Speciale 8 marzo: Gilda De Simone, Chief Legal Officer Snaitech

“Dobbiamo essere fieramente dignitose e consapevoli del nostro ruolo, sapendo che dovremo sempre conquistarci qualcosa ma anche che le cose stanno cambiando

 

 

Cosa vuol dire oggi essere donna nel mondo del lavoro relativamente al settore del gioco pubblico?

Nella percezione comune il settore del gioco viene visto come un settore principalmente maschile. In realtà le donne crescono come numeri a tutti i livelli. Crescono tra i gamers ma ci sono molte donne che ricoprono ruoli apicali nei concessionari, nelle aziende di gestione, nelle sale e negli esercizi pubblici.

Io credo che le dirigenti donne possano rappresentare un valore aggiunto importante in termini di visione d’insieme, di capacità di uscire dagli schemi, di empatia con le altre persone, ma anche di preparazione e competenza. È una bella sfida da vivere quotidianamente senza farsi venire l’assillo del genere, ma comunque nel pieno rispetto della nostra identità. In Snaitech di certo c’è grande attenzione al tema e si è sempre scelto un approccio mirato a tutelare la parità di genere e favorire il superamento del gender gap, senza penalizzazioni di sorta nel percorso lavorativo. Abbiamo cercato di farlo ad esempio aiutando i neo-genitori a sostenere i costi dell’asilo nido o alzando il rimborso per le madri che rientrano al lavoro dopo il parto con contratto full time, promuovendo la formazione sulla parità di genere e le misure a sostegno delle donne vittime di violenza.

Da quando ha cominciato la sua attività nel settore ad oggi, è cambiato qualcosa nel rapporto di competenze e ruoli di responsabilità rispetto ai colleghi uomini?

Sicuramente è cambiato qualcosa nel Paese, anche si tratta di un cammino lento e tortuoso visto che ancora oggi solo il 28% dei manager è donna e la percentuale scende ancora se consideriamo chi ha un contratto da dirigente. In Snaitech la percentuale di donne dirigenti in ruoli apicali è importante. Quando iniziai 15 anni fa in Cogetech ero da sola, ero l’ufficio legale di me stessa. Poi con l’incorporazione per fusione di Snai venni nominata direttore del contenzioso, dovetti ricominciare a dimostrare il mio valore, ma nel giro di poco tempo venni riportata nel mio ruolo di capo del Legal. Oggi rispetto a quando ho iniziato a lavorare c’è un maggiore riconoscimento delle competenze femminili, qualcosa è cambiato, si gioca più di squadra e le differenze di genere si sentono meno. In questo devo dire grazie a Fabio Schiavolin che non ha mai avuto preclusioni e che è stato sicuramente un precursore nel suo approccio alle scelte dei dirigenti, uomini o donne che fossero.

Come immagina il ruolo della donna, in questo settore, nei prossimi anni?

Mi lasci fare una premessa: io non credo nell’8 marzo e nelle ricorrenze di genere. Credo che la chiave sia nell’autostima che va coltivata e va sempre opposta, se possibile con un sorriso, a chi ragiona secondo schemi antichi. Le posso dire per esperienza che io nonostante abbia una esperienza pluridecennale nel settore e abbia regolarmente fatto l’esame di abilitazione da avvocato vengo ancora chiamata dottoressa, mentre quando ero giovane venivo chiamata signorina. Dobbiamo essere fieramente dignitose e consapevoli del nostro ruolo, sapendo che dovremo sempre conquistarci qualcosa, ma anche che le cose stanno cambiando. Io credo davvero che il futuro sia donna, che i ruoli e gli equilibri si stiano invertendo. Il motivo? Le donne sono più eclettiche, ‘fedeli’ e appassionate, si assumono più responsabilità, fanno più cose contemporaneamente e non si lamentano. Personalmente poi io posso considerarmi fortunata perché a casa, pur avendo cresciuto un figlio, abbiamo ribaltato gli stereotipi e lo abbiamo fatto in maniera naturale. Mio marito ha avuto un ruolo fondamentale nel crescere nostro figlio. Nel nostro caso quando lui non c’è o ci affidiamo al food delivery o a insalata e tonno. Non avrei mai potuto arrivare dove sono arrivata senza il suo costante supporto.