Commissione antimafia Senato: tutti gli interventi sul settore del gioco

E’ stata pubblicata al Senato la relazione sulla declassificazione e pubblicazione di atti della XI legislatura della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Nel testo anche riferimenti al gioco.

Ecco tutti gli interventi sul gioco:

GREGORIO VASSALLO, Direttore del carcere di Lucerà e direttore f.f. del carcere di Foggia: “Il carcere di Foggia è comunque sovraffollato anche perché, vista la pericolosità dei detenuti, tutti i letti sono fissati a terra. Le sale gioco sono occupate dai detenuti perché non so più dove metterli. In una sala gioco ci sono qualcosa come 20 detenuti, un po’ meno pericolosi, appartenenti alla criminalità comune”.

GIACINTO LEONE, Capogruppo della lista Città nuova-PDS: “Esistono problemi che non appaiono alla luce del sole. Mi riferisco al gioco d’azzardo, molto diffuso, ed alla nascita delle finanziarie, sulle quali non viene svolto un serio controllo. A Lecce queste società superano di gran lunga, come presenza, le banche e costituiscono un canale di penetrazione del capitale riciclato nell’economia locale. Il tasso di interesse praticato, spesso molto alto, rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione”.

PASQUALE CUTULI, Prefetto di Lucca: “Per quanto riguarda il gioco clandestino, credo che il fenomeno sia presente ma che non sia così generalizzato, almeno nella Versilia. Forse si sta manifestando la tendenza all’aumento ma teniamo la situazione sotto controllo, nel senso che le forze dell’ordine stanno svolgendo un’attività capillare anche in questo specifico settore delle bische. All’onorevole Angelini, che ha formulato una domanda specifica a proposito dei casinò, devo dire che ho difficoltà a rispondere. Credo infatti che i problemi legati a simili strutture siano sempre di carattere politico. Il casinò porta benessere e soldi ma a mio avviso anche qualcos’altro. Dunque, bisogna privilegiare l’una o l’altra tendenza? Francamente, non lo so. Le scelte le faccia il Parlamento”.

LUCIANO TONNI, Procuratore generale della Repubblica presso la corte d’appello di Firenze: “A Grosseto si sta anche svolgendo un processo al quale sono interessati personaggi – che non conosco direttamente – implicati in una serie di fatti sintomatici relativi all’articolo 416-èis, al traffico di stupefacenti e al gioco clandestino. Mi permetto di dire che suscitano in me molto allarme i progetti di apertura di case da gioco a Viareggio e a Bagni di Lucca. Mi si dirà che ormai Viareggio rientra nella criminalità della Versilia, che è particolarmente rilevante e della quale parlerò fra poco. Però sappiamo che i centri di gioco, a prescindere dal fatto che siano o meno clandestini, chiamano a raccolta anche la criminalità organizzata, non foss’altro per presumibili riciclaggi di denaro sporco. Mi rende particolarmente sensibile la situazione di Bagni di Lucca, essendo questo centro situato nella Garfagnana, forse l’unica zona della lucchesia ancora immune da episodi particolari. Una casa da gioco in questa località, mi preoccupa. Quando l’onorevole Spini era sottosegretario all’interno, gli feci presente la situazione; lui promise di interessarsene ma ancora non ho visto risultati concreti. Tornando alla zona litoranea della Toscana, la situazione che ho prima descritto per Grosseto prosegue nel livornese, a Piombino ed ha il suo clou nella Versilia. Qui abbiamo il racket a danno degli esercizi commerciali, i nights equivoci e le case da gioco clandestine, il traffico di stupefacenti e la lotta tra bande per assicurarsi il dominio di determinati territori (ricordo, per esempio, l’episodio Musumeci). (…) Nella zona di Pistoia, sono i nights e la prostituzione le realtà in cui si muovono le organizzazioni malavitose. A Montecatini la criminalità ruota attorno all’ippodromo, al gioco clandestino e alle bische. Il primo successo che abbiamo raccolto è stato quello contro la banda Musumeci, mentre adesso è in corso il processo contro C. e G.. Credo che sia stato individuato un gruppo di persone che operava nel campo del racket a danno dei negozi, degli esercizi, delle imprese”.

