Ricerca Agimeg: la chiusura delle sale scommesse, slot e bingo non compensata dall’online. Nessun aumento dei casi di ludopatia e la chiusura sposta solo le dipendenze. E l’illegale festeggia

L’epidemia di coronavirus sta cambiando profondamente le nostre abitudini, e per quanto riguarda il gioco uno dei fenomeni che sta emergendo è che i giocatori non hanno sofferto particolarmente per la chiusura delle sale. Una fetta nemmeno troppo ampia si è spostata sull’online, ma la maggior parte – e quindi anche i problematici e patologici – sembra semplicemente aver smesso di giocare. La prima conferma arriva dal Numero Verde sul gioco patologico – il servizio offerto a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità: in queste settimane non c’è stato nessun aumento nelle richieste d’aiuto, anche se poi i giocatori e i loro familiari raccontano di di dover fronteggiare problematiche differenti dal solito. Ma questo trend lo confermano persino le associazioni impegnate sul territorio a contrastare il GAP – anche se poi chiedono di monitorare attentamente quello che succederà quando si potrà tornare a giocare – e ovviamente gli operatori del settore. Agimeg ha interpellato tutti i soggetti coinvolti, per capire cosa stia succedendo in questa fase. Alcuni l’hanno persino definita “un vero e proprio laboratorio”  che aiuterà a comprendere come opera il settore del gioco in Italia.

Secondo una ricerca condotta dallo stesso ISS nell’ottobre 2018, i giocatori in Italia sono circa 18,5 milioni. Nella maggior parte dei casi si tratta di giocatori sociali, ovvero persone che hanno un rapporto sano con questa forma di intrattenimento. Il 3% (1,5 milioni di persone) ha però un un rapporto problematico, o addirittura patologico, con il gioco. Il timore è che queste persone nelle scorse settimane si fossero riversate in massa sul gioco online, ma questa ipotesi non trova riscontro nella realtà.

È vero che il gioco online è cresciuto (i casinò e il poker, mentre le scommesse sportive per forza di cose sono quasi ferme visti i pochissimi e scarsamente conosciuti campionati di calcio ancora attivi),  ma “ha guadagnato circa il 30% , mentre sarebbe dovuto crescere del 1000% se tutti i giocatori italiano si fossero riversati su internet.  Non è una semplice differenza di percentuali, stiamo parlando proprio di ordini di grandezza diversi” spiega Moreno Marasco, Presidente dell’Associazione LOGiCO, che riunisce gli operatori del gioco su internet. “Con lo stop del fisico, c’è una domanda inespressa le cui dimensioni sono fino a 10 volte quelle del circuito online legale, quindi con tutte le tare del caso, l’online legale sarebbe quantomeno dovuto raddoppiare”. E su questa lettura sono d’accordo anche gli esperti di gioco patologico: “Credo che il 10% dei giocatori si sia spostato online, ma di certo non lo hanno fatto tutti i giocatori a terra ” osserva Cesare Guerreschi, presidente del Siipac. E anche per Enrico Malferrari, presidente Conagga, “L’impennata che l’online ha avuto nell’ultimo periodo non va a colmare il calo degli altri giochi”.

Un altro fenomeno che si sta verificando in questo periodo è che i giocatori convertiti, se non hanno trovato lo stesso prodotto su internet, ne hanno provati di nuovi. È il caso delle scommesse sportive e del poker online: visto che anche quelle online sono state paralizzare dall’assenza di eventi di rilievo, alcuni appassionati si sono riversati sul poker. “Gli scommettitori sono più vicini al poker come categoria, e infatti i numeri del poker stanno visibilmente incrementando” osserva Marasco. Lo stesso però non avviene nel caso delle slot e delle vlt, nonostante i giochi online siano sostanzialmente identici a quelli che si trovano nelle sale. “Alcuni giocatori sono totalmente refrattari al web” osserva Malferrari.

Visto che questa invasione sui siti di gioco autorizzati non c’è stata, “siamo seriamente preoccupati che l’online illegale stia banchettando”, lancia l’allarme Marasco. “E’ ovvio che se la domanda fisica inespressa andasse online, oltretutto – se possiamo dirlo – essendo poco educata digitalmente, cadrebbe facilmente nella trappola degli operatori illegali. Anche perché questi operatori possono facilmente pubblicizzare i propri servizi, visto che sono fuori dalla giurisdizione dell’AGCOM”. Il Presidente di Logico ricorda quindi che quando è stato introdotto il divieto di pubblicità con il decreto Dignità “cercavamo di spiegare gli effetti controproducenti con dei ragionamenti per assurdo… bé, l’assurdo è diventato reale, e l’online legale è rimasto l’unico presidio di legalità in Italia”.

