“L’azzardo non è un gioco”: tutti gli interventi dell’iniziativa del M5S al Senato

Si è svolta questa mattina, nella sala Zuccari del Senato, la conferenza “L’azzardo non è un gioco“, un’iniziativa definita dal Movimento 5 stelle “cruciale per ribadire l’opposizione alla reintroduzione della pubblicità sul gioco d’azzardo nel mondo del calcio”. Tra i relatori c’erano Stefano Patuanelli, capogruppo M5s Senato; Luca Pirondini, M5s Senato; Francesco Silvestri, M5s Camera; Marco Croatti, M5s Senato; Carolina Morace, M5s Europa; Maurizio Fiasco, sociologo e presidente ALEA; Beppe Dossena, dirigente sportivo, ex calciatore e allenatore; Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori.

Ha aperto i lavori Stefano Patuanelli che ha dichiarato: “Faccio un appello alle forze di maggioranza poiché nella risoluzione prossima alla votazione, al cui interno ci sono molte misure che valutiamo positivamente, di eliminare la sponsorizzazione delle scommesse perché per noi questo elemento è determinante per il nostro voto in Commissione Cultura. Siamo disponibili a votare favorevolmente la risoluzione se verrà stralciato. Il Decreto Dignità è stato praticamente eluso, perché di fatto il mondo delle scommesse sportive non è uscito dalle sponsorizzazione del calcio. Avremmo voluto maggiore collaborazione dall’Agcom, una presa di posizione più netta rispetto alla volontà del legislatore”.

Stefano Patuanelli, Capogruppo M5S Senato

“Al netto della piaga che rappresenta il gioco d’azzardo e la ludopatia – prosegue Patuanelli -, soprattutto nelle giovani generazioni, che in questo momento rappresenta davvero un’emergenza sociale, credo che ci sia un messaggio sbagliato nelle sponsorizzazioni e che su questo tema non sia necessaria nemmeno una norma. Mi piacerebbe avere la Lega Calcio al nostro fianco in questa battaglia perché lo sport rappresenta un potenziale educativo profondissimo e non può essere sporcato dalla presenza dell’azzardo come elemento comunicativo soltanto per meri interessi economici. Vorrei che ci fosse una moral suasion nei confronti degli altri Paesi europei, poiché in questo momento ci troviamo nella situazione surreale quando ci sono incontri internazionali. Mi piacerebbe che le Leghe europee ci fosse un codice etico su questo tema, senza la necessità di una norma.

Credo che la nostra posizione sia stata sempre molto chiara e basata sul principio che lo Stato non può non prendere atto dei mali sociali che affliggono i propri cittadini. Dunque, lo Stato deve mettere in campo tutta la forza possibile per evitare problemi nelle famiglie. Noi ci siamo sempre stati su questo tema con coraggio, perché quando ci si scontra con delle lobby potenti come quelle delle scommesse nell’ambito sportivo ci vuole anche coraggio a metterci la faccia. La promessa è che continueremo a farlo”, ha concluso Patuanelli.

Ha preso poi la parola Luca Pirondini: “Il provvedimento che si appresta a votare la maggioranza è in Commissione Cultura da 7 mesi. Credo che però domani verrà votato che, di fatto, diventa un atto di indirizzo al Governo in cui si chiede di impegnarsi su questo tema. Credo che il tema di quanto possa essere negativo l’impatto sociale dell’azzardopatia sia stato affrontato poco in questo percorso. Nell’impegnativa di questo testo si chiede di superare il Decreto Dignità nella parte che vieta la sponsorizzazione delle scommesse. Fondamentalmente, a sostegno di questa tesi c’è che facendo crescere il gioco legale diminuisce il gioco illegale, cosa smentita da qualsiasi studio. Un’altra motivazione è l’elusione del Decreto, ma a questo punto si potrebbe riscrivere la norma per evitare che venga aggirata. Infine, molti dicono che il mondo del calcio perderebbe 100 milioni di euro l’anno. A questo proposito, voglio ricordare però che un report della Caritas che dice che gli italiani si impoveriscono di 85 miliardi di euro con l’azzardo.

Non siamo proibizionisti, vogliamo solo che non venga incentivato il gioco. Rispetto a questo tema ora siamo un po’ più soli, ma prima anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni la pensava esattamente come noi come dimostra un suo discorso in Parlamento nel 2015. E’ particolare quindi che oggi dalla sua forza politica arrivi questa proposta”.

Francesco Silvestri, deputato del M5S, ha dichiarato: “Il Decreto Dignità andrebbe mantenuto e applicato. L’Agcom ha fatto un tentativo di aggirare una norma chiara che parla di pubblicità dirette e indirette. Quindi l’azione dell’Agcom è stata volta a depotenziare quello che il M5S e, ci tengo a sottolinearlo, la Lega aveva votato nel Conte I. Questo è un provvedimento che era stato richiesto e per il quale il nostro Movimento si era battuto tantissimo perché io ritengo che sull’azzardo sia necessario fare quello che si è fatto col tabacco negli anni ’70 per fare in modo che le generazioni future potessero beneficiarne. Con questo spirito abbiamo cercato di bloccare la pubblicità sull’azzardo”.

“Questa situazione era prevedibile da questa estate per quello che è successo sullo sponsor della maglia dell’Inter. Questo faceva presagire una mancanza di presenza del Governo su questo tema, nonostante fosse molto dibattuto. Il punto fondamentale è questo: sull’azzardo Meloni, Salvini e Tajani sono dalla parte della Caritas o degli operatori di scommesse? E’ una scelta che va fatta in modo netto. Oggi, i dati sulla povertà stanno aumentando, quindi ci sarebbero altri temi da affrontare piuttosto che ripresentare degli schemi che possono portare i nostri ragazzi ad una condanna travestita da speranza. Credo che oggi il M5S rinnovi la sua battaglia contro l’azzardo che dura da molti anni”.