NEDO LAVAGI, Comandante provinciale dei carabinieri di Lucca: “Il gioco d’azzardo era una delle attività, assieme al traffico della droga, controllate dal clan Musumeci; in Versilia tutti hanno letto ciò che è avvenuto: tra omicidi e tentati omicidi siamo arrivati alla dozzina. Il clan aveva raggiunto un discreto livello di controllo del territorio, che però attualmente non vi è più. Anche per il gioco d’azzardo stiamo effettuando dei controlli (abbiamo acquisito delle agendine e dei numeri. In conclusione, posso dire che l’area della Versilia non si può definire a connotazione apertamente mafiosa ma non si può neppure sottovalutare: si tratta di un’area da tenere sotto controllo perché è appetibile”.

RENATO SCUZZARELLO, Comandante provinciale dei carabinieri di Pistoia: “Altri fatti riguardano fenomeni di delinquenza comune, il gioco d’azzardo e la prostituzione. Montecatini, in particolare, si presta come zona di residenza per donne o ragazzi che lavorano nei nìghts della Versilia o di Firenze. A Montecatini, infatti, i nights sono soltanto due e anche per quanto riguarda la prostituzione è praticata soprattutto sulla strada da ragazze di colore, o comunque provenienti dall’estero, il cui numero non è mai elevato. Anche per quanto riguarda il gioco d’azzardo, vi sono state operazioni di polizia conclusesi con la chiusura di qualche bisca ma credo che il fenomeno sia abbastanza limitato; infatti, si gioca e si scommette molto, ma nell’ambito del privato, per cui non vi è un organismo che controlla questo fenomeno”.

AMEDEO BARTOLINI, Sindaco di Montecatini: “Restano i problemi legati all’ippodromo e alle bische, a proposito dei quali, per altro, va detto che la loro presenza sul territorio non è superiore rispetto ad altre parti. Si potrà dire che a Montecatini al di là delle bische vi è una tradizione di gioco diffusa ma credo che di questo potrebbe parlare con maggior precisione l’assessore al turismo, che conosce tutti i tipi e i risvolti di questa attività. Senz’altro, a Montecatini il gioco c’è sempre stato e vi sono forti sollecitazioni per avere il casinò. In merito a quest’ultimo, dobbiamo dire che in questa fase l’amministrazione comunale ha scelto la linea di non scendere dal treno, ove si vada verso l’apertura di nuovi casinò, ma non si è ancora dichiarata pronta a pronunciarsi favorevolmente. Abbiamo detto che sarà indetto un referendum popolare, in modo da far maturare la riflessione delle forze politiche ed economiche e dei cittadini. E’ certo che non possiamo accettare di vederci esclusi…”.

RENZO VUILLERMOZ, Presidente del1’Associazione valdostana industriale: “Non abbiamo grosse preoccupazioni, a parte il problema del Casinò di Saint Vincent, relativamente alla nuova gestione e al relativo appalto. Siamo tutti attenti a vedere chi sarà a gestire questa casa da gioco, una delle risorse fondamentali della regione, appetibile da molti”.

