“Un inglese non scherza mai quando si tratta di una cosa importante come una scommessa”. Jules Verne, nel suo romanzo “il giro del mondo in 80 giorni”, descriveva così una delle grandi passioni d’oltremanica. Una passione che negli anni si è trasferita anche in Italia – ha dichiarato Fabio Felici, direttore di Agimeg – dove le scommesse hanno trovato terreno fertile grazie soprattutto all’abbinamento con il calcio. Le scommesse sono state di fatto una evoluzione naturale di quello che era il Totocalcio, permettendo all’appassionato di scegliere gli eventi su cui giocare. Insomma un cocktail, quello tra sport e scommesse, molto gradito agli italiani ma che adesso potrebbe essere avvelenato dalla politica. Anche se i dati disponibili (ad esempio quelli proposti dal CNR) parlano di una percentuale di popolazione a rischio ludopatia (la malattia da gioco) dell’1,5%, cioè in media con tutti gli altri paesi europei, in Italia si sta andando verso il proibizionismo. Il gioco fuori dalle città e senza poter far pubblicità sono solo alcuni degli interventi con i quali la politica sta mettendo all’angolo un passatempo praticato nella maggior parte dei casi in maniera consapevole e corretta. Senza contare i 200.000 posti di lavoro (tra diretto e indotto) a rischio e le mancate entrate erariali per circa 10 miliardi di euro che andranno coperte con nuove tasse. Chi scommette che agli italiani tutto questo non piacerà? lp/AGIMEG