Il Tar Friuli difende le fasce orarie adottate dal Comune di Sacile, a luglio scorso il Sindaco della cittadina in provincia di Pordenone ha adottato un’ordinanza dettando delle fasce orarie specifiche per le diverse tipologie di esercizio. La sala che ha intentato il ricorso ha cercato di fare leva anche sull’opportunità di adottare le restrizioni in una fase simile, vista la crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria. Ma il Tar replica che “non esistono prove” che l’emergenza sanitaria “abbia potuto ridurre stabilmente il gioco d’azzardo patologico”. Inoltre, appare legittima “la scelta del Comune nel senso di dare prevalenza all’interesse alla salute dei cittadini rispetto agli interessi imprenditoriali dei soggetti operanti nel settore del gioco d’azzardo, pur colpiti, come la gran parte delle imprese, dalle conseguenze economiche della pandemia”.
Respinte anche le censure sul difetto di istruttoria, secondo la sala l’Amministrazione si era servita di dati non recenti, ovvero di una relazione dell’Azienda Sanitaria condotta tra il 2009 e il 2018. “È vero che la relazione menzionata è di circa un anno precedente rispetto all’ordinanza” scrive il Collegio, “ma trattasi di tempistica che appare fisiologica nel contesto di un procedimento complesso e pluristrutturato, che involge valutazioni complesse e fondate su dati tecnico-scientifici, di natura perlopiù sperimentale. I dati portati dalla relazione, inoltre, sono stati acquisiti nel corso di un decennio (2009-2018) e proprio il riferimento ad un rilevante arco temporale conferisce ad essi particolare valore statistico e rappresentativo. Essi descrivono non solo l’attuale incidenza del gioco d’azzardo patologico, ma l’andamento del fenomeno nel corso degli anni, rispetto al quale non appare significativa la mancata considerazione dell’ultimissimo periodo”.
Non è necessaria infine “una puntuale esplicitazione” la scelta del Comune di adottare due fasce orarie nell’arco della giornata, invece di una sola ininterrotta: “essa è da rinvenire nell’effetto dissuasivo rivestito dall’obbligata interruzione del gioco a metà giornata, che necessariamente “spezza” una dinamica di intrattenimento patologico e compulsivo altrimenti difficilmente controllabile dal soggetto, specie se con fragilità psicologiche, inducendolo a dedicarsi ad altre, più proficue, attività” scrive il Collegio. lp/AGIMEG