AUGUSTO FRANCHINI, Direttore della filiale di Novara della Banca d’Italia: “Sono a Novara da sei-sette mesi dopo essere stato a Roma: mi si è presentato il caso – discutendo ovviamente nei limiti in cui potevo avere informazioni sulla legge n. 197 – di una segnalazione di una banca proprio per Saint Vincent. Abbiamo fatto un discorso molto ampio sulla struttura delle modalità in cui avvengono questi rapporti; ha ragione l’onorevole Borghezio: è vero che vi è un giro spaventoso, ma il grave è soprattutto il modo in cui avviene tecnicamente il rapporto. Da quanto mi è stato riferito, succede tutto fuori dai casinò: ci sono dei galoppini, o dei capi intermedi, che negoziano gli assegni all’incirca al 50 per cento con i giocatori incalliti. Danno, per esempio, assegni di 5 o 10 milioni, che vengono poi negoziati per avere le fiches del casinò. Il problema grave è che, ogni sera raccolgono gli assegni e li presentano la mattina dopo ad una qualunque banca, che può anche essere lontana dal casinò, e chi si presenta a versare su un conto corrente qualunque è una persona quasi insospettabile, integerrima, che spesso non ha un conto corrente affidato ma è semplicemente un risparmiatore. Allora, la ricostruzione da parte di una banca avviene generalmente a posteriori, e l’indizio grave è che molti di questi assegni tornano insoluti. Dopo il ritorno dell’insoluto, ovviamente, la banca fa l’azione di protesto, oppure consegna l’assegno alla persona che l’ha versato allo sportello. Lasciamo poi perdere come faranno questi signori ad andare a raccogliere questo assegno di 10 o di 50 milioni dalla persona che lo ha presentato operando su un conto corrente allo scoperto: a quel punto possono anche attivarsi azioni violente…”

ILARIO LANIVI, Presidente della giunta regionale con funzioni prefettizie: “Queste preoccupazioni erano state manifestate dagli stessi gestori della casa da gioco. Per un certo periodo di tempo i cambisti erano tenuti in un locale particolare, un luogo dove erano concentrati. Alcuni mesi fa si è svolta un’apposita riunione del Comitato per l’ordine pubblico, perché la casa da gioco aveva rilevato presenze anomale. Ecco perché adesso si Stanno prendendo misure più severe”.

ELIO RICCARANO, Capogruppo del movimento verdi alternativi: “L’altro elemento di preoccupazione è relativo alla casa da gioco di Saint Vincent, strettamente connessa al tipo di attività che lì si svolge: emerge il vecchio problema dei prestasoldi e dei cambisti, cui è già stato fatto riferimento. Un altro aspetto già emerso in passato e che è sempre stato fonte di preoccupazione è legato al ruolo del casinò come mezzo per riciclare il denaro proveniente da operazioni illecite. Sono state date da parte dell’autorità competente ampie assicurazioni sul fatto che il controllo era assoluto e che non potevano verificarsi episodi del genere. Purtroppo in passato sono emersi alcuni elementi, anche nel corso di indagini giudiziarie. Credo perciò che dovrebbe essere prestata una particolare attenzione al problema e che dovrebbe essere attuata un’iniziativa legislativa per regolamentare meglio l’attività delle case da gioco, per la quale non esiste, infatti, una disciplina ben definita, anche per le modalità di controllo. Diverso è il caso della Francia, dove la normativa è precisa ed i controlli severi, per cui è possibile mantenere sotto controllo le situazioni a rischio. In Italia esistono pochi e grandi casinò, tra cui quello di Saint Vincent che è il più grande d’Europa quanto a giro di affari. E’ facile comprendere quale sia la dimensione dei problemi che gravitano intorno a questa casa da gioco. In passato sono state svolte diverse indagini giudiziarie che sono state attivate sia dalla procura di Torino, sia da quella di Milano. Le indagini vertevano sull’esistenza di associazioni di tipo mafioso, perché alcuni elementi riconducevano all’esistenza di disegni posti in essere da esponenti mafiosi per il controllo delle case da gioco. Oggi siamo in una fase molto delicata, perché sta scadendo la gestione del casinò ed abbiamo pochi elementi per valutare le limpidezza e l’affidabilità delle proposte avanzate per la futura gestione. Credo che la regione avrebbe bisogno di avere gli strumenti per valutare come tenere sotto controllo la situazione che, per le sue dimensioni, sicuramente presenta rischi”.

