“Invoco il testo unico sul gioco dalla scorsa legislatura, solo così si può dare una tutela sociale agli interessi in gioco. Se non riusciamo a trovare un equilibrio anche secondo la gerarchia dei beni e dei valori da tutelare, ciò porterà vantaggio ad alcuni soggetti ma troveremo questioni sociali che esploderanno mettendo in discussione quanto finora fatto”. Lo ha affermato Giovanni Endrizzi, Senatore M5S Commissione Igiene e sanità e Vicepresidente Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, nel webinar organizzato da I-Com.
“Si è detto che lo Stato ha bisogno dei concessionari, ma lo Stato ha bisogno di concessionari quando il rapporto concessorio consente un livello di equilibrio che contrasti le mafie e riduca al minimo l’impatto sociale. Oggi il gioco comporta seri rischi, anche se l’offerta è pubblica”.
“Abbiamo nei servizi di cura la totalità di persone che hanno contratto la patologia attraverso il gioco legale, dobbiamo prenderci carico di questa cosa, la riserva statale sul gioco deve essere motivata da questo tipo di problema. Chi lavora per lo Stato deve essere tutelato, non l’ho mai negato, ma l’offerta è troppo capillare, potrebbe anche razionalizzarsi a vantaggio della maggiore redditività dello stesso settore”.
“Non dimentichiamo che non abbiamo solo il fenomeno dell’illegalità, ma di illegalità vestita da gioco legale, ovvero di offerta regolarmente autorizzata che sotto banco gira le puntate sui circuiti illegali. Non si può aumentare l’offerta per fare concorrenza alle mafie, ma serve fare più controlli, se lo Stato non può garantire la filiera dalle infiltrazioni, lo Stato ha fallito”.
“Sul tema del proibizionismo, è un’etichetta indebitamente attaccata al tentativo di regolamentazione. Dal decreto Balduzzi, che ha istituito luoghi sensibili, non ci furono strumenti normativi nazionali, con regioni e comuni che intervennero in surroga in ambito di competenze che a loro viene assegnato, non possono abdicare a queste responsabilità. La legge regionale del Piemonte ha ridotto l’afflusso in cura e patologia, oltre ad aver ridotto del 30% le giocate. Serve una riduzione dell’offerta e delle patologie che ne derivano”.
“Sulla tessera sanitaria, avevamo chiesto un tesserino del giocatore, che prevedeva la riduzione delle giocate in rapporto al reddito, ma fu respinto adducendo questioni di privacy. Non sono contrario all’offerta pubblica di gioco, ma deve rispondere a criteri di equilibrio. Altrimenti lo Stato gestisca direttamente il settore del gioco, così non avremmo contenziosi. I concessionari devono dare un apporto collaborativo per l’interesse collettivo”. cr/AGIMEG