Dal nostro inviato – “Sappiamo tutti che vietare il gioco significa fare un favore alla criminalità organizzata che arriva in forze là dove le leggi eliminano le attività legali”. Lo ha dichiarato ad Agimeg Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Friedman, che ha organizzato il convegno “Gioco patologico e gioco irregolare’ ospitato dalla biblioteca comunale di Bussolengo. “E’ stato dimostrato che le mafie non sono più esclusivamente al sud ma anche qui in Veneto e in Lombardia le forze dell’ordine hanno individuato presidi di criminalità organizzata ben radicati nel territorio. Norme che vanno in direzione del proibizionismo sono per loro un invito a nozze”.
A Cesare Guerreschi, Presidente del Siipac e medico che per primo si è occupato di dipendenza da gioco già negli anni 90, Agimeg ha chiesto quali sono gli strumenti più efficaci di cui dispone la politica per contrastare le derive patologiche del gioco. “L’unico modo per combattere davvero la dipendenza da gioco, come qualunque altra dipendenza, è la formazione. A cominciare dalle scuole e puntando alla cosiddetta “peer education”. Si tratta di individuare tra i giovani quelli che meglio possono riportare ai loro coetanei le informazioni e i valori della prevenzione e di un comportamento responsabile. L’efficacia di un messaggio che arriva dal coetaneo è infinitamente superiore a quella che può arrivare da un educatore adulto. La formazione naturalmente non si deve fermare ai giovani, ma deve coinvolgere anche e soprattutto gli operatori delle strutture sanitarie e, forse prima ancora, gli operatori delle aziende di gioco che sono le persone davvero a contatto con i giocatori quotidianamente. Personalmente ho fatto e faccio formazione per diversi concessionari e posso garantire che molte aziende si comportano in modo responsabile”, ha detto Guerreschi. gpm/AGIMEG