FRANCESCO STEVENIN, Vicepresidente del consiglio regionale: “Vorrei chiarire che non siamo contrari all’apertura di case da gioco in Italia; ci limitiamo a raccomandare che a fronte di una presenza di altre case da gioco ci sia, per evitare rischi enormi, la creazione di una polizia superspecializzata, a somiglianza della police de Jeux francese che una volta era il non plus ultrae che ora mi dicono abbia perso qualche colpo”.

ANTONIO LAUDATI, Sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia: “L’ultima cosa di cui volevo parlare è relativa al lotto: il presidente aveva acutamente posto questo problema. Personalmente sono nettamente favorevole alla legalizzazione del lotto. Vorrei segnalare che il lotto è descrittivo di un fenomeno tipicamente napoletano (mi riferisco alla relazione Saredo e alla ricostruzione della genesi storica della camorra). Il “toto nero” e tutte le altre scommesse clandestine hanno una giustificazione razionale sotto il profilo dell’interesse perché con il “toto nero” si può effettuare una scommessa che con il totocalcio ufficiale è impossibile: si può cioè giocare su tre partite o su una sola ed utilizzare il meccanismo dei bookmakers inglesi. Per il lotto tutto questo non vale. Si utilizzano gli stessi numeri del lotto ufficiale e gli stessi meccanismi di giocata. Il vantaggio è uno solo: la maggiore credibilità della camorra rispetto allo Stato nella gestione. La credulità popolare riconduce alla possibile vincita al lotto l’accertamento fiscale che poi vanificherebbe…”.

LUCA SANTORO, Presidente della corte d’appello di Venezia: “La popolazione che frequenta il casinò è a sé stante; vi sono poi attività marginali tipo i prestiti e l’usura”.

RAFFAELLO CANTAGALLI, Procuratore generale della Repubblica: “Certamente le case da gioco rappresentano un terreno molto adatto per il riciclaggio del denaro”.

LUCA SANTORO, Presidente della corte d’appello di Venezia: “E’ un riciclaggio di difficile controllo”.

LUCA SANTORO, Presidente della corte d’appello di Venezia: “In effetti ritengo che vi possa essere un’attività di riciclaggio anche se di piccolo livello; non credo che si possa trattare di grandi quantità di denaro perché si tratterebbe di concentrare in un’unica persona in piena città somme di denaro da giocare al casinò. Ne è prova il fatto che non si sa nulla se non di attività marginali tipo interessi, usura, prestiti momentanei. Non credo che sia lì la fonte della delinquenza organizzata. Ritengo che sia più facile operare in borsa o trasferire il denaro all’estero che non venire qui a smaltire centinaia di milioni senza rendere vigile il croupier o l’ispettore del casinò o lo stesso entourage”.

EDOARDO FIORE, Comandante del nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia: “In relazione al casinò di Venezia sono in corso due indagini, la prima delle quali riguarda il mondo dei croupiers ed è stata avviata dalla questura di Venezia e passata a noi per l’aspetto patrimoniale. L’indagine è stata svolta avvalendosi di mezzi di controllo telefonico ed ha posto in luce i contatti dei croupiers con il mondo esterno: non sono emerse connivenze con elementi mafiosi. L’indagine ha riguardato 50 croupiers – cioè una platea molto larga – che rubavano al banco di gioco e che in questo modo si sono arricchiti. La stessa indagine riguarda il mondo degli usurai e dei cambisti. Su questi ultimi è in corso un’indagine condotta dal procuratore distrettuale antimafia di Venezia per eventuali collegamenti con la mafia del Brenta e non quindi con la mafia siciliana, i cambisti sono personaggi caratteristici che riciclano – il termine è usato impropriamente – denaro ottenuto dai giocatori, cambiandolo su grossi conti bancari (di decine di miliardi) sui quali stiamo svolgendo indagini. Se emergeranno collegamenti con elementi di stampo mafioso, nel rispetto del segreto, ve ne daremo comunicazione”.

