Torna nuovamente al Tar la tassa dei 500 milioni, che il Governo aveva addossato al comparto delle slot con la Stabilità del 2015. A intentare il ricorso è stata la Sapar, dopo aver chiesto all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – ma l’istanza è stata respinta - di accedere agli atti relativi alla ripartizione della tassa. In sostanza l’associazione dei gestori chiedeva di visionare i dati di raccolta e dei compensi riguardanti concessionari e gestori, per appurare che le modifiche normative apportate nel 2016 fossero state applicate correttamente. La tassa è stata introdotta nel 2015, obbligava i concessionari a versare 500 milioni l’anno per 3 anni, ripartendo poi il peso del balzello con gli altri soggetti della filiera. Tra i vari soggetti, però, è nata una lunga disputa per stabilire in che misura dovesse partecipare ogni categoria. La tassa non fu mai versata completamente – all’appello mancano ancora circa 150 milioni – perché di fatto sono i gestori a controllare i flussi di cassa, senza la loro collaborazione i concessionari non sono stati in grado di raccogliere l’importo dovuto. Nel 2016 il legislatore ha abrogato la tassa per gli anni ancora dovuti e ha adottato una norma interpretativa per il 2015, stabilendo in sostanza che ciascun soggetto avrebbe dovuto concorrere al pagamento in base ai compensi percepiti. Il Tar, intanto, investito da una pioggia di ricorsi, aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale. La Consulta, però, di fatto ha giudicato che la questione fosse stata risolta con la norma interpretativa del 2016. Con il nuovo ricorso, Sapar punta in sostanza a verificare che quest’ultima norma sia stata applicata correttamente. rg/AGIMEG