Una concessionaria di gioco pubblico ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato per chiedere la riforma della sentenza del Tar della Lombardia che ha dichiarato legittimo il regolamento comunale «per la prevenzione e il contrasto delle patologie e delle problematiche legate al gioco d’azzardo».
Con la predetta ordinanza, il Comune di Pavia aveva stabilito gli orari di esercizio delle attività autorizzate ai sensi dell’art. 86 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (TULPS) e quelli di utilizzo degli apparecchi di intrattenimento con vincite in denaro, ai sensi dell’art. 110, comma 6, del TULPS, collocate in altri esercizi pubblici, in entrambi i casi limitando l’apertura «dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 18.00 alle ore 23.00 di tutti i giorni, festivi compresi», nonché determinando la distanza delle attività dai c.d. luoghi sensibili.
Secondo il Consiglio di Stato “dalla lettura del provvedimento impugnato si evince un’analisi accurata del fenomeno ludopatico nel territorio del Comune di Pavia, anche con particolare riferimento alla comunità giovanile. Il fatto che la maggior parte dei dati si riferisca al 2013 dipende dal fatto che le prime limitazioni vennero introdotte nell’ordinanza sindacale del 2014, ma la circostanza che nei successivi anni il quadro sia leggermente migliorato conferma, invece che smentire, l’efficacia delle limitazioni apportate e la necessità di mantenerle a fronte della perduranza del fenomeno“.
Per questo motivo il Consiglio di Stato ha confermato la legittimità dei limiti orari del Comune di Pavia. ac/AGIMEG