GAETANO SANTORO, Prefetto di Padova: “La presenza di personaggi mafiosi nella provincia porta anche al controllo degli uffici fidi dei casinò perché essi hanno svolto un’attività molto fiorente nel campo del denaro; basti pensare che portavano del denaro contante in Iugoslavia per riciclarlo riportando in Italia, sempre via mare, gli assegni ricevuti in cambio da parte del giocatori a cui davano denaro ad alti tassi”.

UGO BERGAMO, Sindaco di Venezia: “Vi è poi la presenza della casa da gioco. Nel passato abbiamo avuto fenomeni, rilevati anche dalla magistratura, legati alla presenza di cambisti, però negli ultimi tempi il fenomeno è meno accentuato: la gestione è totalmente pubblica perché la casa da gioco è gestita direttamente dal comune, ovviamente l’ufficio fidi è molto rigoroso e chi ha esigenze di disponibilità per giocare si deve rivolgere nei pressi. Credo che le presenze dei cosiddetti cambisti siano ben conosciute dalla questura e siano molto limitate nel numero; in passato vi sono stati omicidi su questo versante, si diceva per la presenza di clan milanesi per ottenere un certo controllo, però si tratta soltanto di voci riportate e non di elementi di conoscenza. Non riscontriamo presenze, interventi o intrecci nel complesso della casa da gioco, né abbiamo sotto questo profilo sensazioni di attività di riciclaggio di denaro sporco all’interno della casa da gioco”.

GIOVANNI VIRDIS, Procuratore della Repubblica presso la DDA di Genova: “Nella zona del ponente, in provincia di Savona, abbiamo la presenza di stabili organizzazioni criminali di stampo mafioso, legate anche alla camorra napoletana in varie articolazioni (sia la nuova famiglia sia la nuova camorra organizzata) e alla ‘ndrangheta calabrese, organizzazioni che operano in diverse attività legali e illegali, ed in prevalenza nel settore del riciclaggio e finanziario, in quello delle case da gioco, sia in Italia sia in Francia (Costa azzurra), in quello delle società finanziarie, delle società commerciali nel settore edilizio e nel settore produttivo tipico della zona, cioè la floricoltura (oggi in parte spostatosi, perché abbiamo un caso di collegamento con quanto avviene in Toscana)”.

PIETRO PISTOLESE, Comandante provinciale dei carabinieri di Genova: “Vi è poi il clan Tacà, che opera nel levante genovese ed anche in Versilia, nel campo degli stupefacenti, toto nero, lotto clandestino, riciclaggio e gioco d’azzardo. Il clan Fucci-Ferro-Girone è presente nel centro storico di Genova ed opera nel campo della ricettazione, delle bische clandestine e della prostituzione. Il clan Galluzzo, proveniente da Siderno (Reggio Calabria), si occupa in genere di stupefacenti. Accanto a queste, vi sono famiglie di minore rilevanza. Ne ho citate cinque maggiori ed ora ne citerò alcune meno rilevanti: il clan Calvo (proveniente da Riesi, Caltanissetta); il clan Maurici, che opera in Val Polcevera nei settori del traffico d’armi, dell’usura e del gioco d’azzardo; il clan Rebuffo, proveniente da Palermo, che agisce nel campo degli stupefacenti; il clan Soriente, proveniente da Torre Annunziata (Napoli), nel settore degli stupefacenti; il clan Mamone, sempre nel campo degli stupefacenti; il clan Mazzaferro, proveniente da Gioia Tauro (Reggio Calabria), agisce nel ponente di Genova; il clan Arcari, di recente costituzione, opera con elementi locali”.

