eSports, Corte d’Appello Milano: “Gli apparecchi per il gaming competitivo devono rispettare le stesse normative di quelli per il gioco lecito”

Le postazioni dedicate al gaming competitivo devono rispettare le stesse norme degli apparecchi presenti nelle tradizionali sale giochi. E’ quanto affermato da una sentenza della Corte d’Appello civile di Milano, che ha confermato il sequestro di 11 postazioni da gioco e una sanzione da 20mila euro inflitta a un esercizio commerciale situato a Melzo, in provincia di Milano.

Durante un’ispezione effettuata nel 2022 dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, erano state rinvenute numerose attrezzature – tra cui simulatori di guida e PC da gaming – accessibili al pubblico senza le necessarie autorizzazioni. Tali dispositivi, secondo quanto accertato, non erano conformi ai requisiti previsti dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e risultavano sprovvisti di qualsiasi certificazione tecnica o amministrativa.

La vicenda aveva inizialmente visto prevalere la linea difensiva del gestore, con il Tribunale di Milano che aveva annullato le sanzioni ritenendo le attività non riconducibili alle forme di gioco tradizionale soggette a regolamentazione. Tuttavia, in secondo grado, la Corte d’Appello ha adottato una posizione diametralmente opposta, sottolineando che anche i dispositivi utilizzati per eSports o prove di videogiochi devono essere inquadrati come apparecchi per il gioco lecito, se utilizzati in spazi accessibili al pubblico.

Il provvedimento richiama inoltre il Decreto Balduzzi del 2012, che vieta la disponibilità di dispositivi di gioco connessi a piattaforme prive di concessione. La Corte ha così ritenuto legittimo il sequestro e la sanzione amministrativa, in quanto l’attività risultava completamente priva delle autorizzazioni previste.

L’esercizio coinvolto operava originariamente nel settore della vendita e assistenza informatica, ma aveva successivamente ampliato la propria offerta includendo una sala LAN con accesso a giochi come FIFA e Fortnite, attirando così l’attenzione delle autorità competenti. lp/AGIMEG