“Nella sentenza parziale del 2010 si riconosce che il problema è l’omesso pagamento del Preu, e si afferma che un’eventuale condanna dovrà tenere conto del fatto che il Preu è stato pagato forfettariamente. E ancora, si afferma che le penali non potranno essere comminate senza un tetto”. Lo ha detto il prof. Stefano Vinti, legale di Bplus, intervenendo nell’udienza sulle maxipenali newslot che si sta svolgendo di fronte alla Terza Sezione d’Appello della Corte dei Conti. “Dalla perizia che ne è seguita emerge il che il Preu è stato pagato integralmente, e che le concessionarie non possono essere ritenute responsabili dei malfunzionamenti. Il giudice a questo punto, nella sentenza del 2012, introduce il concetto di danno da disservizio, che finora non era stato preso in considerazione. Tuttavia, qual è il disservizio? Il pubblico ha giocato, il gioco illegale è emerso, il prelievo è stato corrisposto. Per la sentenza invece, l’assenza di servizio equivale all’assenza di controllo. Un’equiparazione assurda: sarebbe come condannare l’Atac perché, nonostante gli autobus abbiano circolato e i passeggeri abbiano pagato i biglietti, non sono saliti controllori sulle vetture. In ogni caso i Monopoli – come ha certificato la commissione Monorchio – hanno chiarito che i contatori istallati in ciascuna macchina, anche qualora i dati non vengano trasmessi in tempo reale, assicurano il conteggio delle giocate. IL Preu veniva versato forfettariamente, poi una volta disponibili i dati dei contatori, i concessionari versavano l’eventuale conguaglio, oppure stornavano la somma corrisposta in eccesso. E’ lo stesso meccanismo che si adotta per le forniture di energia o di gas. Il rapporto insomma si è svolto in maniera fisiologica”.
E sulla quantificazione del danno: “Ammetto di aver letto più volte la sentenza di primo grado e di non aver capito come la Corte sia arrivata a calcolare un danno di 845 milioni. A quanto pare sono le somme che residuano dalle giocate una volta pagate le vincite e il prelievo. Tuttavia, quella somma comprende denari che il concessionario non vede: sono incluse infatti anche le somme che percepiscono gestori e esercenti. Bplus in quel periodo ha ottenuto ricavi lordi per 34 milioni, da cui andrebbero levate le spese e i costi di gestione. Il danno comunque va calcolato sulle perdite che eventualmente ha subito l’amministrazione per i ritardi, ammesso che questo danno ci sia stato”.
Vinti ha quindi posto l’accento sulle conseguenze che produrrebbe una nuova condanna: “A fronte di 850 milioni l’anno che Bplus versa allo Stato ogni anno, gli utili ammontano a 40-45 milioni. Se la Corte confermasse la condanna di 845 milioni, la prima conseguenza sarebbe il fallimento di Bplus, e quello sì che sarebbe un danno erariale. Se si intende condannare la compagnia, allora si disponga una nuova CTU per accertare l’effettivo danno erariale subito la condanna venga effettuata su quella base”. cz/AGIMEG