ALESSANDRO ASTURARO, Segretario provinciale aggiunto del SAP di Imperia: “Il ponente ligure risulta appetibile per diversi motivi. Abbiamo una presenza fiorente di attività commerciali, un fiorente commercio immobiliare. Vi è poi la presenza della casa da gioco, che ha preoccupato non soltanto gli amministratori politici ma soprattutto tutto l’indotto criminale che suscita preoccupazione perché è difficilmente controllabile. Si tratta di attività criminali che operano nel ramo finanziario, quindi occorre intervenire attraverso strumenti adeguati. Certo, abbiamo chiesto come sempre strumenti, mezzi, uomini, ma credo che a ciò vada accompagnata una regia di alto livello. Non si può ipotizzare una presenza massiccia di agenti se non sono impiegati secondo un progetto finalizzato ad un determinato obiettivo, cioè il controllo del territorio”.

LUIGI RINALDI, Prefetto di Chieti: “L’intervento quanto mai tempestivo della polizia di Stato ha scongiurato che tali consociazioni malavitose contrapposte potessero affermarsi operando nel settore del gioco d’azzardo, dell’usura, delle estorsioni e dell’imposizione delle tangenti radicandosi fortemente nel tessuto socio-economico della provincia. La valenza dell’operazione compiuta è data anche dalla possibilità che emergano elementi chiarificatori in ordine ad alcuni omicidi irrisolti che tanta apprensione avevano destato fra la gente comune, verificatisi sul finire degli anni ottanta e le cui vittime risultavano essere pregiudicati locali implicati nel gioco d’azzardo”.

MICHELANGELO DI BELLO, Prefetto di Teramo: “Le organizzazioni, una denominata “della Ricciotta” o “clan Dottore” e l’altra “Clan Savignano”, operavano particolarmente nel settore del gioco d’azzardo, dell’usura e dell’estorsione, per il controllo delle quali esse si sono combattute per anni rendendosi protagoniste di numerosi omicidi per lo più avvenuti nel pescarese”.

GIANLORENZO PICCIOLI, Procuratore distrettuale di L’Aquila: “Le imprese di costruzione verrebbero in Abruzzo per insediarsi lecitamente, ma soprattutto per tentare l’inserimento in altra attività economiche, tra cui la principale è quella nel settore sanitario, senz’altro redditizio. Più di questo non sono in grado di dire. Un altro fatto che ci fa pensare – anche in questo caso abbiamo le prove – ad una commistione con napoletani è un procedimento, ancora in istruttoria ma che sto per portare a termine in questi giorni, che riguarda l’organizzazione del gioco d’azzardo a Pescara, nella zona che da San Benedetto, la porta d’Abruzzo a nord, fino a Francavilla a mare. A questa organizzazione del gioco è legata l’organizzazione dell’attività di ricatto ed estorsiva ai danni di chi non paga i debiti o anche come forma di protezione per i locali notturni. Questo è il classico caso in cui è stato chiamato un soggetto napoletano appartenente dichiaratamente ad un’organizzazione criminale, già detenuto nel carcere di Lanciano per un reato ai sensi dell’articolo 416- bis, perché c’era bisogno del grosso nome che desse maggiore valenza ad un certo tipo di associazione. La polizia ricollega a queste due organizzazioni – l’ipotesi al momento non è ancora provata – tre o quattro omicidi che sarebbero stati compiuti a Pescara. Il procuratore della repubblica di Pescara, dottore De Nicola, mi pregò di lasciar perdere tutto di attivarmi immediatamente per questo procedimento perché temeva che ci fosse una ritorsione di un gruppo verso l’altro, con ulteriori omicidi. Purtroppo le indagini sono ancora in corso”.

ANDREA BALESTRINI, Comandante dell’Arma dei carabinieri della provincia di Chieti: “In tutte le zone nelle quali il reddito non è molto alto, c’è sempre la speranza del miracolo, della lotteria, della schedina; in queste zone ci sono più ricevitorie del lotto che salumerie e il gioco del lotto è considerato quasi come un gioco d’azzardo: vengono fatte puntate molto elevate, magari perché c’è stato un sogno o perché un certo numero viene indicato dal calcolatore sulla base dei ritardi, per far fronte alle quali vengono chiesti prestiti agli strozzini. Si parla però di un fenomeno limitato, di un’usura relativa a piccole quantità di denaro, normalmente esercitata dai nomadi. Questi, quando non vengono pagati, cominciano con le estorsioni e, a volte, con i maltrattamenti”.

