“Lo Stato ha determinato una facilità di accesso al gioco, compreso quello d’azzardo, per sottrarre spazio alle attività illegali. Forse l’ha fatto inseguendo uno standard europeo di modernità per quanto riguarda le modalità di accesso e di funzionamento dei giochi. L’intenzione è, però, sempre stata quella di impedire che le mafie potessero dominarne il mercato. La crescita del giocato, fra l’altro, non è nemmeno direttamente proporzionale a una crescita delle entrate dello Stato. Tuttavia è d’obbligo limitare l’accesso al gioco, soprattutto al gioco on-line o a quello che induce a fattori compulsivi”. Lo afferma, in un’intervista al Quotidiano di Sicilia, il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, aggiungendo che “le dipendenze rappresentano un costo non solo di natura sociale (che già non è poco perché chi perde il proprio senso di sé, dissolvendo la propria esperienza di vita in una condizione di assoluta dipendenza, costituisce un problema e un pericolo per se stesso e per gli altri) ma un costo per il Servizio Sanitario e per la collettività nel suo complesso”. Secondo il viceministro “oggi il problema non è più quello dei casinò. Di fatto le limitazioni ai casinò fisici sono state superate attraverso l’allestimento di surrogati dei casinò. Oggi sono accessibili tantissimi casinò virtuali. I casinò fisici sarebbero luoghi ben più controllabili e più monitorabili anche grazie al concetto di restrizione del contante. In realtà anche il gioco on-line è gestito attraverso moneta, in questo caso elettronica, quindi il problema non è più solo quello della moneta fisica”. lp/AGIMEG