Anche se è stata posta la prima pietra della riforma del gioco in Italia, la strada che porterà al completamento dell’opera prevede ancora dei lavori in corso. L’accordo di ieri tra Governo, Regioni ed Enti Locali è infatti il primo passo politico per arrivare ad una definizione legislativa di quello che sarà il prossimo panorama del gioco in Italia. Entro il 31 ottobre il Governo punta ad emanare il decreto che renderà attuativo l’accordo. In questo periodo sono previsti però altri incontri per ulteriori discussioni tra le parti in causa. A chiarire alcuni aspetti che hanno creato apprensione tra gli operatori è Pier Paolo Baretta (sottosegretario Mef) in un’esclusiva intervista rilasciata al direttore di Agimeg, Fabio Felici.
D – Molti operatori sono preoccupati per la salvaguardia degli investimenti esistenti. Lei in una nota ha dichiarato che questa salvaguardia ci sarà. Ci spiega in pratica come questo avverrà?
R – Capisco le preoccupazioni. Dopo due anni di negoziato sotto il fuoco di una prospettiva proibizionista – ancorchè motivata dalla tutela della salute pubblica – il rischio di veder prevalere una espulsione del gioco legale dal territorio è comprensibile. Ma non sarà così. Questo rischio poteva esserci se non si faceva l’accordo. Ma con l’intesa l’equilibrio c’è. Bisognerà comunque lavorare nelle prossime settimane per rendere cogente questo obiettivo sancito dall’intesa. Bisognerà infatti trovare, insieme alle Regioni e gli Enti Locali, il giusto equilibrio tra la riduzione dei punti e quelli che rimarranno sul territorio. Pensare che l’accordo sia solo un taglio drastico ai punti gioco è sbagliato. Per esempio, per quanto riguarda i negozi di scommesse, il numero dei punti che saranno inseriti nel bando riprodurrà quanto già stabilito dalla Legge di Stabilità 2016 ed, in buona parte, già presente sul territorio. Il vero taglio ci sarà sui negozi generalisti secondari, che da circa 8.000 di fatto scompariranno. Anche la situazione riguardante bar e tabacchi vedrà un considerevole ridimensionamento (taglio di circa il 50% dei punti, ndr). La salvaguardia degli altri punti gioco avverrà attraverso un criterio di selezione che avrà come base la certificazione dei negozi rilasciata dai Monopoli di Stato. Anche in questo caso bisognerà trovare il giusto equilibrio con i tagli previsti dall’accordo, quindi la salvaguardia non potrà riguardare ovviamente tutti i punti ma comunque una parte considerevole di essi.
D – Ma i punti gioco saranno tagliati attraverso un preciso criterio? Se sì, questo criterio sarà applicato anche ai nuovi punti che si creeranno con le prossime gare?
R – L’accordo obbliga tutti ad un salto di qualità. La distribuzione sia dei tagli sia dei nuovi negozi derivanti dalle prossime gare, avverrà attraverso un preciso criterio che sarà stabilito dal Mef. Ovviamente ci confronteremo con le Regioni e con gli Enti Locali e con gli operatori del settore. Per rendere pratico questo discorso i 10.000 negozi ed i 5.000 corner che verranno messi a gara per le nuove concessioni di scommesse, avranno una precisa distribuzione territoriale quindi con un definito numero di punti preventivamente previsto per ogni singola regione.
D – Tornando alla salvaguardia degli investimenti, i nuovi punti dovranno quindi fare i conti con le leggi regionali o potranno operare al posto di quelli già presenti sul territorio?
R – Lo scenario che si va a definire prevede una nuova distribuzione, soprattutto per via delle riduzioni previste dei punti gioco nelle varie regioni. Quest’ultime, insieme agli Enti Locali, dovranno garantire il numero di punti gioco previsto. Questo vuol dire che un nuovo punto certificato potrebbe prendere il posto di uno già esistente. [Non che questo sia garantito, ma] In sostanza Regioni ed Enti Locali avranno il compito di garantire una distribuzione equilibrata dei punti gioco e quindi, in diversi casi, dovranno intervenire sui regolamenti oggi esistenti. A loro viene affidato il compito – questa è la scelta fatta – di organizzare la presenza del gioco nel territorio, tenendo conto della salute dei cittadini, ma in una ottica non proibizionista. Si tratta di una assunzione significativa di responsabilità che obbliga gli amministratori locali ad una nuova visione. Una idea, cioè, di “normalità. Combattere la ludopatia, la.criminalità organizzata, offrire una possibilità di gioco qualificato e non ghettizzato. Mi aspetto quindi un lavoro di adeguamento dei regolamenti per far sì che vengano salvaguardati sia gli interessi di salute pubblica, supportati da un netto ridimensionamento e riqualificazione dell’offerta di gioco, sia gli investimenti importanti che sono stati fatti e che verranno fatti per adeguare i nuovi punti gioco alla nuova qualità dell’offerta. ff/AGIMEG