ALESSANDRO GRILLI, Segretario generale del SIULP: “Le peculiarietà della situazione abruzzese in ordine alla problematica relativa alla presenza nel nostro territorio di organizzazioni delinquenziali a carattere mafioso appaiono essere le seguenti. I campi di attività nei quali sembrano non da oggi essere presenti le dette organizzazioni sono quelli che, ben radicati nel tessuto economico e sociale della regione, offrono costanti e ricchi introiti. Parliamo del gioco d’azzardo e dell’usura, diretta quest’ultima sia a coprire le esigenze di coloro che nel gioco impegnano le loro sostanze sia a supportare attività economiche disastrate”.

ENRICO FERDINANDO POMARICI, Magistrato DDA di Milano: “E’ stato fatto un accenno al gioco d’azzardo. Milano é tuttora centro di gioco d’azzardo generalizzato ed un fenomeno secondo me sottovalutato dagli organi di polizia anche perché per le forze di polizia vale lo stesso discorso che vale per noi della procura: la loro capacità di far fronte ai problemi non riesce a dispiegarsi oltre un certo limite e poiché ci sono gli omicidi, ai trascurano le varie bische in cui si continua a giocare indisturbati”.

ENRICO FERDINANDO POMARICI, Magistrato DDA di Milano: “Ci volevo arrivare come proposta. Trovo incredibilmente sottovalutato il fenomeno anche perché oggi ormai è normale che il gioco d’azzardo avvenga contestualmente con la disponibilità per gli avventori di cocaina e comunque di sostanze stupefacenti, per cui coloro che organizzano il gioco e gestiscono la bisca hanno sempre disponibilità di droga, e quindi sono connessi strettamente ad organizzazioni che gestiscono la droga. La conclusione logica che si può facilmente raggiungere d che, evidentemente, anche il gioco d’azzardo costituisca uno sfogo per il riciclaggio di denaro sporco. Oggi più che mai, poi, il settore delle bische d regolato e gestito da personaggi di grande capacità e potenzialità criminale, che non esitano a fare uso di armi, ad uccidere, e quindi sicuramente si connotano in un modo ben preciso. Questo a Milano è un fenomeno nel quale, più che altrove, sono coinvolte organizzazioni siciliane o, per lo meno, esponenti di provenienza siciliana”.

GIANNI POLLASTRI, Segretario provinciale del SAP: “Riguardo a quanto è accaduto in città negli ultimi anni, poiché svolgo attività di polizia attiva, devo dire che a Bologna si sono mostrati molti fenomeni di diverse espressioni di criminalità organizzata. Sicuramente, come nella riviera adriatica e nel modenese, anche nel bolognese c’è una Intensa attività di gioco d’azzardo gestita da organizzazioni”.

ROLANDO BALUGANI, Segretario regionale del SAP: “Per quanto riguarda Invece le bische ed il gioco d’azzardo, essi sono più diffusi a Modena e a Bologna dove maggiore è la presenza di napoletani. Quindi, è importante notare che le organizzazioni criminose operano dove dispongono di manovalanza proveniente dalla loro terra d’origine”.

MASSIMO MASINI, Sindaco di Riccione: “Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, credo che a Riccione sia presente, ma, anche sulla base degli elementi fornitici dalle forze dell’ordine, ri tengo che esso non abbia assunto livelli tali da considerarlo alla stregua di un fenomeno organizzato. E’ vero, comunque, che si gioca da molte parti, in molti bar, e soprattutto che vi è questa frattura fra estate e inverno, nel senso che quando è ferma l’attività turistica la tendenza è quella di giocare molto e anche in modo pesante. Tuttavia, slamo portati a ritenere che nella città di Riccione il gioco non abbia assunto la dimensione di un fenomeno organizzato”.

