondo non riguarda solo il gioco, ma riguarda la fiscalità europea. Che ci sia un problema dove la gestione immateriale dei rapporti economici abbia bisogno di regole ben venga; e l’online in particolare, per la diffusione che ha, rappresenta un elemento di frontiera. Mi pare una strada non semplice ma da praticare”.

Tempo di bilanci per il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, alle prese con una delega, quella ai giochi, impegnativa e di non facile gestione.

Lei prese questa delega meno di 2 anni fa. Si aspettava di imbattersi in un settore così complicato da gestire? Perché il gioco in Italia ha un’accezione negativa e non si tiene conto che per la maggior parte dei giocatori è una semplice passione e non una malattia?

“La complessità del settore me l’aspettavo – confessa nella sua intervista esclusiva ad Agimeg –, l’avevamo già valutata anche quando non avevo la delega. Il mio predecessore Giorgetti aveva fatto un lavoro egregio ma aveva dovuto scontare delle difficoltà nella realizzazione. Il problema di questo settore, che rappresenta tutta questa complessità, è che attorno ad esso si polarizzano due interessi difficili da coniugare: l’interesse economico degli operatori e l’interesse sociale degli utenti e della comunità. La verità è che quando ho preso la delega e ho studiato il tema, ho notato che effettivamente si era esagerato nell’offerta di gioco, soprattutto nella distribuzione territoriale delle slot. Quando il ministro Tremonti per finanziare il terremoto de L’Aquila, evidentemente con buone intenzioni, ha allargato il numero dei punti gioco ha però fatto un clamoroso errore, perché da lì ha fatto travolgere i confini e si è messo in moto un processo anche di sensibilità sociale. Constatare che ci sono dei numeri esagerati nei locali di periferia può determinare una reazione che a volte va anche oltre il vero problema. Il nostro obiettivo – più che utopico direi strategico – è di riportare il gioco ad una condizione normale. Il gioco come divertimento non potrà essere abolito, anzi dobbiamo evitare che torni sotto il controllo dell’illegalità, della criminalità organizzata. Insomma non vogliamo servire il gioco su un piatto d’argento alle Mafie. Il problema che mi sono trovato di fronte, sapendo che è un settore che porta molte risorse per lo Stato, è come non limitarci a calcolarne la parte finanziaria: con il governo Renzi si è deciso una linea di approccio che tenga conto della complessità sociale del problema. I tre cardini sono la tutela sociale, la lotta all’illegalità e la fiscalità; e i primi due aspetti sono fondamentali. La dimostrazione che abbiamo invertito l’ordine delle priorità sta nel fatto che nella scorsa legge di Stabilità abbiamo deciso una riduzione di almeno il 30% delle macchinette. Vogliamo riequilibrare una situazione troppo sbilanciata verso i soli interessi erariali ma senza comunque trascurarli”.

Se avesse tre desideri da esaudire sul mercato dei giochi come li spenderebbe?

“Per prima cosa vorrei regolare il mercato delle slot come stiamo facendo, non solo per ragioni di merito ma anche perché ha un carattere strategico: visto che il mio obiettivo è rendere il gioco “normale”, dopo averlo reso “anormale” con una offerta incontrollata e penso che da lì passi questa cosa. Il mio secondo desiderio sarebbe immaginare una proposta di giochi senza vincita in denaro, cioè più ampia ma non pervasiva, per favorire il gioco stoppando quello più pericoloso. Questo è un tema molto interessante su cui però ci si dedica poco. Si deve invertire l’idea di partenza, mettendo al primo posto la propositività invece de solo contrasto a prescindere. Mi piace utilizzare questo esempio per spiegare perché sono favorevole che alle macchinette si acceda solo attraverso l’operatore e non direttamente: nel gioco a biliardo non avevi le biglie lì, ma dovevi andare dal barista che te le tirava fuori dalla macchinetta che controllava il tempo: una forma di normalità. Insomma delle formule in cui la normalità riporti il gioco nella direzione del puro divertimento. Come ultimo desiderio credo che farei una lotta durissima all’illegalità: mentre i buoni discutono c’è il pericolo che i cattivi si stiano già organizzando”.

Si è dato un termine per il suo mandato nel settore dei giochi? Quando potrebbe cedere la delega?

“Si tratta di un accordo interno. Una volta completata la riforma, la delega torna nelle mani del ministro che poi deciderà come assegnarla”. dar-ff/AGIMEG