Eurispes, con la legge sul gioco in Piemonte persi 5.200 posti di lavoro e “aiutato” l’illegale: “Inefficacia degli strumenti adottati come il distanziometro e limiti orari”

Videolottery e newslot tagliate dell’80%, 2 miliardi in meno di euro giocati, 5.200 posti di lavoro perduti e 220 milioni in meno nelle casse dello Stato. È la stima degli effetti della contrazione dell’offerta del gioco pubblico in Piemonte ‒ generati dall’applicazione della legge regionale 9/2016 ‒ elaborata dall’Osservatorio Giochi, legalità e patologie dell’Eurispes nello studio “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte”, presentato questa mattina a Torino. Una “compressione” che, inevitabilmente, sfocia in una crescita dell’illegalità, in una fase delicata per il mondo del gioco in Piemonte, alla vigilia della scadenza del 20 maggio, che vedrà la piena applicazione della legge regionale. Ma la distanza dai luoghi in cui è possibile giocare è un elemento influente nel determinare il comportamento dei potenziali giocatori patologici? L’Eurispes, dopo un primo studio realizzato in Puglia, con questo secondo lavoro territoriale, ribadisce la totale assenza di efficacia del “distanziometro”. Questo risultato è corroborato anche da alcuni dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha riscontrato le predilezioni dei giocatori “sociali” e di quelli “problematici” verso luoghi di gioco lontani dalla propria abitazione e dal posto di lavoro, e il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”. L’11,3% dei giocatori “problematici” preferisce giocare in luoghi lontani da casa, contro il 2,5% di quelli “sociali”, e il 10,7% dei “problematici” ha una predilezione per gli esercizi che garantiscono maggior privacy, rispetto all’1,5% dei giocatori “sociali”. Dunque, il giocatore problematico ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e che, in qualche misura, occultano la loro condizione di giocatori. «Conseguentemente, si può affermare che il distanziometro non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli sociali», sostiene Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca, che aggiunge: «L’inefficacia dello strumento sul fronte socio-sanitario, produce inoltre un vero e proprio aiuto alla criminalità organizzata che, da sempre, ha allungato i propri tentacoli sul settore del gioco e delle scommesse. Il rischio della crescita dell’illegalità, dunque, non può e non deve essere sottovalutato come effetto della compressione dell’offerta del gioco pubblico». cr/AGIMEG