“Quando le leggi regionali sono state promulgate, non esisteva quel tavolo di confronto con il Governo che è stato inaugurato solo nel 2016; conseguentemente poteva avere senso che le Regioni si ‘armassero’ di uno strumento in grado, in mancanza di una composizione, di comprimere e contrastare l’offerta di gioco pubblico gestito dallo Stato. Era infatti evidente che l’applicazione del “distanziometro” avrebbe fatto chiudere tra l’80 e il 90% dei punti vendita legali, riducendone drasticamente i volumi. Dopo la firma dell’Intesa, che comunque riservava alle Regioni la facoltà di assumere ulteriori provvedimenti per salvaguardare la salute di cittadini, l’arma del ‘distanziometro’ non è stata però rinfoderata”. E’ quanto emerso dal Rapporto dell’Osservatorio Giochi, legalità e patologie dell’Eurispes nello studio “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte”, presentato questa mattina a Torino. “In questo processo si è inoltre perduta la consapevolezza del fatto che il gioco pubblico, che nel corso dell’ultimo quindicennio ha prodotto gli attuali volumi, non è ‘nato dal nulla’ ma, al contrario, è intervenuto a modificare un contesto consolidato e stratificato, caratterizzato da pratiche illegali gestite dalla delinquenza comune e, ancor più grave, dalla criminalità organizzata”. cr/AGIMEG