Il senatore del M5S, Marco Croatti, ha detto: “Questo tema viene trattato dal M5S da tanti anni. Il punto centrale è che lo sport debba essere da esempio per le nuove generazioni, in realtà qui si apre uno spaccato che darà molte criticità alle nuove generazioni perché la promozione dell’azzardo scalza tutti gli altri temi morali e sportivi.

“Negli ultimi tempi ci sono stati tanti campioni che sono caduti nella rete dell’azzardo e ora vediamo l’ipocrisia delle persone che si sono spese per loro, impegnarsi a favorire la promozione dell’azzardo. E’ preoccupante il messaggio comunicativo e culturale che si vuole far passare. Il divieto della pubblicità è una tutela mirata alle giovani generazioni per evitare che entrino in questo mondo, tutela che verrà superata ed elusa dal voto di domani in Commissione Cultura.

E’ vero che c’è un gettito di 12-13 miliardi di euro l’anno, ma la domanda vera è quale sia il costo a livello sanitario e quali sono le problematiche che ricadono alle persone vicine a coloro che sono affette da ludopatia. Dunque, sembra che ci sia lo Stato biscazziere perché è l’ente centrale che vuole promuovere il gioco. L’appello che facciamo a tutti è quello di fare squadra contro queste normative”, ha concluso Croatti.

E’ poi intervenuta, attraverso un video, l’esponente del M5S Europa Carolina Morace che ha dichiarato: “La posizione del M5S sull’azzardo è chiara: contrastare la ludopatia e proteggere i più fragili, impedendo che il mondo dello sport diventi un veicolo per normalizzare un fenomeno che ha conseguenze sociali e sanitarie devastanti. Da ex atleta so bene che lo sport è sinonimo di salute, lealtà e disciplina. E’ un mondo che insegna valori positivi, mentre il gioco d’azzardo è una droga che porta ansia, depressione, problemi relazionali, rovina economica e perdita del controllo. Eppure il Governo sta andando nella direzione sbagliata tornando a spalancare le porte alla pubblicità delle scommesse nello sport. Il Governo dunque si piega agli interessi dei grandi club e delle multinazionali del betting, ignorando le conseguenze sulla popolazione. Se l’Italia per colpa del Governo Meloni sembra voler fare un grosso passo indietro, a livello internazionale sembrano esserci segnali di responsabilità: la Premier League dal 2026 ha deciso di vietare la sponsorizzazione sulle maglie dei club”.

Ha preso poi la parola Maurizio Fiasco, sociologo e presidente ALEA: “Dobbiamo smontare il giocattolo per capire il motivo della pressione per introdurre esplicitamente la pubblicità sugli eventi sportivi. Il colpo lo diede la delibera dell’Agcom nel 2019 che riformò una legge dello Stato, una cosa inaudita. Da quell’anno fino al 2024 il volume generale del gioco è aumentato del 50%. 150 miliardi di euro di raccolta denunciano l’esistenza di una patologia di massa: il fenomeno cresce in intensità perché c’è una base di fidelizzati attraverso la dipendenza. La prima ragione per la reintroduzione della pubblicità è che essa consente di fidelizzare i patologici, cioè il core business del sistema industriale dell’azzardo. L’80% del revenue deriva dal 20% dei giocatori che sono quelli patologici. La seconda ragione è quella dell’attestare la rispettabilità sociale, etica, politica del gioco d’azzardo come fonte di reddito per il privato investitore e di cespite per lo Stato. Questo è un obiettivo strategico di grande portata. Poi vi è una terza ragione più tecnica: la pubblicità consente la coordinazione delle nuove tecnologie digitali con il meccanismo della scommessa”.

Fossi il Ministro dello Sport sarei il primo nemico delle scommesse sugli eventi sportivi poiché uccide la narratività e i valori intrinsechi dello sport. Inoltre, esse minano l’integrità dello sport. Queste nuove modalità di scommesse, per di più, rende ancora più complicato scoprire le frodi. A mio avviso, oltre a revisionare l’incoerenza del dettato dell’Agcom, andrebbero imposti alcuni criteri per mettersi di traverso alla combinazione di tecnologia digitale e architettura delle scommesse. Questo potrebbe essere fatto riducendo la frequenza, vietando le scommesse nel corso dell’evento e procedere gradualmente a riportare una necessaria critica dell’opinione pubblica di questo fenomeno sociale”.

Beppe Dossena, dirigente sportivo, ex calciatore e allenatore, ha dichiarato: “Il problema delle scommesse è delicato e viene sollevato perché il sistema calcio ha bisogno di risorse economiche. A mio avviso, le scommesse c’erano, ci sono e ci saranno, ma hanno sicuramente bisogno dei correttivi. Se ci si mettesse intorno ad un tavolo si possono trovare delle mediazioni su questo, sperando che si trovi una sintesi efficace.

Infine, ha concluso i lavori Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori: “Il primo equivoco dal quale sgombrare il campo è che qui non stiamo parlando di proibizionismo, ma di pubblicità. Credo sia fondamentale farlo capire all’opinione pubblica. Molti dicono che vogliamo eliminare i servizi di gioco e scommesse, ma il punto non è questo: il punto oggi è parlare del sacrosanto divieto della pubblicità che vigeva nel nostro Paese. La pubblicità ha il potere di normalizzare i comportamenti e ha due effetti negativi: su chi già gioca lo fidelizza definitivamente; su chi non gioca ha uno straordinario potere di accoglienza”. ac/AGIM£G