SAURO SEDIOLI, Sindaco di Forlì: “Secondo me, si tratta ancora di un fenomeno molto locale. Premesso che il gioco d’azzardo e l’usura caratterizzano la nostra città e direi la Romagna più in generale, ciò che va rilevato è che mentre prima l’usura era legata fondamentalmente al gioco d’azzardo, ora si potrebbe invece espandere verso le imprese, e quindi essere anche canale di riciclaggio di denaro sporco”.

MASSIMO MASINI, Sindaco dì Riccione: “Anche sotto il profilo del gioco d’azzardo, a Riccione, come a Misano e nelle altre città della costiera, siamo a livello di un fenomeno spontaneo nei bar (dove si gioca anche forte, per la verità), magari anche organizzato, e quindi non riteniamo – e con noi concordano le stesse forze dell’ordine – che il fenomeno costituisca una delle attività prevalenti delle componenti mafiose in senso stretto e che quindi dovrà essere affrontato in altre sedi”.

SAURO SEDIOLI, Sindaco di Forlì: “Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, confermo che il fenomeno è fortemente presente nella realtà romagnola e che c’è il fondato timore che insieme con l’usura possa costituire l’aggancio per infiltrazioni di carattere mafioso. Osservo anzi che si sta trasformando la qualità dell’usura, che sta estendendo i suoi rapporti dal gioco d’azzardo alle imprese”.

DANILO ZIRONI, Comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Forlì: “In zona è sensibile l’attività del gioco d’azzardo. Fra l’altro, l’intervento in questo settore è un nostro compito precipuo – assegnato all’Arma dei carabinieri in funzione di un decreto-legge dell’anno scorso – che assolviamo, quindi, con una certa continuità. E’ un fenomeno direi abbastanza connaturato alla tipologia della gente locale. Nell’ultimo periodo, la Guardia di finanza ha chiuso tre delle quattro case da gioco che operavano in Rimini, a seguito, se non vado errato, dell’intervento della magistratura fiorentina. Anche questo è un fenomeno che dà spazio all’ipotesi di cui stiamo trattando; soprattutto, esso incentiva il ricorso all’usura. Quest’ultimo reato, però, stando ai dati di fatto in nostro possesso, non ci sembra molto evidente, anzi direi per niente. Abbiamo denunciato due persone per usura ma costoro non sono collegati ad organizzazioni e non sono emersi elementi che facciano ritenere il fenomeno dell’usura riconducibile ad attività di tipo mafioso. Si tratta di gente locale, uno di Forlimpopoli e l’altro di Coriano”.

ANGELO TAGLIARI, Comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Ravenna: “Per quanto riguarda le bische clandestine, confermo quanto detto dal collega. La bisca ed il gioco d’azzardo sono parte integrante del romagnolo: si gioca a morra, nelle case da gioco e nelle bische clandestine. In seguito a qualche controllo da noi effettuato, abbiamo anche trovato dei pregiudicati. Però, siccome da noi i pregiudicati sono abbastanza numerosi, è facile trovarli nei locali notturni e nelle case da gioco”.

GIOVANNI BISSONI, Capogruppo del PDS al consiglio regionale: “Per quanto riguarda la Romagna, uno dei punti a suo tempo focalizzato come il terreno su cui avrebbe potuto prosperare un certo tipo di malavita organizzata era quello del gioco d’azzardo, un’attività molto praticata, soprattutto sulla costa, nei lunghi periodi invernali. Su questo discorso del gioco d’azzardo si era innestato quello del casinò a San Marino o nell’area riminese. Credo che la Commissione abbia valutato anche questo fenomeno, essendo il gioco d’azzardo una delle attività nascoste praticate con particolare frequenza in Romagna”. cdn/AGIMEG