Più controverso il fatto che i giocatori possano essersi spostati verso delle sale o delle macchine illegali. I giocatori per primi hanno difficoltà a spostarsi, inoltre – visto che le città sono deserte – dei movimenti eccessivi sembrerebbero immediatamente sospetti. “E’ vero che chi svolge un’attività criminale sa come organizzarsi, e che il gioco illegale si può fare in tantissimi modi, se uno lo vuole fare”, ammette Giorgio Pastorino, Presidente di STS. Ma poi boccia subito l’ipotesi: “in questo momento ci sono solo tabaccherie, edicole alimentari e supermercati aperti, tutto il resto è chiuso. I circoli ad esempio sono chiusi”. E aggiunge ancora, “ammesso che ci siano delle slot illegali istallate in qualche esercizio rimasto, è facile che vengano scoperte, visto che le Forze dell’Ordine vengono a controllare se l’area gioco è effettivamente chiusa”. Guerreschi invece è più allarmato: “Il gioco illegale a terra comunque non è sparito, al contrario le macchinette illegali sono tutt’ora molto diffuse. Quando ci sono queste situazioni così precarie, le mafie ne approfittano. Sono le occasioni più importanti che possono sfruttare. Potrebbero aver assunto completamente la gestione del gioco a terra”. Ma, in ogni caso sul mercato illegale – sia online che a terra – Pastorino sottolinea che  “i tempi di apertura incideranno molto sulle abitudini dei giocatori”. Il Presidente di STS non vuole criticare nella maniera più assoluta la decisione di chiudere gli esercizi per motivi sanitari – provvedimento che oltretutto ha colpito tutte le attività, non solo le sale da gioco . “Dico solo che nel momento in cui si potrà vedere una minima opportunità di ripartenza, mi auguro – al contrario di quanto hanno paventato alcuni – che il settore del gioco non sia l’ultimo della lista. Quanto meno si potrebbe pensare di riaprire all’inizio quei giochi che non hanno un’alta frequenza e che non provocano assembramenti.

Il dubbio su cosa stiano facendo tutti quei giocatori, però, rimane. La risposta la offre Malferrari: “Sono a tal punto assorbiti da questo momento collettivo  – come del resto lo siamo entrati tutti quanti –  che hanno messo da parte la dipendenza e sono entrati in una fase di sospensione. Semplicemente non stanno giocando”. E non si deve credere che questi giocatori si rifaranno vivi nelle prossime settimane, perché potrebbero ancora entrare in crisi di astinenza. “ La prima settimana pensavamo che avremmo avuto un’esplosione di richieste d’aiuto, ma poi già dalla seconda abbiamo capito che non sarebbe stato così” commenta Guerreschi. E Malferrari aggiunge “Per il giocatore l’astinenza c’è, ma è più tenue e si supera dopo pochi giorni. Non è come l’astinenza che si prova nel caso delle droghe pesanti o dell’alcol”.

Anche per questo il Presidente del Conagga descrive il momento attuale come un laboratorio. Nessuno sa come reagiranno i giocatori al momento della riapertura, e tutti gli scenari sono possibili: queste persone potrebbero riprendere a giocare in maniera massiccia, come potrebbero persino smettere di farlo. Ma anche se così fosse, sarebbe sbagliato credere che la cura sia la chiusura. Anche se è vero – per dirla con Malferrari – che “c’è rapporto diretto tra diffusione del gioco e diffusione delle dipendenze”, si interverrebbe sul fenomeno, ma non sul disagio. E “c’è il forte rischio di sostituire una dipendenza con un’altra” commenta Guerreschi. “Ci sono molte similitudini tra il gioco d’azzardo patologico e l’alcolismo”. Anzi, tornando alla domanda su cosa stiano facendo i giocatori in questa fase, il processo potrebbe essere già in corso: “ in questo momento alcuni di loro possano virare verso altre dipendenze, sopratutto sull’alcool” osserva Malferrari. Mentre Guerreschi sottolinea che “è un dato di fatto che il consumo di alcolici sia già aumentato”. lp/AGIMEG