Il Comune di Cavernago ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato per chiedere la riforma della sentenza del Tar della Lombardia che aveva accolto la richiesta di un esercente del comparto giochi di annullare le fasce orarie per il funzionamento delle slot imposto dall’amministrazione comunale.
Il Consiglio di Stato ha precisato che ” come risulta da consolidato orientamento giurisprudenziale, l’intervento regolatorio in materia deve avvenire previo esperimento di un’istruttoria specificamente riferita al territorio comunale, anche al fine di garantire la tenuta in concreto dei superiori princìpi di proporzionalità e ragionevolezza dell’azione amministrativa di rango costituzionale ed eurounitario (cfr., Consiglio di Stato, Sez. I, pareri nn. 449/2018; 1418/2020; 1143/2021). In particolare, con parere n. 449/2018 del 20 febbraio 2018 è stato affermato che: “i motivi di interesse generale che consentono le limitazioni di orario in discorso non possono consistere in un’apodittica e indimostrata enunciazione, ma debbono concretarsi in ragioni specifiche, da esplicitare e documentare in modo puntuale”.
“Deve essere, in particolare, fornita la dimostrazione della necessità sullo specifico territorio di riferimento di una maggior tutela rispetto a quello nazionale che possa essere raggiunta con quella determinata limitazione oraria di accesso al gioco, e che, una volta attuata, questa misura non comporti effetti indiretti quale, ad esempio, lo spostamento della domanda verso forme di gioco illegale. E tale specifica istruttoria non risulta essere stata effettuata in relazione al territorio di competenza”.
Il Consiglio di Stato specifica che “per la sentenza appellata, la prevista limitazione di orario (dalle ore 23,00 alle ore 9,00) integra “un’impostazione non coerente con i dati raccolti, e scollegata dalle nuove disposizioni di legge …” trattandosi “… di un’impostazione rigida che priva la licenza rilasciata dalla Questura di una porzione significativa del suo contenuto economico senza incidere sul particolare fattore di rischio per i giocatori, ossia l’eccessiva durata delle sessioni di gioco individuali, chiaro indice del rischio di ludopatia. Il problema non è tanto il superamento delle ore complessive di interruzione del gioco indicate dalla Conferenza Unificata del 7 settembre 2017, ma l’articolazione delle fasce di interruzione nel corso della giornata. E’ infatti la presenza di più pause che, in mancanza di limiti interni al sistema informatico, dovrebbe impedire sessioni di gioco troppo estese. Non è utile invece imporre una lunga pausa serale e notturna, se poi durante il giorno un soggetto a rischio può proseguire la propria sessione di gioco per molte ore. La disciplina comunale deve quindi essere riformulata …”. Dunque il potere potrà essere nuovamente esercitato dall’amministrazione, alla luce dei principi contenuti nelle statuizioni del giudice di primo grado, che il Collegio condivide integralmente”.
Per questi motivi il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune di Cavernago e confermato l’esecutività della sentenza del Tar della Lombardia. ac/AGIMEG